Nelle ultime 24 ore Pointe-à-Pitre ha celebrato tre grandi vincitori, nella classe Rhum Multi, nella competitiva Class40 e nella divisione Rhum Mono della Route du Rhum-Destination Guadeloupe, la regata transatlantica in solitaria da 3.542 miglia nautiche.
Nella classe amatoriale Rhum Multi, è stato il veterano francese Pierre Antoine sul suo trimarano di legno, l’affidabile Olmix, a condurre con determinazione sin dalla partenza a Saint Malo in Bretagna il 4 novembre, nonché a riportare una vittoria convincente 16 giorni dopo.
Anche tra i Class40 il vincitore è stato lo skipper che ha dominato lungo tutto il percorso, ma questa volta in una flotta di 53 barche, il connazionale di Antoine, il francese Yoann Richomme a bordo di Veedol-AIC.
E nella classe Rhum Mono è stato Sidney Gavignet al timone di Café Joyeux a tagliare per primo il traguardo a Pointe-à-Pitre a Guadeloupe, con il suo avversario più vicino, Sébastien Destremeau (Alcatraz IT Faceocean), ancora a 120 miglia nautiche quando Gavignet è arrivato all’ormeggio.
Originario di Amiens, città francese senza mare, Antoine è un velista straordinario che a 56 anni si è cimentato nella sua quarta Route du Rhum-Destination Guadeloupe. Ha vinto nella sua classe l’edizione del 2006 ma ha dovuto abbandonare la regata quattro anni fa quando la sua barca è stata colpita da un fulmine che gli è costato un importante lavoro di riparazione e ricostruzione.
Questa volta Olmix, una barca costruita nel 1991 e che Antoine conosce come le proprie tasche, non ha avuto problemi e ha permesso al suo skipper di condurre una regata da manuale attraverso le prime tempeste e poi negli alisei. Antoine si è fermato brevemente solo per recuperare Lalou Roucayrol, lo skipper del Multi50 Arkema, dal suo trimarano scuffiato circa 1.000 miglia a est di Guadalupa.
Il tempo di Antoine è stato 15 giorni, 21 ore e 15 minuti, il nuovo record per la classe Rhum Multi. “È sempre una sensazione speciale trovarsi alla partenza di questa regata, fantastico – è fare un passo fuori dalla propria comfort zone, fare qualcosa che non siamo abituati a fare, e quindi vincere la regata è meraviglioso, ancora meglio quando la vittoria è così convincente,” ha detto Antoine mentre a terra iniziavano i festeggiamenti.
Antoine, che è direttore della ricerca al Centro Nazionale per la Ricerca Scientifica in Francia, ha raccontato anche com’è stato avere Roucayrol a bordo per qualche giorno, prima che lo skipper di Arkema salisse a bordo del rimorchiatore che era andato a recuperare la sua barca.
“Siamo così condizionati in questa regata ad essere soli, in solitaria, che recuperare un passeggero dopo 15 giorni è strano,” ha detto. “Improvvisamente siete insieme, come due astronauti nello spazio. Non è stato facile, comunque. Lalou aveva già vissuto un’esperienza simile (ha scuffiato nel 2013) e questo ha aiutato, anche se farlo scendere dalla barca è stato abbastanza difficile…Sono contento di essere stato lì ad aiutarlo perché in mare può succedere qualsiasi cosa ed eravamo molto lontani da terra.”
Arrivando alle 16:22.45UTC dopo 16 giorni, tre ore e 22 minuti di mare a bordo del suo Class40 Veedol-AIC, Richomme ha battuto di più di mezza giornata il miglior tempo dei monoscafi Class40. Il francese con una formazione da architetto navale a Southampton e di base a Lorient, era pieno di gioia per aver vinto in modo così convincente in una classe così competitiva.
Richomme è stato primo tra i Class40 sin dal secondo giorno, avendo inizialmente scelto una linea conservativa vicino alla rotta più diretta – la lossodromica. Ma poi ha deciso di fare rotta più a ovest, il che gli ha permesso di navigare più veloce prima dei suoi avversari. Ha dimostrato di avere grande fiducia nella sua barca ma anche di saper gestire, da buon navigatore della Figaro, ritmi elevati senza andare in riserva.
“È incredibile,” ha detto Richomme ripensando ai 16 giorni trascorsi in mare, una volta ormeggiato a Pointe-à-Pitre. “Vincere prima la Solitaire (2016) e poi questa, vincere la Route du Rhum, è fantastico.
“In un certo senso mi chiedo come sono arrivato qui perché il progetto è stato difficile. C’era così tanto lavoro da fare in così poco tempo ma quando ho lasciato Saint Malo ero convinto del lavoro che avevamo fatto. E adesso, alla fine, lo scenario è proprio come lo avevo immaginato nella mia testa. È incredibile.”
Dietro a Richomme, il podio della Class40 è stato definito con un testa a testa tra il britannico Phil Sharp con IMERYS Clean Energy e Aymeric Chappellier al timone di AINA Enfance Et Avenir.
Al giro intorno a Basse Terre appena prima della fine, Sharp è stato abbandonato dalla fortuna mentre Chappellier navigava nel sole spinto da un moderato vento da est e tagliava il traguardo un’ora e 45 minuti prima del suo avversario britannico.
I sorrisi e le battute in cui lo skipper di Imerys Clean Energy si è prodigato insieme a media e VIP all’arrivo a Pointe-à-Pitre hanno mascherato la profonda delusione di Sharp che stava ancora facendo i conti con il fatto di aver perso il secondo posto solo nelle ultime ore di questa regata da 3.542 miglia nautiche.
“Magari domani andrà meglio, ma ora no,” ha commentato Sharp con una smorfia. “Aver mantenuto il secondo posto per la maggior parte della regata e poi perderlo in questo modo fa male, sicuro. Sono partito con l’obiettivo di finire sul podio e mi sono accorto presto che la vittoria era fuori dalla mia portata, ma sono stato secondo per così tanto tempo, però alla fine ora sono sul podio.
L’intensità del duello anglo-francese ritorna nella maggior parte dei loro incontri nelle regate oceaniche degli ultimi due anni. “Grazie per avermi rovinato la giornata,” ha esclamato Sharp quando Chappellier, 38 anni, è salito a bordo della sua barca per abbracciare il trentasettenne skipper di Jersey e confrontare le performance.
“Appena ci siamo trovati fuori dal canale allineati l’uno con l’altro ho pensato, ‘eccoci di nuovo, questo è quello che ci aspetta,`” ha raccontato Sharp.
Chappellier, che a questo punto ha battuto Sharp in due transatlantiche di seguito, ha passato il britannico solo nell’avvicinamento a Guadalupa. Con gli alisei che hanno perso di intensità la barca più nuova e più potente del francese si è dimostrata più veloce.
Ma Sharp ha ammesso che perdere l’autopilota principale già il terzo giorno di regata aveva compromesso la sua performance, in particolare verso la fine quando era già molto stanco e l’autopilota ha perso il controllo della barca più di una volta.
“Aymeric mi ha stimolato. Era bello avere qualcuno che ti facesse dare il massimo continuamente. Ma sapevo già dal terzo giorno che sarebbe stato un match race fino alla fine. Lui continuava a recuperare e alla fine la transizione intorno all’isola si è dimostrata più favorevole per la sua barca,” ha concluso Sharp che ha finito nove ore e 39 minuti dietro al vincitore dei Class40 Yoann Richomme su Veedol-AIC.
Mentre i tre skipper sul podio della Class40 hanno giuste aspirazioni di passare al prossimo livello con la Vendée Globe, la vittoria assoluta nella divisione Rhum Mono con il 50 piedi Café Joyeaux è stato il modo migliore per Sidney Gavignet di concludere i suoi 25 anni da velista professionista. Gavignet ha chiuso più di 150 miglia davanti all’IMOCA 60 di Sébastien Destremau che oggi dovrebbe assicurarsi il secondo posto.
Dopo aver fatto il giro del mondo nel 1993 con Eric Tabarly, Gavignet ha vinto la Volvo Ocean Race nel 2005-6, ha regatato nelle America’s Cup challenger series e più recentemente ha navigato sui maxi multiscafi MOD70 e ULTIME. Ora, a 49 anni, appende gli stivali al chiodo e si concentrerà su una carriera come business coach, avendo sottratto tempo ai suoi master in business per fare questa regata.
Gavignet, che nel 2010 è stato recuperato in mezzo all’Atlantico dopo che il suo trimarano era stato danneggiato, ha detto di questa regata: “Non è una percorso da principianti. Non è un percorso da dilettanti. Ed è duro ed è pericoloso con i multiscafi. Ho cominciato questo progetto solo a giugno e sono stati necessari molto lavoro e molte energie per arrivare qui. Ma eccomi; sono felice di finire così. È un buon modo per finire. È perfetto vincere la Class Rhum. Sono stato felice su questa barca.”
E ha aggiunto: “Ho apprezzato i momenti difficili. Gli alisei non sono stati molto facili perché ho rotto il mio spinnaker e quindi non potevo spingere la barca come avrei voluto. È stato un peccato perché questa barca semplicemente ti chiede di essere spinta al massimo. Non ho rimpianti nel concludere la mia carriera professionale come velista. Sono contento di vincere. Sto chiudendo un capitolo lungo ma è ora di cambiare vita. Sono orgoglioso di me stesso e delle cose che ho fatto. Ma questo è un buon punto da cui ripartire.”
Anche la stella francese del record del giro del mondo Thomas Coville ha finito la sua Route du Rhum-Destination Guadeloupe ieri, classificandosi terzo nella classe ULTIME, tagliando il traguardo con il suo Sodebo Ultim’ alle 20:46.35 UTC.
Quando sono apparse delle crepe sul suo trimarano gigante, a 24 ore dalla partenza, Coville ha dovuto fermarsi a La Coruña dove un team di cinque persone ha lavorato per 100 ore per riparare Sodebo. Ha finito terzo, più di nove giorni dopo il vincitore Francis Joyon, e ha ammesso che ricominciare la regata è stata una sfida particolarmente difficile:
“Ricominciare è stata la cosa più difficile, mentalmente, che io abbia mai fatto,” ha detto Coville a Pointe-à-Pitre. “L’ho fatto per questo team straordinario, per il mio sponsor, ma soprattutto perché nel nostro sport è quello che facciamo. Concludiamo. Arriviamo alla fine.”
Nonostante i danni subiti da due degli ULTIME giganti che hanno costretto gli skipper ad abbandonare la regata, incluso il ribaltamento di Armel Le Cleac’h, Coville – che ha una nuova barca in costruzione – insiste che nell’era del foiling il futuro per questa classe è roseo.
“Quando Armel ha scuffiato ho pensato che riparare la mia barca e continuare avesse più senso che mai, così da avere tre ULTIME al traguardo. Non c’è nulla di più straordinario che navigare su una di queste barche a 38 nodi su un foil. Stiamo costruendo il futuro. Presto faremo regate intorno al mondo su barche come questa.”
photo-Credit: Alexis Courcoux