Discorso del Commissario Simson alla seconda riunione plenaria del Dialogo degli investitori sull’energia, senza le dovute considerazioni sulla crisi del Mar Rosso
Bruxelles. “Mentre ci avviciniamo al 2030 e iniziamo ad attuare progetti energetici, abbiamo enormi esigenze di investimenti. Solo in questo decennio l’UE dovrà investire più di 1.200 miliardi di euro all’anno per decarbonizzare i settori dell’energia e dei trasporti”, ha detto il Commissario Simson alla plenaria di ieri.
“Il mio primo messaggio – ha detto il Commissario – è che l’Europa è riuscita a definire un percorso credibile e globale verso l’obiettivo zero emissioni entro il 2050. Abbiamo messo in atto un quadro giuridico per un sistema energetico verde, giusto e sicuro. Con tutti i fascicoli in campo energetico del pacchetto Fit for 55 ora concordati dai colegislatori”.
Da ricordare che prima di Natale la Commissione eurpea per l’energia ha raggiunto un accordo provvisorio sulle nuove regole per i mercati del gas e dell’idrogeno decarbonizzati; questo metterà in atto un quadro completamente nuovo per l’economia europea dell’idrogeno e un chiaro obiettivo per l’industria e le imprese.
Infatti, il ‘nuovo piano d’azione’ ha come ovbiettivo di rendere la rete elettrica europea un facilitatore, e non un collo di bottiglia, della transizione pulita dell’UE. Definisce le modalità per realizzare un sistema energetico più digitalizzato, decentralizzato e flessibile e sostenere la maggiore elettrificazione dell’economia.
“Per quanto riguarda la cattura del carbonio, ha sottolineato il Commissario Simson, ora disponiamo di solidi elementi costitutivi per la strategia di gestione del carbonio industriale, che presenterò il mese prossimo insieme al piano di obiettivi climatici 2040”.
Un anno addietro, dall’inizio dell’inìvasiuone dell’Ucraina, l’Europa era nel pieno di una crisi energetica; ma la realtà ci impone ora che rimangono serie incertezze sempre per la guerra in Ucraina e la nuova situazione conflittuale creatasi in Medio Oriente.
Dopo che l’invasione dell’Ucraina ha provocato un grande scossone nelle forniture energetiche dell’Europa, l’evoluzione della situazione della sicurezza nel Mar Rosso sta rimodellando ancora una volta i flussi commerciali.
Secondo Kpler, tracker commerciale di navi per materie prime come petrolio e gnl, diverse petroliere dirette in Europa stanno deviando circumnavigando l’Africa per evitare il rischio di attacchi Houthi al largo dello Yemen. Kpler afferma che “I paesi europei sono visti come complici della guerra tra Israele e Hamas. Le navi preferirebbero fare il giro del Capo di Buona Speranza piuttosto che rischiare attraverso il Mar Rosso”.
Poiché le petroliere si muovono lentamente, questo comporta un aumento di settimane i tempi di consegna dei flussi di petrolio dal Medio Oriente all’Europa e aumenta altrettanto il tempo necessario per il viaggio di ritorno. Ciò riduce la disponibilità delle petroliere, aumenta i costi di consegna e rende più competitivi gli altri fornitori del bacino atlantico, per alcune materie prime.
Gli analisti di Kpler affermano che i clienti europei si rivolgono più spesso alle raffinerie americane e brasiliane per l’approvvigionamento di diesel, e riducono la dipendenza dai fornitori di lunga data situati a est di Suez.
L’interruzione è una nuova crisi per i commercianti di materie prime e le raffinerie che servono il mercato dell’UE. Fino al 2022, l’Europa si riforniva del 20% del suo petrolio dalla Russia, insieme a gran parte del suo diesel importato.
I Governi dell’UE hanno deciso di eliminare gradualmente tali forniture dopo l’invasione dell’Ucraina, inviando un segnale di opposizione forte e costringendo i produttori russi a trovare nuovi mercati.
Per sostituire i barili russi perduti, l’Europa si è rivolta ad altri fornitori in Medio Oriente e (per i prodotti raffinati) in India. Con l’accesso al Mar Rosso ora meno certo, questi fornitori sono meno accessibili e convenienti, costringendo a un ulteriore adeguamento dell’approvvigionamento dell’UE.
Ma per il Commissario europeo Simson “ … la politica energetica dell’UE poggia su basi solide”.