DOMANI A UNISALENTO INAUGURAZIONE DEL LABORATORIO EUMER – EUROPEAN MARITIME & ENVIRONMENTAL RESEARCH
E PRESENTAZIONE DEI RISULTATI DEL PROGETTO ECO-SMART BREAKWATER
Sarà inaugurato domani, venerdì 29 marzo 2019, il Laboratorio EUMER – EUropean Maritime & Environmental Research del Dipartimento di Ingegneria dell’Innovazione dell’Università del Salento: appuntamento alle ore 10.30 presso il corpo Z del complesso Ecotekne (via per Monteroni, Lecce). Nell’occasione, saranno presentati i risultati del progetto “Eco-Smart Breakwater”, coordinato dal Consorzio ATHANOR di Bari sotto la supervisione tecnico-scientifica del professor Giuseppe Roberto Tomasicchio, ordinario a UniSalento di Costruzioni idrauliche e marittime e Idrologia.
Saranno presenti il Presidente del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici Donato Carlea, il Presidente della Regione Puglia Michele Emiliano, il Prorettore vicario dell’Università del Salento Domenico Fazio, il vice direttore del Dipartimento di Ingegneria dell’Innovazione Luca Mainetti. Per presentare i risultati del progetto “Eco-Smart Breakwater”, oltre al professor Tomasicchio e al Presidente Carlea interverranno il professor Jentsje van der Meer, IHE Delft Institute for Water Education – Delft e il Direttore della Divisione “Ocean Predictions and Applications” del CMCC – Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici Giovanni Coppini. Conclusioni a cura di Raffaele Fitto, parlamentare europeo.
Nato dalla collaborazione tra il Dipartimento di Ingegneria dell’Innovazione dell’Università del Salento, Federbalneari Salento e il Centro di Ricerche CETMA, il progetto “Eco-Smart Breakwater” è finanziato dalla Regione Puglia nell’ambito del bando “Aiuti a sostegno dei cluster tecnologici regionali per l’innovazione” e ha tra gli obiettivi lo sviluppo di una miscela di calcestruzzo cementizio ecosostenibile che integra resti di posidonia oceanica spiaggiata e aggregati riciclati, e l’ideazione di un nuovo elemento in calcestruzzo cementizio per la formazione delle dighe marittime a scogliera di difesa dei porti o a difesa delle coste dall’erosione.
Sulla base dell’analisi delle criticità del settore riscontrate sul territorio regionale, il progetto si è sviluppato costruendo una filiera tecnologica che ha integrato le competenze di ricerca dell’Università del Salento, del CETMA e della società RINA Consulting, del CMCC e di ANTHEUS con quelle dei partner industriali operanti nel settore delle costruzioni Eurostrade di Melissano e Pietro De Pascalis di Galatina. È stato così sviluppato un calcestruzzo cementizio eco-compatibile che integra nel mix-design rifiuti di posidonia oceanica spiaggiata e aggregati da riciclo da scarti lapidei.
Dopo mesi di intense attività scientifiche e sperimentali svolte nelle sedi dei partner di progetto e i laboratori del CETMA, il progetto ha trovato la sua prima applicazione reale nell’ambito del settore delle costruzioni costiere e portuali. Presso la diga del Porto di Otranto sono stati infatti posizionati tre massi frangiflutti innovativi costruiti con la nuova miscela mista cemento-posidonia, del peso di 29 ton ciascuno. Grazie ai partner di progetto ICATEC e GLOBAL SOFTWARE, uno di questi massi è stato “sensorizzato” per consentirne il monitoraggio strutturale e il monitoraggio ambientale del contesto marino circostante.
La capacità di interpretare i dati acquisiti e di correlare tra loro i vari parametri monitorati consentirà una più efficace gestione dell’infrastruttura e una maggiore affidabilità delle previsioni costiere basate su modelli previsionali, a tutto vantaggio della prevenzione dei rischi, cambiamenti e predicibilità climatica. La geometria dei massi, con ottime performance di stabilità idraulica sotto l’azione delle onde, è stata preliminarmente ottimizzata attraverso prove su modello fisico in scala ridotta condotte nel laboratorio EUMER UniSalento.
Promettenti le potenzialità dei primi risultati del progetto: ogni masso realizzato consente di riciclare più di 2,5 quintali di rifiuti di posidonia spiaggiati e ben 60 quintali di scarti da costruzione e demolizione, pari a circa il 20% del peso del masso, cifra molto superiore ai criteri minimi ambientali (CAM) posti dall’attuale normativa di settore.