Operazioni di sicurezza della FSO Safer bloccate

Boskalis offshore

(Foto courtesy )

New York. La crisi del trasporto marittimo del Mar Rosso sta ponendo un serio problema di sicurezza marittima per l’ambiente marino: l’ONU ha fermato le operazioni di messa in sicurezza della Floating Storage and Offloading unit FSO Safer. Una unità galleggiante di stoccaggio del petrolio dopo l’estrazione da un campo marino. Di solito sono vecchie petroliere in disarmo che vengono ristrutturate e riadattate al nuovo uso, Il greggio ottenuto viene stoccato a bordo e periodicamente trasferito su navi cisterna per il trasporto.

L’attuale crisi del trasporto marittimo nel Mar Rosso ha sospeso le operazioni di smantellamento della FSO Safer, una petroliera vecchia di 48 anni che l’ONU ha cercato di spostare dalle acque yemenite. La FSO Safer di 407.000 dwt è stata costruita come superpetroliera nel 1976 e convertita un decennio dopo in quello che è a tutti gli effetti un container galleggiante per il petrolio, ora sotto il controllo dei ribelli Houthi sostenuti dall’Iran.
Con un carico di oltre 1,1 milioni di barili di petrolio, la FSO Safer è stata abbandonata al largo del porto yemenita di Hudaydah, sul Mar Rosso, dopo lo scoppio della guerra civile nel paese nel 2015.

Prima del conflitto, veniva utilizzata per immagazzinare ed esportare petrolio dai giacimenti intorno a Ma’rib, ma i combattimenti hanno portato a una battuta d’arresto della produzione e della manutenzione della nave. Da allora, la nave si è deteriorata in modo significativo in assenza di qualsiasi servizio o manutenzione, suscitando timori di un grave disastro ambientale che sarebbe stato quattro volte più grande del disastro della Exxon Valdez al largo dell’Alaska nel 1989. Qualsiasi potenziale fuoriuscita di petrolio avrebbe costretto alla chiusura di tutti i porti della sola area, tagliando cibo, carburante e altri rifornimenti salvavita a un paese in cui più di 21 milioni di persone – l’80% della popolazione – dipendono dagli aiuti.

Il Segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, già l’anno scorso, ha accolto con favore la possibilità del trasferimento del petrolio a bordo della FSO Safer su una nave sostitutiva, ‘evitando così quella che avrebbe potuto essere una monumentale catastrofe ambientale e umanitaria’. Infatti, sempre l’anno scorso, l’ONU, dopo due anni di raccolta fondi, attraverso una campagna di crowdfunding, ha acquistato una petroliera Euronav, la Yemen, ed il 25 luglio2023 la squadra di salvataggio la SMIT, filiale di Boskalis, ha iniziato a pompare petrolio dalla FSO Safer sulla Yemen.

Degli 1,14 milioni di barili di petrolio intrappolati sulla FSO Safer è stato estratto il più possibile. Tuttavia, meno del due per cento dell’olio originale rimane mescolato con sedimenti che verranno rimossi durante la pulizia finale.

La seconda fase dell’operazione prevede l’installazione di un sistema di ormeggio in modo che la nave sostitutiva, la Yemen, possa rimanere al suo posto. L’FSO Safer sarà infine rimorchiata in un cantiere navale e demolita.
Il Segretario Generale ha ribadito l’impegno delle Nazioni Unite a completare completamente l’operazione, che ha un costo complessivo di oltre 140 milioni di dollari, con circa 20 milioni di dollari ancora necessari.

Tuttavia, dall’ agosto 2023 le operazioni di messa in sicurezza della FSO Safer sono bloccate; in più la situazione della sicurezza nella regione si è deteriorata drammaticamente con gli Houthi in Yemen che si sono schierati a sostegno di Hamas a Gaza e hanno preso di mira quasi 40 navi mercantili negli ultimi tre mesi.
L’Agenzia di stampa francese AFP ha ora riferito che, a causa dell’ambiente insicuro che circonda lo Yemen, combinato con una carenza di fondi, anche l’operazione per rimorchiare la nave in un luogo per essere demolita ha dovuto essere sospesa.

Le Autorità rivali dello Yemen a Sanaa e Aden sono in disaccordo su chi possieda il petrolio che si trovava sulla FSO Safer e sulla petroliera che ora lo detiene, la MT-Yemen. Secondo i termini dell’accordo di consegna, la MT-Yemen doveva essere gestita da una società incaricata dalle Nazioni Unite per almeno sei mesi; l’equipaggio, per motivi di sicurezza, dovrebbe partire secondo i termini del contratto, ma la MT-Yemen rimane sempre sotto la gestione dell’azienda incaricata dall’ONU.

Intanto, gli Houthi hanno affermato di voler vendere il petrolio e utilizzare le entrate per coprire gli stipendi dei loro dipendenti. Hanno anche chiesto il completamento di impianti di stoccaggio a terra che potrebbero potenzialmente contenere il greggio.