I marittimi hanno il diritto a non imbarcare su navi che transitano nella regione del Mar Rosso

United Central Command, CENTCOM

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I marittimi possono rifiutarsi di lavorare nell'area ad alto rischio del Mar Rosso o ricevere il doppio della retribuzione mentre si trovano nell'area

Londra. I Sindacati dei marittimi propongono di apportare modifiche al contratto standard a seguito dell'escalation in corso nel Mar Rosso e il pericolo per le navi e i loro equipaggi. In sostanza, propongono di aggiungere il ‘diritto' per i marittimi di rifiutarsi di navigare nella regione.
Gli Houthi hanno preso di mira navi commerciali con droni e missili nel Mar Rosso da metà novembre, descrivendo tali attacchi come atti di solidarietà con i palestinesi contro Israele nella guerra di Gaza.
A dicembre, le aree ritenute belliche e ad alto rischio sono state estese nell'area meridionale del Mar Rosso come parte di accordi negoziati tra marittimi e compagnie di navigazione commerciale, noti come International Bargaining Forum (IBF).

Nell'ultimo accordo IBF, i marittimi devono dare un preavviso di sette giorni prima di entrare nell'area e hanno il diritto di essere rimpatriati in un'altra località a spese della compagnia di navigazione; tale clausola è stata condivisa con una nota dalla Federazione Internazionale dei Lavoratori dei Trasporti (ITF) e il Gruppo di negoziazione congiunto IBF. La clausola comprende anche una retribuzione pari a due mesi di stipendio base.
“La decisione di includere il diritto dei marittimi di rifiutarsi di navigare non è stata un passo preso alla leggera, in quanto ciò potrebbe avere un impatto negativo sul commercio globale, ma la sicurezza dei marittimi è fondamentale”, continua la dichiarazione congiunta tra ITF e ed il Forum IBF, sottolineando che il conflitto nella regione si è intensificato, con altri attacchi sempre più sofisticati a navi mercantili.

Negli ultimi due giorni, due navi hanno riportato danni lievi dopo essere state prese di mira da missili. Le Organizzazioni per il Commercio Marittimo del Regno Unito e Ambrey (Agenzia mondiale impegnata nella sicurezza marittima) hanno riferito ieri che una petroliera registrata a Panama ha subito lievi danni dopo l'esplosione di un missile a 72 miglia nautiche a nord-ovest di Mokha, nello Yemen, nel Mar Rosso. Si parla della tanker greca ‘Pollux' da 100.000 dwt che ha attraversato il Canale di Suez il 12 febbraio diretta in India. La petroliera Pollux aveva caricato greggio nel porto russo di Novorossiysk, sul Mar Nero, il 24 gennaio e avrebbe dovuto sbarcarlo a Paradip, in India, il prossimo 28 febbraio. La nave è di proprietà di Oceanfront Maritime Co SA e gestita da Sea Trade Marine SA; la Indian Oil Company ha una raffineria di petrolio da 300.000 barili al giorno (bpd) a Paradip, nello stato orientale di Odisha, secondo i dati del London Stock Exchange Group plc (LSEG).

Una seconda nave è stata segnalata da Ambrey per aver cambiato rotta dopo aver visto l'esplosione. Allo stesso modo, ieri una nave portarinfuse sempre di proprietà greca ha subito lievi danni dopo essere stata presa di mira da un missile mentre navigava nel Golfo di Aden. Non si registrano feriti gravi o morti tra gli equipaggi.

L'ITF, che è la principale organizzazione sindacale dei marittimi, ha esortato ancora i Governi a garantire il rilascio di 25 marinai detenuti dagli Houthi dopo che la milizia ha dirottato la loro nave, la Galaxy Leader, il 19 novembre scorso.
Gli Houthi hanno promesso di continuare i loro attacchi fino a quando Israele continuerà a commettere ‘crimini' contro i palestinesi.