Un cittadino, un professionista, un giornalista come vede il porto? Come lo descrive? Sicuramente diversamente da chi opera in porto e per il porto! I porti generalmente sono visti e descritti come delle imprese commerciali – indipendenti fra loro – con l’obiettivo unico di recuperare costi e pareggiare bilanci e soddisfare i clienti. Gli abitanti dei quartieri limitrofi e lontani dall’acqua considerano i porti solo come un “dato” statistico, una zona lontana, e non sanno nulla della loro organizzazione e del lavoro portuale che contribuisce ad aumentare l’economia della città e quindi anche per il cittadino che abita lontano dal porto. Anzi, molti cittadini vedono lo sviluppo di un porto con una certa diffidenza pensando a congestione stradale, impatto ambientale, inquinamento dell’aria; tutto con impatto negativo: e qualche porto pugliese tutto questo lo ha vissuto, con giornalisti che hanno buttato fiumi d’inchiostro ed associazioni che hanno consumato scarpe per manifestazioni. Gestire, oggi, per un’Autorità portuale, questo live motive del “non supporto pubblico” diventa difficile e sta creando riflessioni continui ad Urbanisti e Manager del territorio. Si spende (forse si perde) molto tempo nel cercare di spiegare, assicurare che i nuovi sviluppi dei porti abbiano un ampio consenso sociale, e che porteranno economie nel tempo. Bisogna evitare di contrapporre funzioni sociali ed ambientali e funzioni economiche portuali. Noi siamo fiduciosi: è vero che il consenso sociale è importante, ma viene prima una industria marittima e portuale competitiva e poi impegni di integrazione della regione locale con le attività portuali.