Lungo le rive del fiume Mekong, con una zattera auto costruita con materiali di scarto, per testimoniare lo stato di inquinamento di uno dei fiumi più lunghi al mondo. Per la prima volta con l’esploratore anche tutta la famiglia.
Milano– Riprende il progetto 10Rivers1Ocean di Alex Bellini, esploratore e divulgatore ambientale, che dal 2019 naviga sui fiumi più inquinati di plastica al mondo al fine di raccontare tutte le facce della sostenibilità e dell’insostenibilità. Dopo il fiume Indo, il Gange, il Pacific Garbage Patch, il Fiume delle Perle e il Nilo, siamo alla settima tappa per testimoniare in presa diretta lo stato di inquinamento delle acque fluviali, responsabili del 90% della plastica che dal loro corso contamina direttamente il mare. Questa volta la destinazione è il fiume Mekong, il settimo più lungo al mondo. Alex Bellini non viaggerà da solo: con lui sulla zattera, da fine dicembre, tra Laos e Cambogia ci saranno Francesca, compagna di vita, ma anche di lavoro, nonché ideatrice, insieme all’esploratore, del progetto 10Rivers1Ocean, e le loro due figlie Sofia e Margherita, rispettivamente di 13 e 11 anni.
Il viaggio comincerà dalla ex colonia francese Savannakhet, nel Laos, e per circa 600 km, fino a Phnom Penh, capitale della Cambogia, si snoderà tra alcuni dei paesaggi più variegati esistenti, con morfologie che vanno da profonde gole, a grandi laghi, sponde di uno dei sistemi fluviali biologicamente più diversificati del mondo, superato solo dall’Amazzonia e dal Nilo.
Il Mekong, conosciuto anche con il nome Fiume Madre, ha assicurato per secoli, la sopravvivenza dell’80% della popolazione che vive lungo le sue rive. Le sue acque si presentano di un colore reso fangoso dai numerosi sedimenti presenti, essenziali alla sopravvivenza dei pesci, nonché alla fertilità delle terre arricchite del limo raccolto lungo i 4800 km del percorso. Da oltre 15 anni questo prezioso corso fluviale – per secoli culla di civiltà antichissime e descritto nel tempo come luogo di un fascino commovente per la sua silenziosa tranquillità – è vittima di un degrado ambientale gravissimo dovuto all’eccessiva antropizzazione e conseguente sfruttamento scellerato delle sue risorse. Si ricorda la costruzione di numerose dighe, la smodata estrazione di acque sotterranee, l’inquinamento delle città in rapido sviluppo e la deforestazione. Non ultimo, infine, il cambiamento climatico che continua a modificare lentamente i modelli meteorologici e il derivante aumento delle temperature che sta ripopolando gli habitat di specie invasive che, a loro volta, incrementano la fragilità della regione.
Un viaggio ad alto impatto per lanciare l’ennesimo allarme sulla grave situazione globale e altamente dannosa per la sopravvivenza di chi vive lungo quelle rive. Ma anche un viaggio ad alto tasso educativo: questa navigazione è, infatti, il punto di arrivo di un percorso di crescita fortemente incentrato sulla convinzione che sin da piccoli si debba essere educati a vivere “nella natura” facendone esperienza diretta, come facilmente accade in altri contesti europei. Condividere le proprie sfide con con due adolescenti, dimostrando come alcune scelte siano totalizzanti, è un passaggio necessario per invitarle a prendere posizione e a toccare con mano il “disastro” ambientale in cui viviamo, non senza un certo ottimismo circa il cambio di atteggiamento necessario partendo proprio dai ragazzi.
“Arriva sempre il momento in cui un chitarrista mette nelle mani dei propri figli la chitarra, o un panettiere fa far loro la prima infornata. Ecco, questo viaggio per me è come mettere nelle mani delle mie figlie i miei strumenti del mestiere che tanto hanno contribuito ad accrescere la mia sensibilità nei confronti dell’ambiente. Hanno viaggiato con noi anche in passato, ma questo ma questa sarà una delle imprese che si ricorderanno per il resto della loro vita e mi auguro possa rappresentare il viaggio della consapevolezza”. Commenta così l’esploratore che si avvia a concludere un anno in cui è stato protagonista di importanti progetti personali, dalla partecipazione a COP27, al libro recentemente pubblicato per Feltrinelli, Viaggio a Oblivia, fino al documentario È solo acqua e vento, il ritratto, curato da Luca Rosini, che Rai Documentari ha dedicato alle sue numerose imprese (disponibile su Raiplay), dalle traversate oceaniche, ai deserti, ai ghiacciai fino ai continenti per superare i propri limiti, e cercare una strada possibile oltre le insidie della condizione umana.
Alex Bellini racconterà la sua impresa attraverso i profili social e sul sito www.10rivers1Ocean.com
IG: @alexbellini_alone