Costa brindisina interdetta: gli stabilimenti chiedono declassamento del rischio

E’ un vero e proprio cambio di strategia quello che stanno mettendo in atto i titolari di concessioni per i lidi brindisini interdetti dall’ordinanza sindacale dell’1 giugno.

Nell’impossibilità di aprire i loro stabilimenti balneari, anziché seguire i consigli dell’Autorità di Bacino, hanno chiesto di ottenere un declassamento del livello di rischio del crollo della , affidandosi agli studi scientifici e ai rilievi realizzati dal geologo Tommaso Elia.

A maggio i tecnici della Regione avevano confermato il 75% della costa a nord di come Pg3, cioè “area ad elevato rischio crollo”, costringendo il sindaco Domenico Mennitti a rinnovare il divieto di stazionamento e .

L’impegno da parte dell’assessore regionale alle Opere pubbliche Fabiano , per venire incontro alle esigenze di e imprenditori, era stato quello di garantire tempi rapidi per esaminare i progetti, attesi proprio dai titolari dei lidi privati, che apportassero i necessari di mitigazione per mantenere sicure le spiagge.

Se da un lato alcuni stabilimenti hanno cercato di adeguarsi, studiando e proponendo quei lavori richiesti, che però devono ancora ottenere l’ da parte dell’ente territoriale, dall’altro alcuni ritengono eccessive le valutazioni di rischio. I risultati dei carotaggi svolti e le simulazioni matematiche, secondo alcuni dei titolari delle concessioni, potrebbero far ricredere i tecnici della Regione.

Per alcuni lidi infatti, le valutazioni sono state fatte sulla base di foto satellitari, mentre i sopralluoghi avrebbero potuto chiarire meglio la situazione. Lo scopo resta quello di far riaprire i lidi al più presto e, ovviamente, risparmiare anche sui costi dei lavori richiesti. Nonostante risultati certificati e confermati da Comune e Autorità di Bacino, la Regione si dice comunque pronta a valutare le analisi dei privati.

“Non abbiamo pregiudizi anche se riteniamo di aver svolto i nostri rilievi con zelo e precisione – afferma l’assessore Amati – ma, se abbiamo sbagliato, non ci sarà alcun problema ad ammetterlo”. Nel rassicurare i titolari degli stabilimenti, Amati lancia anche un suggerimento. “Sarebbe opportuno – spiega infatti – che preparino anche un piano alternativo nel caso in cui gli studi non siano sufficienti”.

Francesca Cuomo

Foto: Simone Rella