Infrastrutture offshore e nuova portualità

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(Foto archivio IL )

Lo sviluppo delle infrastrutture offshore, in particolare per l'eolico, rappresenta un'opportunità non solo per il porto che le ospita, ma anche per l'intero settore marittimo

Bruxelles. L'eolico offshore è già una parte importante dell'industria navale europea, e utilizza imbarcazioni come le navi jack-up e le navi roll-on roll-off per installare e gestire i parchi eolici e i cavi e per spostare i lavoratori.
Attualmente in Europa vengono utilizzate oltre 100 navi per l'installazione di parchi eolici offshore e la posa di cavi, mentre altre 300 vengono impiegate per la manutenzione e il trasporto del personale. E sono alcune di queste navi che stanno sperimentando l'uso di carburanti a basse emissioni per ridurre il peso delle attività logistiche sull'impronta ecologica del settore.

L'energia ibrida si sta facendo strada, per esempio, nelle le navi di servizio (Service Operation Vessels o SOV), che sono lo standard del settore per i siti lontani dalla costa. Per esempio, la società norvegese Edda Wind, di proprietà di Wilhelmsen/Østensjø, ha ordinato una flotta di sei navi a propulsione ibrida, con l'intenzione di convertirle in futuro alla propulsione a idrogeno.

Ma le sfide della filiera delle energie rinnovabili non si limitano alle tecnologie impiegate nelle SOV. Infatti, lo sviluppo delle rinnovabili richiede una logistica a basse emissioni di carbonio che va oltre le navi, ma include anche i terminal, i porti e le catene logistiche a terra. Inoltre, la produzione di energia in forma sempre più decentralizzata e distribuita sta aumentando la domanda di logistica, mentre la disponibilità limitata di beni e servizi logistici fa lievitare i costi.

La complessità della catena di fornitura di energia sta aumentando e ciò richiede una migliore visibilità e un migliore controllo.

In un libro bianco pubblicato recentemente da DHL, si reitera la necessità di ulteriore collaborazione tra gli attori delle catene logistiche legate alle rinnovabili e lo sviluppo di adeguate capacità sia infrastrutturali, sia analitiche per la raccolta e gestione dei dati di queste supply chains sempre più complesse.
Gli sviluppi nel settore offshore e delle rinnovabili, e in generale la transizione energetica, sono un'enorme opportunità per il settore marittimo.

Il caso dei porti è emblematico. L'eolico offshore sta offrendo una rinascita ai porti e ai cantieri navali precedentemente sottoutilizzati a causa del declino della pesca e di altre industrie marittime.

I porti con ampio spazio e infrastrutture adeguate, come gru e attrezzature per il carico, sono in una posizione ideale per supportare l'industria eolica offshore. Questa tendenza è evidente nel Mare del Nord, in particolare nel Regno Unito, dove i porti sulla costa orientale, come Humber e Teesside, hanno visto notevoli investimenti nell'eolico negli ultimi dieci anni. Questo porterebbe benefici alle comunità locali, creando nuovi posti di lavoro nel settore energetico emergente, che nel caso di Teesside e Humber, si stimano nell'ordine delle 6.000 unità.

Lo sviluppo dell'energia eolica offshore in acque profonde potrebbe avanzare parallelamente alla crescita del settore dell'idrogeno verde. Produrre idrogeno in mare aperto può aiutare a superare i limiti legati alla capacità delle connessioni elettriche. Inoltre, l'eolico offshore ha un fattore di capacità superiore ad altre energie rinnovabili, permettendo a un elettrolizzatore di funzionare più frequentemente, ottimizzando l'efficienza economica del progetto.

E a terra molte applicazioni dell'idrogeno, come raffinerie, industria metallurgica e trasporto marittimo, si trovano vicino alle coste, a breve distanza dai parchi eolici offshore. Questo fa dei porti dei nodi strategici per il transito e lo stoccaggio dell'idrogeno verde e altri vettori energetici, anche a fronte di una crescente domanda di importazione.

Sono numerosi i porti che stanno esplorando il loro ruolo come hub energetici. Nel porto di Valencia (Spagna), per esempio, è prevista l'espansione del fotovoltaico per aumentare la percentuale di energia rinnovabile nelle attività portuali. Nei due progetti PIONEERS e MAGPIE finanziati dall'Unione Europea nel contesto del programma Horizon2020, da circa 30 milioni di euro ciascuno, vengono testati oltre 30 prototipi di nuove tecnologie e concept per accelerare la transizione energetica nei porti.

I progetti che sono guidati rispettivamente dal Porto di Anversa-Bruges (Belgio) e il Porto di Rotterdam (Olanda), ma che coinvolgono circa un centinaio di partners e i porti di Barcellona (Spagna), Sines (Portogallo), Constanta (Romania), Le Havre (Francia), e i due porti fluviali di DeltaPorts (Germania) e Venlo (Olanda), si concentrano su quattro direttrici principali: produzione e fornitura di energia pulita, progettazione portuale sostenibile, modal-shift, e ottimizzazione dei flussi e trasformazione digitale.

Un aspetto importante di questi progetti è non solo l'integrazione di vari attori e stakeholder chiave, ma anche l'obbiettivo di concepire il porto oltre i suoi confini amministrativi e fisici, come hub intermodale e logistico, e come laboratorio di sperimentazione per nuove tecnologie e idee.