Un vero Signore della Vela, punto di riferimento per tutti gli equipaggi
Tanti i ricordi, fra i quali quello di Cino Ricci, con lui su Azzurra nel 1983
La Classe Italiana J24 saluta con tristezza Fabio Apollonio, presidente della Classe Italiana J24 dal 4 aprile 2019 e a lungo Capo Flotta del Garda, regatante instancabile con il suo JOc Alce Nero e da sempre grande appassionato della Vela (fu, fra l’altro, uno dei protagonisti del successo di Azzurra nella Coppa America del 1983), ma soprattutto un caro Amico e un vero punto di riferimento per tutti gli equipaggi e per la Vela Italiana.
Persona affabile e ben voluta, lungimirante e serio commercialista, per il suo modo di essere, la sua disponibilità e il suo sorriso non mancherà solamente ai suoi affetti più cari ma anche alle persone che hanno avuto il piacere di conoscerlo e frequentarlo.
A riprova del suo grande amore per il mare e per la sua Città e nel rispetto delle sue volontà, saranno le acque di Trieste a custodirne le ceneri.
“La presidenza della J24 Class Association Of Italy A.D.S è un giusto riconoscimento ad un vero Signore della Vela, sempre discreto e corretto che in questi anni ha dato tanto a tutti i regatanti J24, cambiando il clima della Classe Italiana e restituendole il giusto spirito di andare in mare.”
aveva detto Pietro Diamanti che, dopo due mandati da Presidente e in accordo con tutti i Consiglieri, aveva proposto alla Presidenza l’Amico con il quale si consigliava sempre, concordando e condividendo tutte le decisioni importanti, non solo della Classe J24 ma della vita.
Considerando la sua modestia e il suo carattere schivo, forse pochi erano a conoscenza dei grandi risultati ottenuti da Apollonio nel mondo della Vela: fra i principali, il titolo di campione mondiale 12 Metri S.I. nel 1984, i cinque titoli tricolore ottenuti nel 1967 in FD in equipaggio con Marco Cobau, nel 1971 e nel 1972 con il Tornado, nel 1979 in V Classe IOR e nel 1981 in III Classe IOR. Inoltre ha partecipato a più di 40 Barcolane (l’ultima è stata la mitica N° 50 nel 2018) e alla campagna della Coppa America nel 1983 con Azzurra nel ruolo di grinder, prendendo parte a tutte le regate.
Da questa esperienza aveva scritto il libro “Azzurra a Newport” edito da Mursia nella collana Biblioteca del mare e illustrato dalle foto di Franco Pace.
Ed è proprio Cino Ricci a ricordarlo così: “Apo non é più fra noi. Voglio spendere due parole su di lui perché quando si è proposto ho tentato di dissuaderlo dicendogli le frasi fatte che si dicono nella circostanza. Avevo davanti un uomo che aveva un lavoro e una famiglia a cui promettevo soltanto soddisfare la sua passione per la vela e dimenticare tutto per un lungo periodo. La sua risposta fu laconica, ho già deciso. E da allora è stato un esempio per tutti. Puntuale, preciso, sempre pronto senza tante chiacchiere, senza mugugni e adatto ad ogni compito.
Non c’è altro da dire, abbiamo perso un UOMO. Sarà come per tutti noi sempre nel nostro gruppo che vivrà fino all’ultimo che celebrerà tutti gli altri.”
Il suo ricordo anche nei tanti altri messaggi ricevuti, soprattutto dal suo equipaggio: “Ci sono persone speciali che lasciano un segno profondo dentro di noi e tu sicuramente sei tra quei pochi. E’ stato un privilegio essere su Joc per così tanti anni e tante regate, è stata una scuola di vita prima che una scuola di vela.
Ci hai insegnato l’umiltà di un grande velista, il rispetto per l’avversario, la correttezza sempre anche nelle situazioni maggiormente avverse, doni preziosi e rari soprattutto nei contesti dove la competizione spinge tutti verso il traguardo. Mancheranno i tuoi silenzi, i tuoi sigari, il tuo sguardo attento ad ogni minimo dettaglio, mentre resteremo noi, il tuo team, che ci porteremo dietro questo gran bagaglio di esempio.
Un caro saluto da chi “imparava con gli occhi” ” Al ricordo di Adriana Rosa, si aggiunge quello di un altro membro dell’equipaggio: “Ciao, sono Fabio, vieni a fare regate con noi? Rimango ammutolito un attimo, poi, rispondo: ‘dimmi, se riesco molto volentieri, è un onore. Ma per quale regata?’ ‘ma per tutte, mi piacerebbe che tu facessi parte del nostro equipaggio.’ un brivido mi viene alla schiena. Io? ha scelto me? Ma perché? Ma come faccio ad essere stato scelto? Cosa ha visto in me?. Mi ricompongo un attimo. ‘ma quale ruolo? Non so se sono all’altezza del vostro livello.’ ‘non ti preoccupare, vai bene cosi. ‘ma sei sicuro? facciamo una prova.
Magari cambi idea.’ dall’altra parte, con un sorrisino che usciva dalla sua voce ‘dai, vieni, poi vediamo’. E sono cominciati tre anni di regate in tutta Italia, in cui ho imparato di tutto, assorbito tanta sensibilità sulle vele, sulla barca, sulle andature, sull’imparare ad attendere, ma cercare l’attimo, sempre, guardare all’obiettivo finale, decidere in sua funzione ma, soprattutto, imparare che equipaggio è stare in barca tutti insieme, in silenzio, a guardarla, ad ascoltarla, a coccolarla, a controllare che tutto sia a posto, una, due, tre volte e, se hai un dubbio, anche quattro.
Con calma ma sempre sulla barca, sempre in barca sempre con la barca. Parlare con il silenzio, con uno sguardo, con un sorriso, sempre disponibile per aiutare i tuoi e gli altri equipaggi. E la bandiera di protesta sempre ricoperta, orgogliosamente ammuffita. ‘non si protesta, mai’. E ti rendi conto che le Amicizie nascono naturalmente, non è questione di età, è questione di rispetto, di tendere una mano. Ciao, Fabio, Amico mio, con te se ne va un altro dei miei fari.