I numeri: il primo trimestre del 2011 registra un calo delle merci in transito, (in/out) dallo scalo marittimo del porto di Brindisi, in generale del 11,61%, rispetto allo stesso trimestre del 2010; i fertilizzanti e chimici bulk quasi non transitano più.
Diminuiscono le tonnellate di passaggio del carbone – poche per la verità – ma vi è sono stati degli adeguamenti eco-strutturali da parte della centrale Federico II.
I prodotti petroliferi raffinati perdono il 16% e i liquid chemical il 25% ed in compenso aumentano i gas liquefatti del 4%, considerando sempre i transiti in entrata e uscita dal porto.
L’unico aumento consistente è dovuto al transito delle derrate alimentari e mangimi; anche i cereali aumentano (contratto temporaneo); come pure aumenta il traffico ro-ro e pax del 10%, senza considerare traffico crocieristico – assente in questo primo trimestre -.
Ed allora, è un porto in netto declino? E’ un porto che non esiste più sul mercato mediterraneo? In assenza di una governance portuale, che ha pensato solo alla burocrazia, abbandonando le banchine solo alle rotte non programmate, i numeri dicono che il porto di Brindisi può farcela da solo.
Ma non vogliamo un porto “domestico” ad uso e consumo solo di poche presenze industriali sul territorio; invece si desidera una seria programmazione delle rotte che possono interessare questo porto, e non ci riferiamo solo al transito di yacht e turismo nautico di regata e non. Programmazione che deve essere studiata e realizzata in accordo con gli operatori marittimi, tutti: passare da un porto “che parla” ad porto “che fa”, che produce economia per tutto il territorio che non merita questa perdita di traffico.
Si è stanchi di registrare solo per Brindisi dati negativi, mentre per le altre portualità italiane siamo lieti di confrontare dibattiti, fatti e numeri importanti. La settimana scorsa il nuovo presidente dell’Autorità portuale di Brindisi, Hercules Haralambides, ha incontrato il presidente di Federagenti provinciale, Adriano Guadalupi, direttore dell’Agenzia Marittima “Poseidone”, ed ha sostenuto che come tutti i porti, anche quello di Brindisi ha bisogno di infrastrutture e di traffico: “unici programmi di opere che portano economia e benessere, sempre che si possa dialogare con compagnie di navigazione e imprenditori del mercato marittimo”.
“Noi abbiamo speranza e siamo fiduciosi – ha proseguito l’agente raccomandatario Guadalupi – si deve aprire una nuova frontiera di lavoro e di traffico marittimo; nuovo periodo di vitalità portuale, senza demagogia, con umiltà e grande responsabilità di tutti”. Da parte sua, Haralambides sta completando il giro delle consultazioni per avere più contezza dei problemi del porto salentino. E’ ora che operatori, associazioni di categoria datoriali e sindacati si sentano più partecipi su tali problemi e non solo con interventi di rito.
Foto: Simone Rella