Il primo ministro greco Kyriakos Mitsotakis ha espresso la sua preoccupazione per le violenze nel Mar Rosso e l’impatto sul commercio globale.
Atene. “Ciò che sta accadendo nel Mar Rosso è particolarmente preoccupante, non solo per l’industria navale greca, ma anche per il commercio internazionale in generale, in un momento in cui stiamo cercando di ridurre l’inflazione. Qualsiasi interruzione delle linee di approvvigionamento, ovviamente, può solo rendere molto più complicato questo sforzo globale da parte delle banche centrali”, ha detto Mitsotakis intervenendo al World Economic Forum di Davos.
“Abbiamo, come Grecia, penso, assunto una posizione molto misurata quando si tratta della crisi mediorientale. Ovviamente inizialmente abbiamo sostenuto molto chiaramente il diritto di Israele all’autodifesa, abbiamo insistito sul rilascio degli ostaggi, ma allo stesso tempo abbiamo anche fatto una distinzione molto, molto chiara tra Hamas come organizzazione terroristica e il popolo palestinese”, ha detto il premier greco.
Ha continuato: “Per quanto difendiamo il diritto di Israele a difendersi, siamo sempre più preoccupati per la situazione delle persone innocenti nella Striscia di Gaza. Ed è per questo che, come paese relativamente vicino all’area del conflitto, facciamo del nostro meglio per assicurarci che gli aiuti umanitari arrivino a Gaza nel modo più efficace possibile, il che, come sapete, è ancora una sfida molto, molto difficile”.
Rispondendo a una domanda sulle sanzioni russe e sul ruolo degli armatori greci nel trasporto di carburante russo, il primo ministro ha affermato che hanno operato entro i confini legali.
Ha detto che il Governo è stato molto attento a comunicare agli armatori che “devono aderire al regime di sanzioni internazionali, e lo hanno fatto all’interno, ovviamente, di ciò che è stato concordato, di ciò che possono fare e di ciò che non possono fare”. “In termini di sanzioni, penso che lei abbia ragione sul fatto che l’economia russa si è dimostrata più resiliente di quanto pensassimo. Ma questo non significa che la Russia non stia pagando un prezzo molto pesante quando si tratta della sua economia”, ha risposto.
Intanto, gli importatori e gli esportatori con sede al Pireo, il più grande porto della Grecia, hanno chiesto al Governo ellenico di contribuire ad alleviare l’aumento dei prezzi causato dalle nuove rotte più lunghe adottate dalle navi mentre continuano le violenze nel Mar Rosso.
La Camera di Commercio e dell’Industria del Pireo (PCCI) in una lettera al Primo Ministro Kyriakos Mitsotakis e ai Ministeri delle Finanze e dello Sviluppo, afferma che gli aumenti dei costi di transito verso l’Europa saranno in ultima analisi pagati dai consumatori, evidenziando l’effetto domino che l’aumento dei prezzi al consumo avrà sull’economia.
“I prezzi dei prodotti importati e di altri beni di consumo saliranno in un mercato europeo già pesantemente gravato dall’inflazione, e questo sarà impatto difficile per l’economia dell’Eurozona e per l’intero commercio europeo”, si legge nella lettera della Camera di Commercio ellenica.
Ed ancora, si sottolinea che, ai sensi del codice doganale dell’Unione, a) i premi di trasporto e b) i premi assicurativi delle merci sono aggiunti al valore in dogana, ossia ai prezzi CIF (Cost, Insurance and Freight: costo, assicurazione e nolo). Questa disposizione si basa sull’accordo relativo all’applicazione dell’articolo VII dell’Accordo Generale sulle Tariffe doganali e sul commercio (GATT, General Agreement on Tariffs and Trade). La clausola CIF è usata nel commercio marittimo internazionale come clausola per indicare che il prezzo di vendita di una merce include, oltre al costo all’origine, le spese per l’assicurazione e il trasporto dall’origine alla destinazione (la consegna al vettore avviene però al posto di partenza).
“La Camera ritiene che debbano essere adottate misure immediate a livello centrale europeo affinché, con opportune direttive, le merci trasportate dall’Asia all’Europa da navi che circumnavigano l’Africa non siano soggette a oneri doganali e fiscali al 100% delle aliquote attuali e in continuo aumento, ma siano ridotte a una percentuale corrispondente ai livelli medi delle tariffe che verrebbero pagate quando le navi transitano normalmente nel Canale di Suez”.
L’organismo commerciale ha chiesto ‘una sorta di tetto’ per le tariffe, basato sui prezzi del 12 dicembre scorso per tutta la durata della guerra nel Mar Rosso.