Le persone sono attratte da una destinazione – località turistica – perché questa offre loro “qualcosa” che non possono ottenere dove loro vivono.
Anche se oggi, oltre alle attrattive climatico-paesaggistiche, si vanno affermando motivazioni sociologiche e si sta diffondendo quel “turismo” definito “leisure” per distinguerlo dal quello professionale.
Definire il “turismo” diventa complesso se non si tiene conto di tre sottosistemi: l’elemento umano (il turista), con il suo comportamento e le sue motivazioni (i bisogni); elemento che varia nel tempo e nello spazio. Il secondo è il settore turistico, cioè le attività industriali dedite ai servizi per rendere il “viaggio” degno della scelta operata dal turista.
L’ultimo sottoinsieme è l’elemento fisico-geografico che caratterizza la zona prescelta dal turista per soddisfare i propri bisogni. Il dislocamento spaziale e temporale dei flussi turistici comporta conoscere il processo del trasporto di passeggeri dalla zona geografica di origine del flusso, dove nasce la domanda turistica vera e propria; le zone geografiche di transito e le destinazioni turistiche che esprimono le offerte.
Certo che occorre sapere gli elementi sociali ed economici che esistono tra una regione che genera turismo ed una che lo assorbe. Si complicano ulteriormente le variabili ed i campi di applicazione se ci riferiamo al turismo nautico. Ed è vero se affermiamo che il “turismo” è allo stesso tempo causa ed effetto della globalizzazione e per studiarlo occorre conoscere le implicazioni economico-politiche, aziendali, sociologiche, psicologiche ed antropologiche.
Alcune teorie affermano il “turismo” come un rito di passaggio, un momento di cambiamento e di rinnovamento da parte di chi lo pratica (turista per caso compreso). Altri studi affermano che è una forma di colonialismo ed imperialismo per imporre usi e costumi che non rispettano l’antropologia del luogo visitato; altri ancora come uso ricreativo del territorio con una certa interazione culturale.
Però tutti concordano che è oggi una attività industriale; il Word Tourism Organization (WTO) stima che un lavoratore su quattro – a livello mondiale – svolge un’attività connessa direttamente o indirettamente con il settore turistico. Nella sola Europa, il turismo da lavoro a oltre otto milioni di persone con un valore stimato di circa trecento quaranta miliardi di euro.
Ed allora, intermediari, operatori turistici, agenzie turistiche sono impegnati ad aggredire questo settore e per quello della nautica da diporto si aggiunge la cantieristica navale ed accessori, oltre all’accoglienza dei porticcioli turistici.
Nel particolare settore del turismo nautico, quando si parla di attività di accoglienza, si intendono iniziative riguardo il “viaggio-nautico”, proprio perché quel porticciolo può essere in una corrispondenza biunivoca meta di “partenza-arrivo” del viaggio: ci riferiamo al racconto e conoscenza del luogo marittimo/marinaro; un continum di eventi nautici che mirano alla partecipazione attiva delle persone; alla tradizione come scoperta dell’antico che insegna; alla eno-gastronomia come educazione alla e per la “salute”; cultura per veicolare i valori di quel territorio come umanità che integra popoli e non separazione delle genti.
Porticciolo turistico, come facility – piattaforma del “leisure”-, che sappia essere “ponte” dell’uomo, anello di un sistema-turismo più ampio di una regione che ha scelto questa attività come proprio sviluppo futuro.
Abele Carruezzo
Foto: Simone Rella