I porti europei asset di ‘Green Deal’

Bruxelles. La discussione di questi giorni presso il sul ‘Green Deal’ ha portato a riconoscere il ruolo importante che i porti possono svolgere nel processo decisionale. Ursula Von der Leyen, neo , nel suo intervento ai membri del Parlamento europeo ha dichiarato di essersi impegnata a consegnare, nei suoi primi100 giorni, un ‘Green Deal’ europeo in grado di rendere l’Europa il primo continente nel rispetto del clima e dell’ambiente entro il 2050.

La consapevolezza tra gli Stati membri e le Istituzioni dell’Ue diventa significativa nell’attuare un ‘Green Deal’; accordo per l’ambiente per offrire all’Europa la possibilità di abbandonare la frammentazione delle politiche e incoraggiare le parti interessate nei porti europei a favorire un uso sostenibile delle risorse pubbliche.

Il programma della Von der Leyen, presentato al Parlamento Ue, contiene venti diverse proposte politiche, che vanno dalla creazione di un piano d’investimenti per l’Europa sostenibile, all’introduzione di una tassa sulle frontiere del carbonio, alla trasformazione parziale della (BEI) in una ‘banca del clima’ e l’adozione di una nuova politica industriale per l’Europa. Per salvaguardare le politiche d’investimento in tecnologie pulite, l’Ue introdurrà una tassa sul carbonio – in ingresso in Europa – al fine di proteggere le industrie dal dumping ambientale, cercando di equilibrare le e climatiche.

La presidente della Commissione Ue ha affermato che sarà anche essenziale sfruttare il potenziale della digitalizzazione per implementare operazioni intelligenti, senza soluzioni di continuità, e sostenibili nel settore della dei trasporti e creare posti di lavoro agevolando la creatività umana e la capacità di innovare. Infine, per la Von der Leyen, i porti europei non devono essere concepiti come beni ordinari, ma come piattaforme/laboratori avanzati in cui conciliare sia le politiche climatiche e sia quelle industriali dell’Ue, al fine di realizzare le priorità dell’Ue per il futuro.