I “Ragazzi del Moro” di nuovo insieme per la Veleziana 2020

Dopo 30 anni lo storico equipaggio si è riunito omaggiando la

I “Ragazzi del Moro” di nuovo insieme per la 2020, 13. edizione dell’evento organizzato dalla Compagnia della Vela. A bordo della freccia rossa veneziana, il cui armatore è Gianfranco Natali, si sono infatti riuniti otto dei protagonisti di quella barca che fu in grado di tenere incollati davanti alla tv tanti veneziani. Le levatacce notturne per assistere alle gesta di quel gruppo di sportivi restano indelebili nella mente degli appassionati, al punto che, nonostante siano passati oltre 30 anni, il Moro resta sempre il Moro.

La Compagnia della Vela non dimentica, celebrando il “suo” storico connubio. Atteggiamento reciproco dato che anche ieri l’imbarcazione ha issato i colori e il guidone del club nautico, come da prassi.
Dalla del 1991 alla Veleziana 2020 sono in tanti ad aver voluto ritrovarsi, come racconta PierFrancesco Dal Bon, timoniere ieri, e parte dell’ampio gruppo di allora formato da 35 persone: «Da veneziano è un orgoglio salire a bordo del Moro, oltre che un’emozione dopo 30 anni rivedere persone che mi hanno cambiato la vita. Purtroppo per problemi di lavoro non tutti hanno potuto prender parte a questa avventura, ma presto ci sarà nuovamente l’occasione».

Di quella bella pagina di storia veneziana erano presenti: Dudi Coletti (Skipper/Tailer), Davide Innocenti (Tattico), Vittorio Landolfi (Prodiere), Marco Schiavuta (Drizzista), Daniele Bresciano (Tailer), Carlo Castellano (Grinder), Sergio Mauro (Grinder). Oltre a loro, a completare l’equipaggio c’erano: Carlo Brenco (Randista), Paolo Masserdotti (Navigatore), Luca Giacomini (Tailer), Piergiorgio Oss (Aiuto prodiere), Gianni Cosenza (Volantista), Alessandro Bortoluzzi (Grinder), Nicola Catullo (Grinder), Eleonora Tonello (Jolly). Come ospiti c’erano il consigliere delegato del Comune di Venezia Paolo Romor, il direttore della comunicazione di Vela Fabrizio D’Oria, Giorgio Sulligoi e Meik Andriani.

Il Moro si è classificato ottavo, un risultato di tutto rispetto per il “trentenne”: «È il massimo a cui potessimo aspirare per una barca di 30 anni, pesa il doppio e ha una tecnologia che nulla ha a che vedere con quelle moderne. Rispetto ai bolidi di oggi il concetto è diverso e poi è uno scafo da coppa, adattato alle regate generali», continua Dal Bon.

Il timoniere esprime orgoglio soprattutto per la partenza, definita “da manuale”: «Siamo partiti con le mure a sinistra nonostante i , si vede che “i vecchietti” hanno saputo dare filo da torcere a equipaggi ben più giovani formati da professionisti, una soddisfazione che è valsa la giornata».
Per omaggiare il club di appartenenza, l’equipaggio a fine regata ha fatto quattro giri davanti alla sede storica della Compagnia della Vela, quindi tutti si sono posti sul lato sinistro, in piedi, a braccia alzate, per un saluto da brividi alla sua storia, alla Compagnia della vela.