Il ‘pizzo’ degli Houthi per navigare nel Mar Rosso frutta due miliardi di euro l’anno

Yahya-Sarea

(Yahya Sarea, il portavoce militare degli Houthi)

Gli Houthi non riconosceranno cambio di proprietà delle navi dirette in Israele. Sotto scacco gli armatori per pagare il pizzo per garantire i cargo nella regione del Mar Rosso

Sana’a. L’anno scorso, 19 ottobre 2023, gli Houthi – i miliziani yemeniti sostenuti dall’Iran e Russia – lanciavano il loro primo attacco in direzione Israele, entrando a tutti gli effetti nel grande conflitto che sta scuotendo il Medio Oriente, in seguito agli attacchi di Hamas del 7 ottobre e alla guerra lanciata da Israele nella Striscia di Gaza e ora anche in Libano.

In questo ultimo anno, il gruppo yemenita degli Houthi è passato da organizzazione armata locale a crescente minaccia internazionale, come evidenziato da recenti report delle Nazioni Unite.

Diversi rapporti internazionali rivelano che il gruppo ha iniziato a stabilire contatti con altre formazioni armate come al-Shabaab in Somalia e persino con fazioni legate ad al-Qaeda nella Penisola Arabica (AQAP). Questa cooperazione si concretizza in attacchi congiunti contro obiettivi marittimi e strategici, mettendo a rischio la sicurezza dei commerci internazionali nel Mar Rosso.

Anche la crescente collaborazione con la Russia sta generando un livello alto di preoccupazione, nel fatto che Mosca stia non solo fornendo supporto tattico e informazioni di intelligence; ma – come affermano fonti di stampa ocidentale – si parla di traffici di armi che riforniscono il gruppo.

Secondo gli analisti, il continuo supporto da parte della Russia ha reso gli Houthi una potenziale “testa di ponte” per la proiezione del potere russo nella regione. Gli arsenali forniti dall’alleato russo sono destinati a incrementare la capacità offensiva degli Houthi. Che ora possono contare su armamenti sofisticati per minacciare stabilità e rotte commerciali essenziali, come quelle che collegano il Mediterraneo con l’Asia.

Ora il controllo da parte degli Houthi della rotta commerciale di navi mercantili nel Mar Rosso sta cambiando strategia: si spara non solo su navi legate a Israele, ma su tutte le altre, indistintamente di bandiera e di proprietà. Ora come pirati e/o corsari, i guerriglieri, tenendo sotto scacco il transito in quell’area, chiedono agli armatori di pagare il ‘pizzo’ per lasciar passare i cargo.

Secondo l’ultimo report ‘confidenziale’ delle Nazioni Unite – ancora non pubblicato – i ribelli Houthi dello Yemen sono cresciuti “da un gruppo armato con capacità limitate ad una potente organizzazione militare”, grazie all’aiuto del Corpo delle Guardie Rivoluzionarie Islamiche dell’Iran (IRGC), della milizia libanese Hezbollah e di specialisti iracheni.

Il report, che tiene in considerazione il periodo da settembre 2023 a luglio 2024, ha evidenziato che tale trasformazione ha permesso loro di crescere, trovando anche un modo per monetizzare il blocco del Mar Rosso, estorcendo pagamenti agli armatori in cambio di transiti sicuri. Questo ha permesso loro di incrementare le loro entrate e continuare gli attacchi contro le navi.

Gli Houthi hanno lanciato più di 130 attacchi contro navi mercantili. Questi attacchi hanno permesso loro di generare entrate significative e aumentare la loro influenza nella zona. “Un attacco su così ampia scala, utilizzando armamenti civili, non era mai avvenuto dopo la Seconda Guerra Mondiale”.

I risultati del report descrivono un’organizzazione cresciuta rapidamente, sia nella sua base territoriale che nelle sue vicinanze. La milizia ha sviluppato una sofisticata rete internazionale per il trasporto marittimo, il riciclaggio di denaro, contrabbando, reclutamento e pirateria, generando entrate in diversi punti. Fare cassa è l’opportunità per i guerriglieri legata alla chiusura commerciale sul Mar Rosso, esercitata tramite frequenti attacchi con missili e droni a navi in transito su quelle rotte.

I capi Houthi sostengono che le loro bombe balistiche e droni sono diretti contro navi legate a Israele e ai suoi alleati; in pratica, invece, attaccano anche navi prive di legame con Israele o con l’Occidente; anzi, alcune delle navi prese di mira trasportavano carichi destinati a Paesi che sostengono gli Houthi, incluso il suo principale sostenitore, l’Iran.

Secondo alcuni analisti, tale pratica è da attribuire a degli errori di mira dei ribelli, mentre le testimonianze di broker marittimi locali, raccolte dai membri della Commissione degli Esperti delle Nazioni Unite, suggeriscono invece che ci siano dei “metodi finanziari” per selezionare i bersagli.

Gli armatori possono pagare silenziosamente al gruppo una tariffa per garantire un viaggio sicuro alle proprie navi. Questo implica che coloro che non pagheranno potranno avere un viaggio meno sicuro e incontrare problemi lungo la rotta.

“Le stime indicano che gli incassi degli Houthi derivanti da queste tariffe illegali estorte per il transito sicuro – spiega la Commissione – ammontano a circa 180 milioni di dollari al mese”, aggiungendo però la non possibile verifica dell’informazione; soldi che stanno finanziando anche Al Qaeda. Se i dati del rapporto fossero corretti, gli Houti potrebbero generare entrate maggiori dalle estorsioni alle compagnie di navigazione rispetto a quelle ottenute dalle imposte petrolifere, una delle loro principali fonti di reddito.

Lo ricordiamo che gli Houthi hanno in custodia ancora decine di dipendenti delle Nazioni Unite e di diverse organizzazioni umanitarie, la maggior parte dei quali dallo scorso giugno.

“Siamo estremamente preoccupati per le notizie secondo cui il governo de facto degli Houthi avrebbe avviato procedimenti penali contro un numero significativo di colleghi che sono stati detenuti arbitrariamente”, si legge nell’ultima dichiarazione firmata dai responsabili delle Agenzie Onu e delle ONG coinvolte. Nel giugno 2024, gli Houthi hanno arrestato 13 membri del personale delle Nazioni Unite, tra cui sei dipendenti dell’Ufficio dell’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Diritti Umani, più di 50 membri di ONG e un dipendente di un’ambasciata.