Da Genova a Taranto per i due porti che… contano

Genova  Taranto

(Porto di Genova e di Taranto)

Roma. Per incentivare e convincere gli operatori della capacità portuale del Sistema ligure, è stato devoluto un investimento pubblico di mille euro su ogni treno da 450-550 metri che potrà essere formato e composto sulle banchine di Genova e Savona, con una forte previsione di ricadute occupazionali.

Questo è il ‘regalo di Natale’ per il porto di Genova e Savona, per arginare il e soprattutto per bloccare il forte dislocamento di migliaia di container verso i porti nord europei.
Si parla di un milione e trecentomila container prodotti sull’area che da Milano tocca Bologna e che sono stati trasferiti durante l’anno dai 140 treni che ogni giorno Rotterdam e Anversa spediscono nei terminal ferroviari interni, in cui viene concentrata la merce dei singoli operatori portuali.

Investimenti su piattaforme logistiche che sappiano difendere l’export di un territorio in una stagione di forti preoccupazioni legate allo scenario geopolitico internazionale con navi ferme in giro per il pianeta, precarietà dei valichi e vincoli burocratici imposti allo shipping.

Investimenti su Genova che riguardano treni da 450 metri, gli unici che oggi possono essere formati sulle calate liguri rispetto ai 750 metri abitualmente impiegati dai colossi portuali. E questo per
difendere la posizione ‘marginale’ – ed incentivarla – del Sistema portuale ligure nel Mediterraneo; ma non basta servire solo il mercato interno – vedi i volumi di traffico concentrati sull’area da Milano a Brescia – che rendono non competitiva la modalità di trasporto su ferro rispetto a quella su gomma.
Favorire l’industria dell’automotive per cui industrie europee vorrebbero insediarsi in Liguria e ritagliarsi spazi come quelli di Savona per inviare le proprie auto via treno verso il Sud Europa.

Investire per imprimere un futuro diverso a protezione di un mercato che oggi sopporta problemi locali e ritardi; quindi non sostenibile, visto i maggiori investimenti in infrastrutture da parte dello Stato su tale Sistema portuale a fronte di ostacoli nella realizzazione dei collegamenti ferroviari con i terminal interni. Vedasi il completamento del Terzo valico (atteso alla fine 2026) per realizzare lo standard europeo dei treni da 750 metri fino a Novi-Tortona. Occorre cambiare le pagine di sviluppo già scritte e che non hanno prodotto valore, se si vuole costruire un futuro al passo con una logistica a corta supply chain e per un’economia marittima e portuale che sappia valorizzare i territori e le proprie potenzialità.

Sull’altro fronte, per il Sistema portuale ionico, con un investimento di 34 milioni di euro si prevede per il Gruppo FS-RFI una nuova stazione di Taranto Nasisi. Infatti, di oggi la notizia, che Rete Ferroviaria Italiana (società capofila del Polo Infrastrutture del Gruppo FS) ha pubblicato sulla GUUE (Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea), la gara per la progettazione esecutiva e la realizzazione della nuova stazione di Taranto Nasisi.

Il progetto prevede il recupero della stazione di Taranto Nasisi, nei pressi del quartiere Paolo VI di Taranto, sulla linea Taranto – Brindisi, fra le stazioni di Taranto e Monteiasi-Montasola, con la realizzazione di un nuovo fabbricato viaggiatori, un fabbricato tecnologico, marciapiedi e pensiline, un sottopasso, un terminal intermodale ferro-gomma con un’area parcheggio, apparati di sicurezza e segnalamento, un nuovo sistema di informazioni al pubblico, la realizzazione di tre binari e alcuni adeguamenti dell’impianto di trazione elettrica. La stazione creerà una nuova accessibilità al sistema ferroviario e il prolungamento fino a Nasisi dei collegamenti ferroviari Bari – Taranto, oltre a offrire la possibilità di interscambio modale tra il servizio ferroviario e i servizi extra – urbani su gomma provenienti dalla Provincia di Taranto. L’investimento complessivo è di circa 34 milioni di euro, finanziati con fondi FSC, MEF e FOI. L’attivazione della nuova stazione è prevista per fasi entro il 2026.

Questo agevolerà il Sistema portuale dello Ionio con una la modalità di trasporto su ferro a vantaggio di una piattaforma logistica portuale dell’area ionica-calabra- lucana.
Non a caso, Mercitalia Rail, impresa ferroviaria merci del Gruppo Ferrovie dello Stato, e San Cataldo Container Terminal (SCCT), la società del Gruppo turco Yilport che gestisce il container terminal del porto di Taranto, hanno siglato un accordo per potenziare la logistica del freddo che prevede l’attivazione di un servizio spot per il trasporto di container tipo 45R1 refrigerati vuoti dal Molo Polisettoriale del porto pugliese all’Interporto Toscano Amerigo Vespucci di Guasticce (Livorno).

Il treno, di lunghezza totale pari a 450 metri per un peso complessivo di 400 tonnellate, con a bordo 24 container di tipo HQ frigo, coprirà una distanza di circa 836 chilometri con lo scopo di rifornire i clienti operanti nell’Interporto Toscano di container speciali reefer che rientrano vuoti presso il container terminal di Taranto; la manovra secondaria nello scalo pugliese sarà affidata direttamente alle locomotive da manovra Yilport.
Mercitalia Rail ha evidenziato che il proprio ingresso nel numeroso parco di imprese ferroviarie che già operano nello scalo portuale ionico rappresenta un punto di svolta che potrà garantire un notevole ‘effetto volano’ per lo sviluppo futuro del container terminal di Taranto, considerando inoltre il fatto che per la prima volta per il Polo Logistica del Gruppo Ferrovie dello Stato potrà utilizzare come collegamento direttamente il porto di Taranto.

Ed ancora, ieri, il Il Consiglio dei Ministri ha approvato due disposizioni importanti sul lavoro portuale. Il vice ministro alle Infrastrutture e Trasporti, Edoardo Rixi, ha riferito che “di fatto viene prolungata l’operatività dell’Agenzia per la somministrazione e la formazione del lavoro nei porti di transhipment di Gioia Tauro e Taranto e viene estesa alle Autorità Portuali – anche per il 2024 – la possibilità di sostenere economicamente le imprese autorizzate a svolgere operazioni e servizi portuali, nonché i soggetti fornitori di lavoro temporaneo, negli scali nazionali”. Ricordando che “in molti porti nazionali i conflitti in Ucraina e in Medio Oriente hanno comportato una flessione dei traffici con relativa diminuzione dei turni lavorati dalle imprese che forniscono la manodopera”, Rixi ha evidenziato che i provvedimenti adottati dal Governo rappresentano “un passo avanti a sostegno di un comparto fondamentale per mantenere efficienti flussi commerciali e contribuire alla crescita economica dei territori”.