I portuali dei porti della zona europea hanno tenuto una riunione online per mettere in comune tutti i problemi esistenti in Europa e per cercare soluzioni per il presente e il futuro.
Barcellona. L’International Dockworkers Council (IDC), la federazione sindacale internazionale a cui aderiscono associazioni dei lavoratori portuali, si è espressa sui principali problemi del lavoro portuale in Europa, proponendo le iniziative da assumere affinché si faccia un salto operativo nella parità di genere assicurando una maggiore presenza delle donne nel settore.
A seguito della relazione dei paesi presenti nel Concilio dell’altro giorno, sono state discusse le azioni da realizzare nell’ambito dell’Ufficio di dialogo sociale della Commissione europea, in cui è presente l’IDC.
L’obiettivo è perseguire l’uguaglianza di genere e una maggiore presenza delle donne nella professione. Inoltre, i partecipanti hanno manifestato preoccupazione per una possibile estensione del cosiddetto regolamento di esenzione per categoria dei consorzi, che andrebbe a beneficio degli armatori.
I delegati hanno affrontato l’impatto sui lavoratori portuali dell’entrata in vigore del sistema EU ETS per la tassazione delle emissioni delle navi che potrebbe indurre alcune Compagnie di navigazione a delocalizzare gli scali delle proprie navi fuori dai porti europei per evitare di incorrere nel pagamento di queste nuove tasse.
La norma europea ETS-EU – è stato sottolineato – danneggia soprattutto i porti con un’elevata quota di traffico di transhipment, dato che tale traffico può essere trasferito e gestito in qualsiasi terminal. “L’Europa se non si modificano le regolamentazioni si ridurrà la competitività dei paesi europei e, nel breve termine, si causerà una fuga di scali di navi”, è stato rilevato.
L’IDC ha riferito che i porti e le istituzioni delle Comunità Autonome Marittime della Spagna si stanno attivando affinché l’entrata in vigore il prossimo primo gennaio della direttiva europea 2023/959, che estende al trasporto marittimo il sistema per lo scambio di quote di emissioni dei gas ad effetto serra nell’UE, non penalizzi i porti spagnoli, in particolare quelli più attivi nel traffico di transhipment, inducendo gli armatori a indirizzare le loro navi verso porti extraeuropei al fine di non incorrere nei pagamenti previsti dal nuovo sistema di tassazione delle emissioni navali.
Inoltre, si è discusso anche del generalizzato calo dei traffici in gran parte dei porti europei e il tentativo di alcuni armatori di effettuare attività in autoproduzione nei porti, affidando agli equipaggi delle proprie navi le operazioni che sono invece di competenza dei lavoratori portuali.
Così, porti e lavoratori portuali provenienti da tutto il mondo si trovano ad affrontare una serie di problemi comuni: perdita di posti di lavoro, diminuzione della qualità del servizio, aumento del rischio di incidenti, instabilità sul lavoro.
L’IDC, come federazione sindacale, si affida ai suoi principi fondamentali come organizzazione della classe operaia, unitaria, indipendente, democratica, rappresentativa e di riunione. Attualmente, più di 120.000 lavoratori portuali sono affiliati in tutto il mondo, una cifra che sta aumentando man mano che le nuove organizzazioni sindacali si uniscono all’IDC. La globalizzazione dell’economia, come avviene attualmente, aumenta la massima flessibilità dei mercati e della forza lavoro. Ciò si traduce in una deregolamentazione dei regolamenti portuali e in un costante calo dei guadagni di posti di lavoro dei lavoratori, con l’unico obiettivo di ottenere un maggiore margine di profitto nelle operazioni commerciali.
La risposta sindacale a questa situazione si cristallizza nell’IDC, l’unica organizzazione internazionale che riunisce in un’unica voce i diversi collettivi e sindacati dei lavoratori portuali. Attraverso l’IDC, i lavoratori portuali possono sollevare le loro richieste nei forum decisionali internazionali, attraverso un’organizzazione propria che comprende e combatte per le sue richieste e preoccupazioni.
Inoltre, tutti i delegati presenti all’incontro on-line hanno sottolineato la situazione dei lavoratori compagni dell’Ucraina, in guerra, con i suoi porti bombardati. Senza grandi misure di sicurezza, molti docker hanno dovuto lasciare la loro professione per andare sul fronte della guerra in difesa del loro paese dagli attacchi delle truppe russe.