Per un’archeo-antropologia degli itinerari storici: la via Traiana

L’uomo, umanizzandosi, aveva acquisito insieme alle gambe diritte e al passo aitante un istinto migratorio, l’impulso a varcare lunghe distanze nel corso delle stagioni; questo impulso era inseparabile dal sistema nervoso centrale; e quando era tarpato da condizioni di vita sedentarie trovava sfogo nella violenza, nell’avidità, nella ricerca di prestigio o nella smania del nuovo (Chatwin 1996: 27).

Queste parole di Bruce Chatwin, scrittore inglese di racconti e romanzi di viaggio, consentono di riflettere su come i più importanti maestri delle religioni orientali e occidentali abbiano indicato nel pellegrinaggio perpetuo l’unica via per raggiungere la salvezza interiore, una modalità per ristabilire l’equilibrio armonico tra l’essere umano e la natura.

L’atto del cammino è andato arricchendosi di nuovi significati e valori, inscrivendosi in percorsi iniziatici, in riti, in vie sacre, pellegrinaggi ai santuari, processioni, così come nella letteratura attraverso i romanzi di formazione e i percorsi narrativi.
Comprendiamo allora come prima di innalzare monumenti o semplici costruzioni, l’uomo possedeva una forma simbolica con cui trasformare il paesaggio (Careri 2006): il cammino.

È attraverso questa modalità che l’uomo ha incominciato a costruire lo spazio circostante, poiché l’esplorazione e il movimento sono necessari in qualsiasi territorio ai fini della sopravvivenza e del reperimento di informazioni utili per se stesso e il proprio gruppo di appartenenza: modificando i significati dello spazio attraversato, il percorso è la prima azione estetica che ha costruito un nuovo ordine sui territori ove si sono sviluppate in seguito le più importanti relazioni sociali e culturali.

La storia dell’umanità dunque è un storia fatta di cammini, di migrazioni, di scambi culturali avvenuti sulle vie e attraverso le vie. Questo interesse per gli itinerari storici è importante per riscoprire i processi sociali e le dinamiche storiche che hanno contraddistinto l’evoluzione dei luoghi e delle città.
In questa sede ci occuperemo della Via e del suo legame con la , in particolare con la città di .

La Via Traiana fu costruita tra il 108 e il 110 d.C. per iniziativa dell’imperatore Traiano che, per agevolare le comunicazioni con l’Oriente, rese carrozzabile un antico tratto viario alternativo all’Appia antica che univa Benevento a Brindisi. Rispetto alla ben più nota consolare Appia, quel nuovo tracciato consentiva appunto di raggiungere Brindisi con maggiore facilità solo per il fatto che abbreviava il tratto montagnoso dell’Appennino dauno sfruttando la comoda percorribilità del Tavoliere e della pianura costiera. A Benevento, all’inizio del nuovo percorso, l’imperatore fece erigere nel 114 d.C. un arco trionfale che celebrava lo straordinario lavoro effettuato, e rappresenta uno dei più importanti monumenti dell’antichità.

Da Benevento la strada scendeva verso Aecae (Troia) e attraversava il Tavoliere fino ad Herdonia (Ordona); di qui, superato l’Ofanto con un imponente ponte a cinque arcate, raggiungeva Canusium (Canosa di Puglia). Attraversato il centro canosino, la strada proseguiva poi verso Rubi (Ruvo di Puglia), e correndo ad est dell’abitato puntava in direzione di Modugno fino a Caeliae (Ceglie del Campo), poi per Norba (Conversano) e Monopoli. Da Rubi una variante litoranea raggiungeva Barium (Bari) non senza aver toccato Butuntum (Bitonto); in entrambi i casi il tracciato procedeva poi, vicinissimo alla costa, fino ad Egnathia, grande sito archeologico tuttora attivo. La strada toccava poi e Carovigno, giungendo infine a Brundisium (Brindisi).

Un prolungamento più tardo, denominato “Via Traiana Calabra” (Calabria era detta, in epoca romana, la parte meridionale della Puglia), collegò Brindisi alla città di Hydruntum (), passando per Valesium e per Lupiae(Lecce). Lungo il percorso la strada attraversava, oltre ai centri citati, una serie di stazioni di posta dette stationes, ovvero luoghi di sosta che potevano essere attrezzati al pernottamento dei viaggiatori e per la custodia di carri e cavalli (mansiones), o invero predisposti solo per il cambio dei cavalli e per brevi stanziamenti (mutationes).

Anche nel Medioevo l’asse della strada restò l’itinerario preferito per raggiungere i porti di imbarco per la Terrasanta.
Per ciò che concerne le fonti che descrivono la via Traiana, la più antica è opera dell’Abate dello Jacopo; non mancano però testimonianze che documentano l’esistenza di vie precedenti a quella Traiana, come quella di Strabone, che ricorda due strade alternative per raggiungere Roma da Brindisi: una è l’Appia, l’altra è invece una strada che attraversava il territorio dei Peucezi, dei Dauni e dei Sanniti.

Orazio descrive invece una via che seguiva la valle del Calaggio fino al torrente Canneto, poi, si dirigeva verso Rocchetta S. Antonio, Candela, e qui seguiva un percorso parallelo all’Ofanto. Un passo di Galeno rende noto un tipo di intervento promosso dallo stesso Traiano nello specifico programma politico di ripristino e adeguamento della rete viaria, nell’Italia meridionale.

La via Traiana è inoltre indicata anche nei vari Itinerari, sia il più antico l’Itinerarium Antonini che nell’Itinerarium Burdigalense, il noto resoconto redatto da un pellegrino di Bordeaux, e, soprattutto, nella Tabula Peutingeriana.
Verso la fine del XIX secolo, un altro grande storico, prete e vescovo di Telese, Jannachini, con la sua opera del 1885 L’andamento della via Traiana, riprende in maniera più dettagliata gli studi sulla viabilità attraverso lo studio della toponomastica e delle strutture evidenziate lungo i percorsi; è il primo studioso ad occuparsi dell’asse stradale traianea, della quale se ne erano nei secoli perse le tracce e il reale andamento.

Il Pratilli (prete, archeologo e antiquario napoletano) nel 1745 redige l’opera Della via Appia riconosciuta e descritta da Roma a Brindisi, in cui, oltre a sintetizzare i vari itinerari, riporta cartograficamente la viabilità antica secondaria, anche se con i nomi modificati.
Per l’identificazione sul terreno di questa importante arteria resta fondamentale il lavoro di Ashby all’inizio del XX sec., che ne ripercorse integralmente il cammino, dandone una completa e dettagliata descrizione, in particolare dei resti della massicciata stradale e delle opere infrastrutturali ad essa collegate che rimanevano ancora visibili.

Queste breve analisi sulla via Traiana intende essere un punto di partenza per riflettere sui progetti di studio, ricerca e valorizzazione di questo itinerario storico: Brindisi e il suo porto sono inscritti in una fitta rete di simboli, pratiche sociali e legami storici che ancora oggi uniscono il suo passato al presente odierno, nel quale è possibile pensare e sviluppare il proprio futuro.

Le proposte e i progetti di pianificazione dei percorsi storico- culturali necessitano di nuovi stimoli capaci di raccordare le discipline, come l’archeologia e l’, per ottenere nuove conoscenze. Un metodo di ricerca attraverso il cammino, soprattutto in aree come quelle dei percorsi antichi, nei quali è necessario percorrere fisicamente i luoghi per ricostruire e riconoscere quei percorsi che hanno forgiato la nostra identità di uomini e comunità.

Michele Claudio D.
Antropologo presso Cresta – Centro Ricerche Etnografiche, Storiche, Antropologiche