Brindisi-Non sarà mai chiaro perché la prassi politica considera il cittadino elemento da educare, da informare, da istruire e da convincere che certi progetti sono importanti allo sviluppo del territorio. Mentre, il cittadino diventa esperto quando si deve aggiornare un documento programmatico preliminare al nuovo piano urbanistico generale. Tutti diventano dei tecnici esperti, impegnati a dare il proprio contributo per cambiare la città; compresa la “comunicazione- propaganda” indirizzata alle ultime classi di studenti che sicuramente andranno via da Brindisi, ancora senza facoltà universitarie che contano e che garantiscono un futuro.
Industria-La fine dell’epoca industriale in molte città europee è stata l’opportunità per trasformazioni sociali, capace di rispondere alle nuove esigenze, come l’automazione e innovazione dei sistemi industriali, la diversificazione delle fonti energetiche, l’informatica e la digitalizzazione, pensando all’internazionalizzazione dei processi produttivi.
Il post industriale, invece, per la città europea di Brindisi non è stato così! Anzi, a Brindisi, gruppi di pensiero, intendono affermare che la nuova era industriale, per i settori dell’energia (eolica, fotovoltaico, elettrico, gnl), della chimica verde e dell’aeronautica, debba essere concepita come servizi e sono convinti che il futuro sia pervaso dal solo turismo; cioè si vuole passare da una città industriale a una di servizi, finanziari, economici e non occupazionali. Come quel signore che si compra una macchina Ferrari, ma non ha finanze per poterla gestire e senza sapere come produrre economie.
E’ vero si è parlato di ambiente, logistica e turismo; dobbiamo essere onesti e comprendere che questi tre filoni dell’industria verde non sono scollegati dal porto e dalle sue infrastrutture. Comprendere che il grosso problema della salvaguardia ambientale di una città non è sottrarre aree alla portualità, ma agevolare lo sviluppo in rapporto a navi nuove, nuove modalità di gestione di servizi portuali e soprattutto una nuova logistica per gestire flussi materiali e immateriali.
Turismo-Non è solo un elenco di eventi sporadici fortunati e non che generano turismo; certo servono anche questi! La tipologia dei turisti o dei crocieristi non è fondamentale. Le navi al porto e crocieristi e turisti alla città. Non dare mai al turista e/o crocierista che visita una città ciò che vuole, ma ciò che non avrebbe mai sognato di poter avere e vedere.
Un’esperienza unica da tramandare ad altri tale realizzare una fidelizzazione; essere consapevoli che i turisti e/o i crocieristi non acquistano un prodotto/servizio, ma un’esperienza: se l’esperienza è positiva il turista e il crocierista potrebbero ritornare in città in un secondo momento, e consigliare tale esperienza ad altri; se l’esperienza è negativa certamente eliminerà la città e la collocherà sempre in una lista nera.
Brand-Una comunità che vuole costruire un brand di grande valore, qualunque sia il business (cruise, turistico, social, culturale, archeologico, architettonico, sportivo, nautico ecc.) in cui opera, deve impegnarsi costantemente (tutto l’anno) per assicurare la qualità implicita ed espressa. Deve soprattutto sviluppare un processo che tenda a privilegiare sempre la qualità, cioè quella che permette davvero di differenziarsi. Questa è la grande sfida per una città che guarda al futuro!
Un brand di successo dovrà rispondere generalmente a quattro coordinate culturali: essere portatore di valori; differenziarsi tramite una cultura unica; attrarre; sviluppare una forte e chiara identità. Il tutto dovrà essere veicolato tramite un processo comunicativo che dovrà sollecitare le aspettative e sviluppare quell’unica esperienza che è poi la vera strategia che da forza al brand.
Città-Parlare di una città “teorica” e non vedere che la comunità di Brindisi rimane nella pratica disarticolata nei i suoi quartieri diventa difficile “fare”. Gli assessori sono pagati per fare o per parlare? Un centro città di cui rimane ancora difficile stabilire quale sia la parte “storica” che molti confinano nei due corsi; una città separata da servitù (ferrovia, ponti e sottopassi, caserme VV.FF. vecchia e nuova e Questura).
Brindisi ha bisogno di integrazione; non esiste un piano della mobilità urbana che si rispetti; una città con manufatti storici, come Castello di mare e Collegio Tommaseo, lungo-mare, zona Materdomini e Sciaia a mare, aspettano ancora una risoluzione d’uso da parte del Comune. E invece ancora ci si domanda come utilizzare la zona della centrale Enel nord, dimenticando che tale struttura andrebbe demolita, l’area bonificata e restituita alla portualità. Se interessarsi a tutto ciò non è futuro prossimo, allora si sta pensando e facendo altro che non è “Politica”.