Sala gremita di gente per la conferenza dedicata a Carlo Sciarrelli organizzata dalla Compagnia della Vela di Venezia presso la Sede Nautica di San Giorgio. Oltre 250 le persone che hanno partecipato alla serata moderata da Cristina Giussani, dove armatori, costruttori, appassionati e amici provenienti da diverse parti d’Italia, hanno condiviso l’ esperienza avuta con il grande progettista navale triestino.
“Da questo incontro – ha commentato soddisfatto il presidente della CDV Giuseppe Duca – è emerso il grande affetto per Sciarrelli e la dimostrazione che a Venezia il mondo della vela sia molto vivo e sentito.”
Una quarantina gli scafi rintracciati in laguna da Roberto Zavagno, curatore dell’incontro, e per spiegare l’elevata presenza di queste barche, fa un’analisi storica a partire dagli anni venti quando a Venezia c’è una fervida attività velica, come si vede dai filmati dell’epoca Ma finita la guerra le grandi barche spariscono e si riparte dalla nautica popolare. Bisogna attendere gli anni sessanta, quando la nautica italiana non esiste ma si mantiene una tradizione velica in città come Venezia, Trieste e alcune del tirreno, per l’affermazione di Sciarrelli che inizia a progettare ispirandosi alla cultura anglosassone da designer nautici quali Robert Clark o Sparkman&Stephens, affinando l’estetica.
Moltissime quindi le testimonianze che si sono succedute, tra queste l’amico di gioventù Ugo Pizzarello che ha raccontato gli anni trascorsi assieme a Trieste, dalla passione per lo sport velico “Carlo non era un grande regatante, ma un bravissimo marinaio”, ai primi studi sull’essenza della barca.
Gilberto Penzo, esperto di barche tradizionali e costruttore di modelli, ha ricordato tutte le volte che si è recato presso il suo studio a Venezia, per chiacchierare e si metteva a disegnare le sezioni facendo i sesti con il “pedocio”, come lui chiamava il suo particolare curvilineo. L’ultima volta lo vide nel 2003 quando venne a ritirare la laurea honoris causa in architettura navale allo Iuav.
Non sono mancate le risate, nel raccontare aneddoti di un uomo che sapeva essere burbero, scontroso, ma poi ti entrava nell’anima, come riferito dal milanese Renato Pirotta, che lo conobbe per farsi consigliare l’acquisto di una delle sue barche usate “mi fece penare prima di dirmi cosa prendere, ma poi diventammo amici e quando è venuto meno, è stata la persona che mi è mancata di più nella mia vita.”.
Si sono susseguiti i racconti dei costruttori, dalla creazione di Anfitrite del 1960 dal cui progetto, assieme a quello di Aglaja, derivarono poi gran parte dei suoi scafi. Guardava alla bellezza della forma, ma senza mai dimenticare la sostanza.
“Parlava di tutto, fuorché di barche. Ma ogni tanto buttava lì un’osservazione tecnica dove imparavi tanto” ricorda Giulio Ciano Bassetti.
Al termine, il presidente Giuseppe Duca ha consegnato un premio a Bruno Soldati per aver effettuato il giro del mondo con una barca Sciarrelli.