Brindisi, città bellissima. Uno sky-line interrotto da un timone -il Monumento al Marinaio- rassicurante e accogliente; una Colonna romana, a testimonianza di un impegno marinaro dei Romani che, lasciando la via regina “ferma-solida”, guardandola da poppa dalle loro navi nell’uscire dal porto, prendevano la “via-rotta” per l’Oriente.
Per anni quelle banchine hanno servito le navi; molti operatori lungo quelle bitte servivano l’imbarco e lo sbarco di merci e di passeggeri. Poi sono servite come location per manifestazioni annuali di regate; e poi ancora qualche nave da crociera è ritornata ad ormeggiare, permettendo ai suoi ospiti di godere di viste uniche. Gli anni successivi non hanno definito l’uso marittimo, o non, di quel water front; molti si sono impegnati a partecipare al dibattito, e nel “rumore” si è consentita una censura forzata: se non appartieni a quel gruppo non potrai affermare un “no” o un “si”.
Anzi, oggi, un “no” non si nega a nessuno! Il rumore che si fa sui social o su i media diventa copertura per non condividere o decidere. Anzi è preferibile un like per non disturbare il manovratore. Per fare rumore non è necessario inventare una notizia: le navi possono benissimo attraccare alla banchina A oppure a quella B. Basta, per il rumore, diffondere una notizia vera ma irrilevante che crei ombra su quella banchina, su quella compagnia, su quella città, di rumore in rumore.
E’ solo nel silenzio che lavora il vero mezzo d’informazione. E allora, basta osservare quello che è successo a Genova, dopo il crollo del ponte Morandi; osservare a quanto sta operando Messina, Salerno, Trieste con -la Via della Seta– lo stesso Napoli che sta riscoprendo la sua marittimizzazione dei siti portuali e costieri; e le altre città-porto si censurano?