GdF aveva sequestrato a giugno scorso armi e droni contrabbandati nei container in transito per la Libia, ora diffuse le foto e particolari

droni contrabbandati

(Foto courtesy Guardia di Finanza)

Due droni militari, travestiti da parti di turbine eoliche in container, sequestrati da una nave MSC

Gioia Tauro. La Polizia Marittima e le Autorità Doganali italiane hanno confermato di aver sequestrato un deposito di armi e due droni progettati per l’uso militare dai container trasportati in transito in Italia su una nave MSC. La scoperta è stata fatta dai finanzieri del Comando provinciale di Reggio Calabria, coordinati dalla Procura di Palmi, in collaborazione con il personale dell’Ufficio delle Dogane.

L’incidente si è verificato a metà giugno con le Autorità che fermano i container per le indagini, ma i dettagli particolari con foto sono emersi l’altro giorno su tutti i media in Italia e in Europa. Lo ricordiamo che il 18 giugno 2024, le Forze dell’Ordine italiane hanno attuato nel porto di Gioia Tauro un ingente sequestro di armi che erano stoccate in container scaricati dalla nave Msc Arina. La notizia è stata diffusa il 24 giugno, precisando che il carico clandestino vale svariati milioni di euro.

Nei rapporti iniziali di giugno si afferma che le forze della Guardia di Finanza e dell’Ufficio Doganale avevano trovato armi nascoste in un container diretto in Libia. All’epoca, i media italiani affermavano che i materiali stavano andando a Bengasi e probabilmente destinati alle forze del libico e leader militare Khalifa Haftar. I container sono stati identificati come carico a bordo della MSC Arina, una delle navi giganti di MSC – 255.000 dwt – battente bandiera di Panama con carico oltre 23.600 teu. I rapporti dicono che i funzionari degli Stati Uniti avevano fatto richiesta alle Autorità italiane che i container fossero sequestrati. I container erano in transito nel porto di Gioia Tauro, provenienti dalla Cina e destinati in Libia.

Il rapporto iniziale faceva notare che milioni di dollari di armi erano stati scoperti. Gli italiani hanno fornito ulteriori dettagli dicendo che sei container provenienti dalla Cina sono stati identificati e intercettati e stivati con droni del tipo Chengdu Wing Loong II – velivoli da tempo in dotazione all’LNA- nelle versioni Wing Loong e Wing Loong II. Gli UAV del tipo Wing Loong e Wing Loong II  sono stati prodotti in almeno 250 esemplari e ampiamente esportati in dieci nazioni tra cui Algeria, Nigeria, Egitto, Kazakistan, Pakistan, Marocco, Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti.

Finora i Wing Loong II dell’LNA si riteneva fossero di provenienza emiratina dal momento che Abu Dhabi sostiene Haftar e ha appoggiato la campagna militare per la conquista di Tripoli tra il 2016 e il 2020. In quelle operazioni si stima che una decina di Wing Loong vennero abbattuti o andarono perduti in incidenti.

I militari della Guardia di Finanza hanno eseguito una scansione a raggi X iniziale e successivamente hanno deciso che gli stessi container richiedevano ulteriori indagini. Hanno osservato anche anomalie nella documentazione doganale per i contenitori, sollevando ulteriori sospetti.

 Gli articoli del carico della nave, contenuti nel ‘Manifesto del carico’, sono stati identificati come parti componenti delle turbine eoliche, ma a un esame più attento, le Autorità italiane hanno determinato che erano parti della fusoliera e delle ali dei droni pronti per il volo per uso militare. I componenti erano nascosti tra gli altri materiali compositi che sembravano essere elementi per le pale delle turbine eoliche. Il rapporto afferma che le Autorità ritengono che ciò sia stato fatto per nascondere gli articoli durante le ispezioni doganali di routine.

Le Autorità italiane hanno fornito le foto dei droni riassemblati; hanno detto che i due aerei pesano più di tre tonnellate; hanno una lunghezza di quasi 10,1 mt. e un’apertura alare 20,1 mt.. Un componente della fusoliera recava la scritta ‘The energy saving world’ nel tentativo di mascherare la reale natura del carico.

La Procura di Palmi ha aperto un fascicolo in cui viene contestata, a carico al momento di ignoti, l’ipotesi di reato di traffico internazionale di armi. Con l’aggravante di essere diretto verso la Libia, soggetto ad embargo in base alle risoluzioni del Consiglio di Sicurezza dell’ONU ed ai Regolamenti nazionali e comunitari. L’incidente – per la Procura di Palmi – è stato rubricato come ‘elementi di sospetto traffico internazionale di armi’ ed è ancora oggetto di indagine.

Il 30 aprile scorso la MSC Arina era partita da Yantian, un distretto portuale di Shenzhen, nella Cina meridionale. In seguito il mercantile aveva fatto tappa a Singapore, aveva circumnavigato il Capo di Buona Speranza, evitando il Mar Rosso e Suez, quindi era entrato nel Mediterraneo da Gibilterra e aveva fatto scalato i porti di Valencia e di Barcellona. All’arrivo nel porto calabrese di Gioia Tauro, la nave subisce un’ispezione più accurata da parte della Guardia di Finanza italiana, procedendo al sequestro di alcuni container.