La Trade war USA Cina produce i suoi effetti anche sui trasporti marittimi
L’Italia dipende ancora dal mare per le sue relazioni internazionali
Le ZES devono decollare al più presto
La presentazione ha coinciso col primo Euromediterranean Investment Forum organizzato a Napoli dalla Federazione Banche Assicurazioni e Finanza (FeBAF).
Highlights del Rapporto
-Le previsioni per il commercio marittimo sono positive, con un tasso di crescita media annua del 3,8% tra il 2019 e il 2023 (tra il 2005 e il 2017 è aumentato ad un tasso medio del 3,5%).
-L’Asia domina l’attività di movimentazione di container, rappresentando quasi i due terzi del totale globale. Circa 240 milioni di container sono stati registrati in Cina.
-Per effetto della Trade War tra Stati Uniti e Cina, le esportazioni in container dalla Cina verso gli Stati Uniti sono diminuite dell’8,2% nel I° trimestre del 2019. Le stime dicono che un’ulteriore escalation del fenomeno, potrebbe comportare una riduzione dei volumi transpacifici in direzione Est di un ulteriore 8% per la fine dell’anno.
-Secondo stime la Belt & Road Initiative aumenterà il PIL mondiale entro il 2040 di $7,1 trilioni l’anno, pari a una crescita del 4,2% annuo.
-Ultimo anno record per il Canale di Suez: oltre 18 mila navi e 983,4 milioni di tonnellate di merci transitate.
-L’era del gigantismo proseguirà anche in futuro. Nei prossimi tre anni, nel segmento 10,000-23,000 TEU verranno inaugurate 133 nuove navi e 45 di queste saranno nella fascia 18,000-23,000.
-Forte tendenza alla concentrazione delle rotte: nel 1998 i primi 4 operatori detenevano il 20% del mercato mondiale, ora tale percentuale è salita al 57-58%. Se invece consideriamo i primi 10 il dato passa dal 40% del 1998 a oltre l’80%.
-In Italia cresce la componente internazionale del nostro trasporto marittimo. Il valore degli scambi commerciali via mare dell’Italia è stato pari a 253,7 mld€. Il mare assorbe il 37% dell’interscambio italiano.
-La Cina è il nostro principale Paese fornitore; con 22,4 mld€ rappresenta il 17% di tutto l’import via mare italiano; Il primo Paese cliente per modalità marittima sono gli USA che con 27,7 mld€ concentra il 23% del nostro export.
-In Italia ancora basso l’utilizzo dell’intermodale; su un panel di imprese intervistate, l’81% fa ricorso al mezzo gommato per raggiungere i porti.
-SRM ha stimato che se il nostro Paese effettuasse investimenti portuali tali da comportare un aumento della capacità e di attrazione del traffico dei nostri porti del 10%, ciò genererebbe un impatto sul valore aggiunto prodotto dalla filiera marittima pari a ulteriori 3,2 miliardi di euro.
-Tutti i dati di traffico mostrano una presenza di rilievo del Mezzogiorno nel nostro commercio marittimo con percentuali di peso sul totale nazionale che si attestano intorno al 45%. Le ZES devono decollare al più presto per ispessire il tessuto produttivo ed attrarre investimenti industriali.
Napoli– È stato presentato oggi a Napoli il 6° rapporto annuale “Italian Maritime Economy”, dal titolo “Nuovi scenari nel Mediterraneo: Suez e la Cina, le strategie dei grandi carrier, le nuove tecnologie e le rotte dell’energia”, curato da SRM (centro studi collegato al Gruppo Intesa Sanpaolo).
La presentazione della ricerca, tenutasi a Palazzo Piacentini nella Sala delle Assemblee di Intesa Sanpaolo, ha coinciso, quest’anno, con l’apertura del primo Euromediterranean Investment Forum, meeting internazionale organizzato da FeBAF – Federazione Banche Assicurazioni e Finanza, dal titolo “Financing Maritime Economy, Investment and Social Development” che proseguirà nel pomeriggio e domani mattina fino alle 13.30.
Frutto del monitoraggio dell’Osservatorio Permanente sui trasporti marittimi e la logistica, il Rapporto delinea i nuovi scenari economici e marittimi che impatteranno sulla competitività del nostro sistema Paese, nonché gli assetti delle rotte globali su cui sta insistendo la Trade War USA-CINA e le infrastrutture; i transiti del canale di Suez, che festeggia i suoi 150 anni; il gigantismo navale, che prosegue in maniera sostenuta accelerando il processo di selezione dei porti; la Cina, che ha ormai definito il suo posizionamento strategico nel Mediterraneo in alcuni dei più importanti terminal portuali; le free zone portuali, che continuano ad attrarre investimenti industriali sulla sponda africana. Ma non solo; non vanno trascurate le sfide imposte dalle nuove tecnologie e dagli scenari energetici.
L’evento è stato introdotto da Paolo SCUDIERI, Presidente di SRM, Francesco GUIDO, Direttore regionale Sud di Intesa Sanpaolo.
I dati del Rapporto sono stati illustrati da Massimo DEANDREIS, Direttore Generale, SRM e Alessandro PANARO, Responsabile dell’Area di Ricerca Maritime & Energy, SRM.
A seguire, si è tenuta la tavola rotonda moderata da Paolo GARONNA, Segretario Generale, FeBAF: I nuovi fenomeni dei traffici marittimi e logistici dove sono intervenuti: Francesco BELTRANO, Capo Servizio Porti e Infrastrutture di Confitarma, Silvia MORETTO, Presidente di Fedespedi, Ferdinando NELLI FEROCI, Presidente dell’Istituto Affari Internazionali (IAI); Daniele ROSSI, Presidente di Assoporti.
La relazione conclusiva è stata tenuta da Gian Maria GROS-PIETRO, Presidente di Intesa Sanpaolo.
Dichiarazioni
Paolo Scudieri, Presidente di SRM, ha dichiarato “Il Rapporto di SRM, alla sesta edizione, offre alle imprese ed agli operatori una visione analitica dei fenomeni marittimi che stanno caratterizzando il panorama mondiale ed italiano; consideriamo che il 70% dell’import export globale viaggia via mare e solo questo numero deve dare impressione su quanto sia importante avere un Osservatorio che monitora costantemente le dinamiche e la struttura del nostro shipping e della nostra portualità”.
Massimo Deandreis, Direttore Generale di SRM, “Il Mediterraneo sta ritrovando la sua centralità nell’economia marittima e l’Italia ha ora una grande opportunità: quella di trasformare il suo posizionamento geo-economico in un vero vantaggio competitivo, anche per attrarre nuovi investitori. Ma occorre puntare con decisione sul binomio logistica-portualità, investendo in infrastrutture materiali, intermodalità e tecnologie. Il Mezzogiorno in questo scenario ha una grande opportunità di sviluppo in cui si inseriscono le ZES, strumento che va ora reso operativo senza indugi e con convinzione”.
Francesco Guido Direttore regionale Sud di Intesa Sanpaolo “L’economia marittima è un asset fondamentale per lo sviluppo del Mezzogiorno in quanto consente di fornire prospettiva alla sua connotazione geografica di piattaforma logistica nel Mediterraneo, area in cui si concentra il 20% dei traffici mondiali via nave. E’ però fondamentale che ci sia un coerente impegno non soltanto negli adeguamenti infrastrutturali per migliorarne la competitività ma anche e soprattutto nel cogliere le opportunità straordinarie presenti nelle ZES.
Troppo spesso se ne sottolineano gli ambiti di perfettibilità e non le potenzialità. Intesa Sanpaolo è impegnata ad accompagnare lo sviluppo delle ZES con un plafond di 1,5 miliardi così come nell’opera di attrazione di investimenti italiani ed esteri. Evidentemente allo stesso tempo è necessario che si intensifichi la proiezione dei nostri imprenditori verso l’internazionalizzazione, che è allo stesso tempo necessità e opportunità di profitto e di sviluppo per l’intero Mezzogiorno”.
Paolo Garonna, Segretario Generale di FeBAF (Federazione Banche Assicurazioni e Finanza): “L’Italia ha le potenzialità per essere leader economico e finanziario nel Mediterraneo, come dimostrano la ricerca SRM e le iniziative FeBAF. Saranno necessari crescenti investimenti in ‘sostenibilità’, perchè economia e finanza ‘blu’ avranno un ruolo trainante. FeBAF, con occasioni di confronto come il Forum, sta lavorando per collegare le business community del bacino, anche nella prospettiva europea”.
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