Editoriale: “Teoricamente pratico”

Negli ultimi anni, per vari motivi, le relazioni tra porto e città sono diventate sempre più complesse, a volte articolate, e in molti casi difficili. Difficoltà giustificate che si traducono nel ricercare tranquillità operativa e senza coraggio nella , rispettivamente di un porto e di una città, e che portano quasi sempre ad una stagnazione economica.

Tutti cercano la “condivisione – sharing” degli atti amministrativi. Tutto è dipeso e dipende dalle trasformazioni che stanno interessando i traffici marittimi e di conseguenza i porti, nodi nevralgici, dei flussi merceologici. Navi grandi, informatizzazione, intelligente,  interconnessioni fra porti e con conseguente difficoltà infrastrutturale.

Una città che invece rimane impegnata solo per le varie emergenze giornaliere, senza una reale programmazione post-industriale e occupazionale, è destinata a rinunciare al proprio futuro.  Anche se le Regioni e i Comuni che ospitano i porti hanno beneficiato di una crescita e , dovute all’asset portuale e alla filiera , sempre più si sono generate situazioni di conflitto tra i porti e le città.

Situazioni che possono creare effetti negativi sulla competitività fra scali di una stessa regione marittima, come per esempio il . Si ritiene che  un tale  “conflitto” vada governato e orientato verso obiettivi pratici, non retorici, per ricavare benefici e sviluppo effettivo del , sia sotto il profilo economico, sia quello occupazionale, per far crescere il porto e la propria città. “Il dialogo ed il dialogo” sono le caratteristiche, fra soggetti diversi come l’AdSP e le Amministrazioni locali, necessarie per far vivere le attività di un porto dentro una città e con la città.

Salvatore Carruezzo