Bruxelles. La Commissione Europea ha comunicato la chiusura della consultazione avviata ad agosto sul tema ‘porti di scalo‘ nell’ambito della regolamentazione sulla tassazione delle emissioni delle navi (Emission Trading System) che entrerà in vigore a gennaio 2024. Regolamentazione che in sostanza penalizzerà proprio i porti euro-mediterranei. A parte le contestazioni comunicate da Assoporti e Federagenti per spiegare alla Commissione che un tale regolamento inficerebbe proprio la competitività dei porti Europei. Infatti, la tassa ETS imposta alle navi per ogni scalata in porti europei dipende non solo dal sistema di propulsione della nave, ma anche dalla sua rotta seguita.
Due sono le opzioni (ndr.36 proposte emendative presentate a Bruxelles per modificare la normativa antiemissioni, come da precedenti articoli, 20.09.2023): a) estendere ai porti di transhipment europei lo status di Tangeri e Port Said; b) ampliare la lista di scali extraeuropei da equiparare al regime di Tangeri e Port Said, giusto per rendere la concorrenza fra porti equa ed evitare la fuga del transhipment dai porti europei.
Il gruppo Msc, favorevole alla prima opzione, ha presentato più osservazioni a firma del Terminal Normandie di Le Havre, Terminal Mct di Gioia Tauro, gruppo terminal Til, Terminal Vlc (Valencia), oltre all’Associazione armatoriale Assarmatori sostenuta dal gruppo Msc.
Mentre per la seconda opzione troviamo l’Associazione delle Autorità Portuali Europee Espo, con una lista di porti che già andrebbero esclusi da quelli di scalo: Tekirdag Asyaport in Turchia e Abu Qir, Egitto; e una lista di porti da monitorare: Sokhna, Damietta, Alessandria in Egitto, Nador West Med in Marocco, Rades in Tunisia, Algeri e Cherchell in Algeria, Beirut in Libano, Haifa, Ashdod in Israele, Ambarli, Kocaeli, Aliaga e Mersin in Turchia.
Sul fronte governativo, si deve segnalare il Governo spagnolo che si è pronunciato con l’organismo dei Puertos de l’Estado e con la Direzione Generale della Marina Mercantile; anche il Governo di Malta è intervento tramite il Ministero degli Affari Europei. Altri paesi europei, come Italia e Grecia non hanno ritenuto partecipare!
Fra gli operatori privati del settore troviamo gli interventi dei terminal di Psa Sines (Portogallo) e Malta Freeport (Cma Cgm).
In Italia, si segnala solo gli interventi di Assoporti e Federagenti, l’Autorità di Sistema Portuale di Gioia Tauro, tutti a favore della prima opzione (Msc).
In ultimo, l’altro giorno, l’International Chamber of Shipping (ICS) è intervenuta per criticare l’UE (ETS). Simon Bennett, Vice segretario generale dell’ICS, ha sottolineato “l’importanza” di “un quadro giuridico nel trasporto marittimo” e ha sottolineato le “sfide e i rischi da altre normative unilaterali”; tuttavia i membri dell’ICS sono insoddisfatti di questo accordo EU ETS.
Per questo l’ICS ha chiesto agli Stati membri dell’IMO di aumentare l’ambizione della loro strategia di riduzione dei gas a effetto serra in linea con una traiettoria di emissioni nette zero entro il 2050. ICS continua ad affermare che le proprie proposte per un sistema globale, “… come la proposta di Fondo e Ricompensa”, sarebbero preferibili alle “applicazioni regionali di misure basate sul mercato come l’EU ETS”, che si applicherebbe solo al 7,5% delle emissioni delle navi; e che comunque, schemi unilaterali e regionali come l’ETS non ridurrà le emissioni globali nella misura necessaria”.