(La nave di Greenpeace Arctic Sunrise; foto courtesy Greenpeace)
Mosca. La sezione russa del gruppo ambientalista Greenpeace non potrà più operare le proprie performance, dopo che le Autorità russe hanno dichiarato il gruppo una ‘organizzazione indesiderabile’, vietandone di fatto l’attività.
Con una sentenza, il Procuratore Generale russo ha affermato che Greenpeace ha cercato di ‘interferire negli affari interni dello stato’ ed è stata ‘impegnata nella propaganda anti-russa’ chiedendo sanzioni contro Mosca.
La definizione ‘indesiderabile’ è stata applicata a dozzine di gruppi stranieri da quando Mosca ha iniziato ad applicare un elenco di ‘indesiderabili’ nel 2015, e di fatto vietando un’organizzazione a titolo definitivo dall’operare propaganda anti-russa.
La sezione Greenpeace Russia, in una dichiarazione pubblicata su Telegram, ha detto: “Questa decisione rende illegale la prosecuzione di qualsiasi attività di Greenpeace in Russia. Pertanto Greenpeace è costretta a chiudere”.
Successivamente, l’amministratore delegato della sezione russa di Greenpeace, Sergei Tsyplenkov, ha dichiarato che avrebbe valutato tutte le considerazioni legali prima di decidere se presentare ricorso contro la sentenza; anche perché non si ha conoscenza nella giurisprudenza internazionale di eventuali ricorsi contro una simile decisione.
La Russia aveva già avviato un procedimento penale contro gli attivisti di Greenpeace nel 2013 quando tentarono di scalare una piattaforma petrolifera offshore nell’Oceano Artico appartenente al gigante energetico statale Gazprom, per protestare contro la produzione di petrolio dell’Artico. Gazprom, in quell’occasione, affermò che la protesta minacciava di avere conseguenze ‘tragiche’ per i lavoratori subacquei impegnati in quel momento. In quell’incidente, i Servizi di Sicurezza russi salirono a bordo della barca del gruppo, registrata in Olanda, e arrestarono i suoi 30 membri dell’equipaggio e poi indagati per pirateria.
Greenpeace, nata dal movimento antinucleare e di controcultura della fine degli anni ‘60, è una delle organizzazioni ambientaliste più grandi e riconoscibili al mondo, che opera in oltre 50 paesi. “Spero che la protesta ambientale sia ancora consentita nel nostro paese”, ha affermato Tsyplenkov. “Spero che lo Stato non perseguiti i nostri dipendenti, me compreso”.