Abbiamo chiesto al presidente dell’associazione OPS (Operatori Portuali Salentini), quali sono le problematice e le possibili soluzioni che affliggono il porto di Brindisi e cosa si può chiedere all’amministrazione della città e all’AdSP MAM (Autorità di Sistema Portuale del Mare Adriatico Meridionale) affinchè, concretamente, agiscano sul territorio per sviluppare un piano strategico per il turismo e l’economia che potrebbe derivarne.
“Il turismo del porto è evidentemente legato all’arrivo di navi da crociera. E gli sforzi sono diretti in quella direzione.
Le crociere arrivano e mantengono lo scalo negli anni se esistono e permangono diversi fattori, in primis:
1. attrattività turistica del territorio e dello scalo
2. infrastrutture portuali adeguate (stazione marittima crociere etc)
3. economicità dello scalo
1. Per il territorio è inutile soffermarsi, ma per lo scalo (brindisi) il lavoro deve essere svolto dal territorio e inteso come un progetto comune tra amministrazioni enti e associazioni. È un percorso che parte sopratutto da un cambio di mentalità e di approccio verso il turismo che significa investimenti di quattrini e vera attenzione continua sui dettagli, sulla fruibilità e attrattività dei beni esistenti, sul decoro, sulla pulizia, sulle segnaletiche, sugli eventi culturali, su musei dedicati ai bambini etc.
2. Per le infrastrutture Portuali dovrà pensarci l’Autorità di Sistema Portuale, ma il percorso dovrà passare prima da una scelta pianificata degli spazi Portuali, che dovranno finalmente essere dedicati ognuno ad una funzione specifica e quindi attrezzati in tal senso, il che si traduce nella destinazione funzionale delle banchine. È una istanza che fu già fatta all’ex presidente Haralambides che all’inizio sembrava ben disposto ma alla fine si convinse del contrario, sostenendo che fosse limitante assegnare una funzione ad ogni banchina.
Per il porto interno è stato fatto l’errore, sempre sotto la presidenza Haralambides, di aver investito tanti milioni di euro per consolidare canale Pigonati (condannandolo a rimanere delle stesse dimensioni) invece di approfittare di quelle risorse per utilizzarle per allargarlo come propose il commissario Amm. Lolli. Io lanciai l’allarme facendo anche una raccolta di firme ma è rimasto inascoltato. Questo ormai è un dato di fatto e non si può tornare indietro quindi bisognerà guardare avanti non piangere sul latte versato e che si ragioni pensando a soluzioni diverse.
È di tutta evidenza che il porto interno è l’ideale per le crociere e quindi la stazione marittima Crociere che bisognerà
creare non potrà che essere lì. E personalmente non credo che esistano molte soluzioni: la prima è quella di una riqualificazione della storica stazione marittima per farla ritornare alle sue originali funzioni, ma oggi è sede dell’Autorità Portuale e probabilmente servirebbero molti soldi e tempo perché questo avvenga.
La seconda è il famoso -capannone Montecatini- oggi misteriosamente rimasto all’esterno della cinta portuale e in quel caso le navi dovranno ormeggiare in quel sito. Finalmente da qualche mese è stato aperto il passaggio all’interno del seno di Levante quindi i croceristi non avrebbero difficoltà a raggiungere la città. Ogni altra soluzione di banchine al di fuori del porto interno si scontra con la problematica oggettiva del limite di altezza delle navi dovuto al cono di atterraggio.
3. Le navi da crociera del futuro saranno alimentate a gas e avere la possibilità di rifornire le navi di gas o di altri combustibili alternativi dalla banchina è un’altra infrastruttura che bisognerà studiare e pianificare se vorremo essere un porto all’avanguardia.
Purtroppo a Brindisi quando si parla di gas sembra si parli del diavolo, ma bisognerà pensare in grande e mettere da parte fantasmi del passato e guardare i progetti senza preconcetti e con spirito costruttivo. Il porto però non vive si sole crociere quindi è importante che si tutelino anche i traffici esistenti e si investa su quelli in via di sviluppo.
L’ente portuale dovrà svolgere il suo ruolo per rendere attraente e competitivo lo scalo di Brindisi e garantirne la fruibilità ad una vastità di compagnie. La governance su due porti in competizione fra loro in questo traffico non sarà facile attuarla ma se gestita con buon senso e buona fede sarà una grande opportunità per dimostrare che il sistema tanto voluto può diventare un’opportunità. Il rischio, altrimenti, è che si avverino i timori di soccombere alla logica per me illogica di favorire i porti, definiti strategici da una politica miope e interessata.
Brindisi non lo è sulla carta scritta dall’Europa ma lo è nei fatti e certamente potrà svolgere il ruolo che le spetta grazie all’aiuto del presidente dell’Autorità di Sistema Portuale Prof. Patroni Griffi che ha già illustrato ai soci della OPS (Operatori Portuali Salentini) le sue intenzioni che vanno in questo senso.
Infine bisognerà pianificare le funzioni di Costa Morena est, che da anni è diventata un deposito per i tubi della Tap, anche questo un nostro annuncio rilevatosi veritiero. Tap ha trovato nell’ex commissario Valente la disponibilità a fornire per pochi euro una infrastruttura costruita con soldi pubblici, non certo per diventare deposito ed essere controllata dalla security portuale, anch’essa pagata dai traffici portuali.
Si spera che si possa rientrare a breve nella disponibilità di quegli spazi per adibirli ad un traffico che possa sfruttare le aree e la nuova ferrovia che collega il porto. I soci di Ops, ossia il cluster portuale, chiedono di essere coinvolti nei processi decisionali per evitare che accada quello che è accaduto in passato, anche recente, che le scelte rimangano scollegate dalle reali necessità”.