La pubblicazione dell’ordinanza 109/2019 della Capitaneria di Porto di Venezia che modifica i livelli minimi di pescaggio del canale Malamocco–Marghera aumentandoli per alcune tipologie di navi – in riconoscimento del buon lavoro svolto dall’Autorità di Sistema Portuale – e diminuendoli per altre, alza ulteriormente il livello di allerta sulla situazione dell’accessibilità acquea dei porti lagunari e, in particolare, dell’unica via d’accesso al porto industriale e commerciale di Marghera.
“La situazione dell’accessibilità acquea a Venezia e Chioggia è ormai emergenziale – dichiara il Presidente dell’Autorità di Sistema Portuale Pino Musolino – e le limitazioni imposte ieri dalla Capitaneria finiscono, purtroppo, per colpire principalmente il traffico container su cui l’Autorità sta puntando fortemente e che rappresenta il sostegno primario per le esportazioni dell’industria veneta e nordestina, oltre che uno dei settori più interessanti per l’attrazione di investimenti nel quadro della nuova Via della Seta”.
“Oggi – chiarisce Musolino – ci sono circa 300 mila metri cubi di sedimenti da scavare per risolvere i problemi immediati di navigabilità del Malamocco-Marghera, di cui 70 mila solo per risolvere le criticità individuate dalla recente ordinanza della Capitaneria. Per questi ultimi fanghi, tutti di tipo A non inquinati, i siti di conferimento sono già stati individuati e le risorse finanziarie sono disponibili tanto che potremmo realizzare le opere necessarie in circa due mesi. Purtroppo non possiamo muoverci, nemmeno sul fronte della manutenzione delle casse di colmata dove abbiamo proposto al Provveditorato Interregionale alle Opere Pubbliche un intervento urgente a nostro carico già a settembre 2018, perché mancano i provvedimenti e le autorizzazioni necessari e questi sono di competenza di altri Enti”.
Oltre alle esigenze contingenti, l’Autorità ritiene che sia urgente dare soluzione ai nodi burocratici e normativi che bloccano l’implementazione di un piano a medio e lungo termine per la manutenzione delle vie navigabili all’interno della Laguna. Tra questi, risulta prioritario definire un protocollo sedimenti aggiornato (il cosiddetto “protocollo fanghi”), aggiornare il piano morfologico della Laguna, individuare siti di conferimento adeguati, procedere con la manutenzione delle casse di colmata.
“Per riportare alla quota prevista tutti i canali navigabili in Laguna si stima la necessità di scavare circa 1 milione di metri cubi” chiarisce il presidente Musolino. “Nel contempo, stimiamo che la capienza dei siti di conferimento veneziani – comprendendo casse di colmata, Molo Sali, Isola delle Tresse e Vallone Moranzani – ammonterebbe a volumi pari a circa 5 milioni di metri cubi. L’Autorità di Sistema Portuale ha già messo a bilancio, nel breve periodo, 9 milioni di euro per questi interventi, di cui 6 a Venezia e 3 a Chioggia. Le risorse, dunque, non mancano, il problema è solo a livello burocratico e autorizzativo. Chiediamo, dunque, a tutti gli Enti che per legge sono tenuti a intervenire di collaborare proattivamente per lo sblocco di questa situazione potenzialmente pericolosa per la nostra economia e per il futuro della nostra regione.”