Importazioni europee di olio da cucina usato sospettate di fraudolenza

Importazioni europee di olio

Biocarburanti dalle colture non sostenibili ai dubbiosi rifiuti, sospetta origine fraudolenta per l’80% delle importazioni di UCO dell’UE – L’analisi di T &E sul mercato europeo dei biocarburanti

Bruxelles. L’Europa è stata pioniera nell’uso dei biocarburanti un decennio fa come alternativo di ‘rinnovabili’ ai combustibili fossili. Le conseguenze sono state in gran parte non compatibili e, invece di ridurre le emissioni di CO2, abbiamo assistito ad una produzione di olio di palma per sostituire in modo peggiore il diesel fossile.

I biocarburanti sono stati prodotti da materiali di biomassa, come colture o residui di diversi processi ampiamente promossi in tutta l’Unione Europea dall’adozione della Direttiva sulle Energie Rinnovabili (RED) nel 2009. Risultato che le energie rinnovabili hanno raggiunto l’8,7% dell’energia consumata nei trasporti nel 2022 a livello UE, secondo i dati preliminari dell’Agenzia Europea per l’Ambiente.

Invece di ridurre l’impatto climatico dei carburanti per i trasporti, un’analisi condotta da Transport & Environment (T&E,Organizzazione europea ombrello per le Organizzazioni Non Governative per il trasporto sostenibile) ha dimostrato che le politiche sui biocarburanti hanno aumentato la dipendenza dell’UE da materie prime non sostenibili; queste, come olio di palma e soia, effettivamente aumentano le emissioni, a causa del loro impatto indiretto sul cambiamento dell’uso del suolo. L’Europa sta gradualmente abbandonando l’olio di palma a favore di altre colture e delle cosiddette materie prime ‘di scarto’.

Intanto, la Commissione europea ha recentemente pubblicato i dati dell’International Sustainability and Carbon Certification (ISCC) sull’origine delle materie prime di olio da cucina usato (Used Cooking Oil, UCO) utilizzate per produrre biodiesel e oli vegetali idrotrattati (HVO, Hydrotreated Vegetable Oil ) in Europa nel 2022.

ISCC è un sistema di certificazione globale che stabilisce gli standard per la produzione, l’approvvigionamento e il commercio sostenibili di tutti i tipi di materie prime e biocarburanti a base biologica. Da sottolineare che lo stesso studio di T&E ha rilevato che circa l’80% delle materie prime UCO importate dall’UE nel 2022 è sospettato di essere olio di palma vergine ‘etichettato in modo errato’. Attualmente, l’UE dell’olio da cucina usato importato lo utilizza come carburante per automobili, camion e aerei; la maggioranza (60%) di queste importazioni proviene dalla Cina. Con l’industria aerea globale che spinge per l’olio da cucina usato (consumo europeo più che raddoppiato tra il 2015 e il 2022) come ingrediente chiave nel carburante sostenibile per l’aviazione (SAF), T&E ha chiesto una maggiore trasparenza per evitare che l’olio da cucina usato (UCO) diventi una backdoor per l’olio di palma.

“L’elevata domanda di UCO ha aumentato il rischio di frode, in cui si sospetta che gli oli vergini come quello di palma siano erroneamente etichettati come ‘usati’ per trarre vantaggio dal valore gonfiato di presunti carburanti verdi”, si legge nel rapporto di T&E. La Cina è il più grande fornitore di UCO dell’UE, con il suo 40% dell’offerta totale di UCO in Europa.

“La Spagna e l’Italia dipendono in particolare dall’UCO cinese, mentre il 96% delle importazioni di UCO della Bulgaria proviene dalla Cina”. Inoltre, i dati dell’ISCC mostrano anche che i paesi dell’UE hanno importato grandi quantità di UCO provenienti dalla Malaysia, dall’Arabia Saudita, dal Vietnam, dall’Indonesia e da altri paesi.

La Commissione europea sta già indagando su presunte frodi relative alle importazioni di biocarburanti a base di UCO. T&E aggiunge che la Commissione intende indagare se il biodiesel indonesiano ‘fraudolento’ venga incanalato attraverso la Cina e il Regno Unito per evitare le tasse.
Diversi altri paesi, tra cui la Germania e l’Irlanda, stanno indagando ufficialmente sui rischi di frode sui biocarburanti.

Durante lo scorso anno, i derivati dell’olio di palma come gli effluenti di frantoio dell’olio di palma (POME Palm Oil Mill Effluents ) e i distillati di acidi grassi di palma (PFAD, Palm Fatty Acid Distillates) hanno rappresentato rispettivamente il 13% e il 29% del consumo totale di biocarburanti a base di olio di palma.

I PFAD sono sottoprodotti dell’olio di palma di bassa qualità che possono essere lavorati per produrre biocarburanti, spiega T&E. Il POME è un’acqua di scarico ottenuta dalla macinazione dell’olio di palma che può essere utilizzata per produrre biodiesel.

Il biocarburante a base di PFAD può emettere fino a 221 grammi di anidride carbonica (CO2) equivalente per Mega Joule di energia (gCO2e/MJ), secondo una stima di Cerulogy citata da T&E. È solo marginalmente inferiore all’intensità di carbonio dei biocarburanti a base di olio di palma, pari a 285 gCO2e/MJ. I gCO2e/MJ è una misura dell’intensità di CO2, che è la quantità di anidride carbonica emessa nell’atmosfera per Mega Joule di energia generata dalla combustione.

“Erroneamente etichettati come ‘rifiuti’ o ‘residui’ in alcuni paesi, i PFAD sono sottoprodotti del processo di raffinazione dell’olio di palma. Sono legati a impatti ambientali significativi e a cambiamenti indiretti nell’uso del suolo, come nel caso dell’olio di palma convenzionale”, si legge nel rapporto di T&E. Oltre ai derivati dell’olio di palma, l’UE importa quantità crescenti di biocarburanti a base di soia dall’Argentina, dal Brasile e dagli Stati Uniti. T&E sostiene che questa crescente domanda di soia sta contribuendo alla deforestazione su larga scala, soprattutto in Sud America.

Nella scorsa primavera del 2023, il Parlamento europeo e il Consiglio hanno concordato di aumentare l’obiettivo RED (Direttiva dell’Energia Rinnovabile II) dell’UE al 29% rinnovabili nei trasporti entro il 2030. Mentre questa nuova versione del RED ne promuove per la prima volta l’utilizzo, complessivamente aumentato, di energia elettrica rinnovabile e combustibili rinnovabili di origine non biologica (RFNBO).

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