Invitato a intervenire all’assemblea dei lavoratori dei porti di Venezia e Chioggia questa mattina a Mestre, il presidente dell’Autorità di Sistema Portuale Pino Musolino ha dichiarato:
“Essere qui oggi a parlare di emergenza e di sopravvivenza di un sistema portuale che è tra i più performanti del Paese è veramente triste e purtroppo non ce lo meritiamo ma il fatto che ci troviamo assieme – lavoratori aziende e AdSP – è di per sé un segnale di speranza, perché dimostra che siamo uniti nel sostenere l’importanza dei nostri porti per l’area metropolitana e per l’intera Regione in termini di mantenimento e rilancio dell’occupazione, di crescita economica e di creazione di valore e d’innovazione.
Da quando mi sono insediato, ho sempre sostenuto con forza, presso le sedi locali e nazionali, l’urgenza di effettuare gli escavi manutentivi necessari per garantire e migliorare l’operatività dei terminal. Ora ci troviamo in una situazione emergenziale e, dopo tante promesse, attendiamo ancora un protocollo fanghi aggiornato e il relativo piano morfologico della Laguna che deve individuare i siti di conferimento per i sedimenti scavati. Così come attendiamo di realizzare il palancolamento, già approvato in commissione di Salvaguardia, della cassa di colmata B che continua a ri-disperdere fanghi nel canale Malamocco-Marghera riducendone progressivamente il pescaggio. Le risorse finanziarie le abbiamo già stanziate ma non possiamo usarle per svolgere il lavoro che siamo tenuti a fare per legge.
Una tappa fondamentale nella nostra battaglia per mantenere viva l’economia e il lavoro nelle nostre città sarà il passaggio in Salvaguardia il prossimo 19 dicembre per l’innalzamento di un metro del sito di conferimento dell’Isola delle Tresse che potrebbe accogliere 1 milione di metri cubi di sedimenti. Un’altra è il Comitatone che si aggiornerà il 20 dicembre a Roma.
Noi intendiamo lavorare e spingere con tutte le nostre forze affinché le nostre città continuino ad essere dei luoghi pieni di vita e di lavoro contro chi vorrebbe creare dei musei a cielo aperto fuori dal tempo e dalla storia e se la prossima settimana riceveremo nuovamente risposte ostili o evasive, allora sarà giunto il momento di chiedere alle persone che ostacolano quotidianamente le oltre 1.200 aziende e i loro 19.000 lavoratori di fare un passo avanti, di mostrare la faccia e di spiegare apertamente perché vogliano far scientemente morire i nostri porti”.