La Open Arms, dopo i salvataggi di immigranti, ora sta trainando una chiatta carica di 200 tonnellate di aiuti da Cipro a Gaza.(Foto courtesy Autorità Marittima porto di Larnaca)
Il corridoio marittimo umanitario è sostenuto dall’Unione Europea e dagli Stati Uniti. La presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha stanziato 50 milioni di euro di aiuti per l’UNRWA, l’Agenzia ONU per i rifugiati palestinesi, per l’apertura di tale corridoio marittimo verso Gaza.
Gaza. Il Governo di Hamas a Gaza ha dichiarato stamane che l’invio di una nave umanitaria da Cipro al territorio assediato è stata una risposta inadeguata ai bisogni dei suoi 2,4 milioni di persone.
“Secondo quanto annunciato, il carico della nave non supera quello di uno o due camion, e ci vorranno giorni per arrivare”, ha detto in una nota Salama Marouf, portavoce dell’Ufficio stampa del Governo.
Ha detto anche che alcune domande logistiche sull’operazione sono rimaste senza risposta e hanno sollevato preoccupazioni sulle ispezioni israeliane.
“Non si sa ancora dove attraccherà e come raggiungerà le coste di Gaza”, ha detto Marouf. “Inoltre, sarà soggetta a ispezione da parte dell’esercito occupante”.
Un’ex nave di salvataggio gestita dall’Organizzazione umanitaria spagnola Open Arms è partita dal porto cipriota di Larnaca, ieri mattina all’alba, trainando una chiatta carica di 200 tonnellate di aiuti in una rotta sperimentale per il corridoio marittimo umanitario.
Oggi, mercoledì, la nave doveva ancora completare la traversata di quasi 400 chilometri (250 miglia) del Mediterraneo orientale fino a Gaza, dove l’Ente di beneficenza statunitense World Central Kitchen (WCK) ha detto che erano in corso i lavori per costruire un molo di fortuna. Gli aiuti alimentari saranno distribuiti a Gaza dalla WCK creata dallo chef ispano-americano José Andrés. La World Central Kitchen dispone già di squadre a Gaza dall’inizio della guerra ed è stata responsabile della costruzione di un molo per poter scaricare il carico una volta arrivata la nave di Open Arms. L’ubicazione di questo molo non è stata specificata per motivi di sicurezza.
Facendo eco a un punto ripetutamente sollevato dalle Agenzie delle Nazioni Unite negli ultimi giorni, Marouf ha osservato che un corridoio di aiuti umanitari per via marittima è molto meno efficiente delle rotte terrestri e ha chiesto pressioni internazionali su Israele per consentire ai camion di aiuti di attraversare i suoi valichi di frontiera.
Una media di 112 camion al giorno sono stati in grado di entrare a Gaza da quando il primo checkpoint, a Rafah al confine con l’Egitto, è stato aperto il 21 ottobre, secondo i dati dell’ UNRWA, l’Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi. (United Nations Relief and Works Agency For Palestine). Prima della guerra, quasi 500 camion al giorno entravano a Gaza, hanno detto fonti umanitarie all’ AFP (Agence France Presse).
Gli ingombranti controlli di sicurezza israeliani su tutti i carichi che entrano nel territorio rallentano il processo, e alcuni camion vengono rispediti indietro quando si scopre che contengono oggetti proibiti, dicono gli operatori umanitari. Le Autorità israeliane affermano che i colli di bottiglia sono causati dall’accumulo di aiuti sul lato palestinese in quanto non ci sono abbastanza camion per distribuirli.
La terribile carenza di cibo a Gaza dopo più di cinque mesi di guerra ha provocato 27 morti per malnutrizione e disidratazione, la maggior parte dei quali bambini, secondo il Ministero della Salute del territorio.
La guerra è stata innescata dall’attacco senza precedenti di Hamas del 7 ottobre nel sud di Israele, che ha ucciso circa 1.160 persone, per lo più civili, secondo un conteggio dell’ AFP dei dati ufficiali israeliani.
La campagna militare di rappresaglia israeliana per distruggere Hamas ha ucciso almeno 31.272 persone, per lo più donne e bambini, secondo i dati del Ministero della Salute.
La presidente Ursula von der Leyen ha fatto sapere anche che “le prossime tranche saranno erogate non appena l’Agenzia adotterà gli altri passi che abbiamo concordato insieme. Tutto questo con un semplice obiettivo: fare in modo che ogni euro che investiamo venga sia speso secondo le nostre regole e raggiunga i palestinesi che ne hanno bisogno”.
(Foto by A.M. Porto di Larnaca)