Roma. Il Governo Draghi spinge e accelera sul dossier balneari. Si afferma che le gare dovrebbero partire dal 2023 e già nel prossimo CdM si discuterà delle norme che dovrebbero consentire lo svolgimento delle gare per le concessioni demaniali marittime a uso turistico – ricreativo. L’idea chiave sarà quella di tener conto degli investimenti fatti dai concessionari uscenti fissando punteggi da attribuire in base all’impegno finanziario e con la possibilità di prevedere indennizzi. Con la contrarietà degli attuali gestori delle concessioni, il Governo Draghi intende disciplinare la riassegnazione delle concessioni sul demanio marittimo, dopo che il Consiglio di Stato lo scorso novembre ha annullato la proroga al 2033 e imposto le gare entro due anni.
Per questo Draghi presenterà un emendamento al disegno di legge ‘concorrenza’ all’esame del Senato, scongiurando così una sanzione europea collegata alla procedura di infrazione in corso sulla direttiva Bolkestein (direttiva Ue sulla liberalizzazione delle concessioni pubbliche e che riguarda anche le spiagge italiane). Le nuove concessioni dovrebbero partire dal 2024, mentre le gare dal 2023; l’orientamento di tutte le forze di maggioranza sia quello di ragionare su un testo che preveda delle forme di bando.
Stiamo parlando di venticinquemila chilometri di coste invece di settemilacinquecento, oltre centocinquantamila concessioni invece di trentamila. Il Governo ha esteso la riforma delle concessioni balneari anche a laghi e fiumi (legge 13 ottobre 2020, n. 126), ma nella mappatura dell’esistente non ha tenuto conto dei (grandi) numeri che riguardano queste realtà e che modificano drasticamente la prospettiva di tutta l’impalcatura regolatoria.
Assobalneari – Confindustria si sono dichiarati contrari perché il provvedimento non tiene conto della dei gravi problemi che attraversa la categoria quali il rincaro dei costi energetici che sta devastando famiglie e imprese, costringendo molte di queste alla chiusura. “Non comprendiamo – si afferma nella nota – la priorità del Governo a svendere il patrimonio costiero turistico dell’Italia invece di tutelarlo”. Ed ancora – si legge nella nota di Assobalneari e Confindustria – “Sempre più spesso ci accorgiamo che al posto di salvaguardare il patrimonio economico del nostro paese, al contrario si pensa di offrire agli investitori stranieri la possibilità di calare in Italia e fare razzia di quanto più prezioso e importante ha la nostra penisola. Gli esempi sono numerosi: oltre a quello che riguarda le coste e le imprese turistiche (alberghi, campeggi, stabilimenti balneari, porti turistici, punti di ormeggio, eccetera) ricordiamo di recente il tentativo di svendita delle concessioni idroelettriche che sono da ritenersi, come le coste italiane, un bene strategico e fondamentale per la nostra economia.
Sembra che l’ombra del panfilo Britannia navighi ancora a ridosso delle coste italiane” (teoria del Super Mario e del suo discorso sulle privatizzazioni italiane nel 1992 sul panfilo Britannia della reale famiglia inglese). Si è convinti – da parte dei concessionari balneari- che non si potrà cancellare con legge le moltissime imprese storiche che, pur insistendo sul suolo pubblico, rappresentano delle proprietà private a tutti gli effetti e pertanto, qualora venissero espropriate, hanno diritto ad un equo indennizzo e né affidate al miglior offerente.