ROMA – ”Fortissima delusione” è stata espressa da Ucina Confindustria nautica “per la mancata risposta del Governo” nella Legge Finanziaria sul tema dei porti turistici. Nonostante il confronto con diversi ministri, “l’emendamento parlamentare volto a chiudere a stralcio i contenziosi di 25 porti turistici con lo Stato non è stato inserito nel maxi emendamento del Governo, votato al Senato, che ha interamente sostituito la manovra” si legge in una nota di Ucina.
“Il contenzioso riguarda l’applicazione retroattiva – a contratti già in corso – dell’aumento fino al 400% dei canoni demaniali fissato dal governo Prodi nel 2006. In continuità con il passato, si è scelto di rinviare ancora una volta una decisione, necessaria, ora più che mai, a evitare il ‘fallimento di Stato’ delle imprese che travolgerebbe i 2.200 addetti delle strutture portuali interessate”. “In assenza di una specifica norma – continua Ucina – a nulla sono valse le sentenze del Consiglio di Stato e quella della Corte Costituzionale, che ha sancito che i canoni possono essere aumentati, ma non retroattivamente, dovendosi distinguere fra i contratti di concessione in corso e quelli stipulati dopo l’entrata in vigore degli aumenti”.
Ucina ricorda che “in Italia le infrastrutture della nautica da diporto sono state costruite interamente con capitali privati e, a conclusione dei contratti di concessione delle superfici libere, saranno gratuitamente devolute al patrimonio pubblico dello Stato”.