Intervenendo sulla “querelle” conflittuale intercorsa in questi giorni tra il Sindaco di Brindisi Consales e l’Amministratore della società Bocche di Puglia che gestisce il porticciolo turistico, alcune considerazioni tecniche vanno poste. Allargare il dominio “concessorio” di aree costiere non significa, sicuramente, allargare l’efficienza di un “porticciolo” turistico! Per rispondere alle esigenze di una nautica da diporto e di un turismo nautico, non dobbiamo dimenticare che per “uso costiero” si intende l’utilizzo delle risorse costiere a scopi estetici, ricreativi, scientifici e/o educativi e poi economici. Il tutto nel rispetto delle competenze istituzionali quali il Comune dove risiede il porticciolo, la Capitaneria di Porto e l’Autorità portuale quando è presente.
Visto che una zona costiera offre una certa concentrazione di diverse e molteplici attività, come può essere quella pugliese ed in particolare quella a nord di Brindisi, il primo passo che un “marina” e la rispettiva società di gestione dovrà compiere è quello della identificazione e della classificazione dell’uso del proprio sito, se effettivamente intende strategicamente gestire una rete di usi costieri. E come se il porto di Brindisi (Autorità portuale) non realizzando traffici marittimi adeguati alla sua posizione geografica chiedesse al Governo italiano la concessione dell’uso del porto di Trieste o parte di esso.
Una sufficiente strategia di gestione richiede di elaborare e proporre un programma annuale, da sottoporre ai soci per l’approvazione, i cui contenuti dovranno comprendere politiche per l’ambiente, politiche per il turismo, sviluppo delle attività di comunicazione, individuazione delle fonti di finanziamento, anche da reperirsi attraverso la presentazione di progetti e proposte a Regione, Stato e UE. Fare in modo che la nautica da diporto e turismo nautico diventino, in maniera effettiva, uno dei settori di punta della Regione e della fascia costiera salentina, che abbia un ruolo chiave nella promozione del territorio circostante, favorendo la crescita e lo sviluppo dell’intero tessuto socio economico di tutta la provincia.
Questo per il porticciolo di Brindisi non è dato sapere; mai un comunicato stampa, una conferenza stampa con la presenza di testate giornalistiche specializzate; non si conosce, da quando è nato, un piano strategico della rete dell’uso costiero di quella parte di “fronte-mare”; quali le azioni intraprese fino ad oggi che comportino una fruizione conservativa del patrimonio naturale e culturale di quella zona (Bocche di Puglia e Castello a mare); quali le azioni, se vi sono state, di sfruttamento senza trasformazione e se si sono prodotte azioni per un uso volto a fornire servizi.
Per i “non addetti” di una tale disciplina, queste considerazioni possono apparire “strane”; ma sicuramente fanno parte di quella “interazione” fra società di gestione (porticciolo turistico) ed istituzione (Comune di Brindisi) competente per evitare una conflittualità della gestione costiera e del proprio porto e le relativa incompatibilità fra usi. Il porticciolo di Brindisi aveva obiettivi (ed ha tuttora) strategici nazionali e pugliesi in particolare per una nautica da diporto, non minore, e turismo nautico moderno; perciò non si possono perseguire altri “usi” localizzativi sullo stesso posto, poiché non vi sarebbe spazio per entrambe le strategie (quella nazionale mediterranea, pugliese, piattaforma di un turismo nautico e l’altra di pura succursale di un “garage” nautico).
Senza poi, considerare che si potrebbe stravolgere le finalità di un “fronte-mare” di cui l’amministrazione competente si sta spendendo molto per riconsegnarlo-fruibile proprio alla città di mare, qual è Brindisi.