Roma-Il governo Macron, come quello di Monti di passata memoria, non è più favorevole per la nautica da diporto. I compiti che l’Ue ha assegnato alla Francia, il premier Macron li sta rispettando alla lettera. L’Ue, già nel maggio scorso, aveva invitato il governo francese a varare nel settore della nautica una serie di normative: nuove accise sui carburanti, rivedere il regime di esenzione Iva e nuovo regolamento per le concessioni demaniali; ha emanato anche una sorta di tassa di soggiorno sugli equipaggi dei grandi yacht che sostano nei porti francesi.
Queste nuove normative hanno reso gli approdi sulle coste francesi economicamente meno vantaggiosi rispetto a qualche anno addietro; (ai tempi del governo Monti: circa 45mila imbarcazioni salparono in tutta fretta verso mete più tranquille). Passata l’estate, molti proprietari d’imbarcazioni che sostavano nei porti e porticcioli francesi hanno dovuto fare i conti con gli aumenti dei costi di ormeggio e di sosta e quindi deciso di spostare i propri yacht lungo le coste liguri.
Questa migrazione di barche verso le coste italiane (provincie di Spezia e Genova e tutta la Riviera di Ponente) è dovuta essenzialmente ad un adeguamento da parte della Francia alle norme europee. La stessa Francia, però, non ha previsto una fuga di tale portata; si parla di oltre il 30% in più di presenze in Riviera di Ponente e nelle altre marine liguri, favorite anche da un provvedimento della Regione Liguria che ha recepito la norma dell’Iva al 10% sugli ormeggi sino ad un anno.
Per il governo Macron questa norma è concorrenza sleale come quella sui carburanti e per questo ha adito l’Italia alla Commissione Ue tramite il francese Pierre Moscovici e sono così partite le “lettere”. L’ultima è di qualche giorno addietro, per chiedere la costituzione di messa in mora dell’Italia, accusata di elusione fiscale. Con tutti i problemi interni della Francia, con i vari scioperi dei francesi per l’aumento di benzine e gasolio e con il periodo più impopolare che sta attraversando Macron, il governo d’oltre alpe ha anche il tempo di scrivere le “lettere” all’Ue.
Bisogna sottolineare che non è solo convenienza fiscale, e certo che l’Italia non è un “paradiso fiscale”, ma le nostre coste offrono strutture e facility per la nautica da diporto di tutto rispetto. Parigi e Bruxelles accusano l’Italia di far pagare troppo poco l’Iva sui carburanti per il noleggio “a breve tempo”; di operare dei benefici non regolari per gli yacht in charter per un periodo non superiore ai novanta giorni. Bruxelles informa che altri Paesi, come la Spagna, la Grecia, Cipro e Malta, sono sottocontrollo da parte dell’Ue e sotto procedura d’infrazione. Sicuramente, in questo periodo e per una Commissione Ue sul finir del proprio mandato trova molti cavilli per colpire l’Italia.
Ancora, ultimamente, la Spagna ha promulgato una “corporate tax” sui contratti di charter nautico producendo un effetto fuga da quelle coste. Da notare che in questo periodo, la flotta italiana (di bandiera) della nautica da diporto sta crescendo anche perché l’Olanda e il Belgio hanno eliminato i benefici ai proprietari di barche non residenti. Da tener presente poi che solo il Codice della nautica da diporto italiano (rispetto ad altre normative di Paesi Ue) fa una distinzione giuridico/amministrativa tra una locazione e un noleggio di un’imbarcazione; questo ha generato, forse, un’incomprensione da parte della Commissione Ue.
La risposta da parte delle associazioni di categoria, Ucina, Confindustria Nautica e altri è giunta puntuale per sottolineare che le norme in materia applicate dall’Italia sono pienamente conformi al diritto comunitario e, per certi versi, più restrittive di quelle degli altri Paesi Ue direttamente concorrenti. Intanto, al Ministero delle Finanze si sta lavorando per mettere a punto una risposta da inviare alla Commissione Ue capace di evitare lo scontro. Se vogliamo essere sinceri, la Francia sta operando una politica serrata (per fare cassa) nei confronti della nautica da diporto. Se uno yacht si ferma a lungo sul territorio francese, deve pagare i contributi a Parigi; e oltre alle aumentate tasse di stazionamento nei vari porti e quelle di stazionamento in acqua, rende il tutto non più sostenibile economicamente da parte di privati diportisti e di società di yachting, evitando così le coste francesi; da qui la fuga verso altre marine, italiane e soprattutto ligure per l’appunto. E’ un’opportunità che dobbiamo saper sfruttare per mantenere il trend positivo di questi ultimi anni registrato dalla nautica da diporto, dal turismo nautico e da tutta la filiera.