Servizi tecnico-nautici al Propeller Club “Port of Venice”: tra monopoli e liberalizzazioni

VENEZIA – “Le navi devono entrare in porto, non devono esserci dubbi, tutti dobbiamo fare il possibile affinché le navi entrino”. Questo -l’imperativo categorico- dell’ammiraglio Piero Pellizzari, direttore marittimo del Veneto e comandante della Capitaneria di porto di Venezia, insediato a capo dell’autorità marittima lagunare dal giugno scorso, intervenuto ieri pomeriggio al convegno “Servizi tecnico-nautici: tariffe e qualità dei servizi come elemento di competitività” – organizzato dal Propeller Club Port of Venice presso – . Le regole del porto le detta il mercato che chiede: sicurezza, affidabilità e tempi certi, pertanto “la nave entra in porto solo se la situazione meteo lo permette. Non c’è discorso! Se si può fare si fa, altrimenti no”, specifica l’ammiraglio a chiare note.

Il dibattito animato dal Propeller ha lanciato la fida  al porto di Venezia, ai rappresentanti del cluster marittimo locale e nazionale intervenuti, ben consapevole che un porto aperto agli imprenditori è oggi la più importante rotta per attirare nuovi investimenti infrastrutturali, nuove compagnie di navigazione e nuovi traffici. “In questo particolare momento di turbolenza della portualità lagunare penalizzata dalla vexata question delle grandi navi – ha spiegato il presidente del Club –“per lo sviluppo del porto e quindi della sua sopravvivenza c’è la necessità di chiarimenti e di mettere mano anche su altri importanti temi com’è, per esempio, quello dei servizi tecnico-nautici come fattore di competitività per il porto. Tanti sono gli aspetti di questo tema: da quello tariffario alla qualità del servizio, alla flessibilità operativa, agli investimenti”.

“La competitività del mercato richiede efficienza dei servizi e terminal operativi 365 giorni l’anno” – ha spiegato l’ammiraglio Pellizzari durante il dibattito- “tutela ambientale e incremento del livello di innovazione tecnologia”, cardine attorno al quale deve ruotare lo sviluppo del porto.“Ben vengano quindi i tavoli di concertazione per la discussione sulle tariffe dei servizi” che comunque devono essere il prodotto di un team di lavoro in cui intervengono l’autorità marittima, dalla quale dipendono, l’autorità portuale, le associazioni  di categoria (agenti marittimi e spedizionieri in primo piano).

Sulla questione delle tariffe è intervenuto Alessandro Santi, vice presidente di Federagenti (agenti e raccomandatari marittimi nazionali) “Combattiamo ogni giorno per trovare il porto più conveniente per l’armatore” la competitività spiega Santi, “porta a confrontarsi con tariffe di stati diversi, in alcuni casi concorrenziali rispetto alle nostre” spesso perché agevolati da regimi fiscali diversi dall’Italia. Pertanto sottolinea Santi è necessario “agevolare la crescita dei mercati, ma evitare le distorsioni”.

“Il rinnovo tariffario del servizio di pilotaggio portuale è concordato con il ministero” pertanto “assoluta trasparenza delle tariffe” ha fatto presente Fiorenzo Milani, vice presidente associazione europea piloti marittimi (EMPA). “Intendiamoci, nella scelta di un porto da parte dell’armatore, i servizi tecnico nautici sono al penultimo posto, incidono solo per il 4% – 2%”. Lo dice lo studio europeo condotto dall’IMO (International Maritime Organization) ha spiegato Milani. I dati parlano chiaro le tariffe italiane in Europa sono competitive, a fronte di una totale mancanza di investimenti da parte del nostro paese nel campo del pilotaggio. Come non bastasse, continuamente la categoria in Italia deve far i conti con una carenza di infrastrutturale che crea un divario enorme con i porti della concorrenza Europea.  “Solo grazie alla cooperazione dei servizi tecnico nautici con l’autorità marittima, riusciamo ogni volta a far fronte alle carenze infrastrutturali e agli ostacoli meteorologici”.

Dal fronte degli spedizionieri di Venezia si è aperto il dissenso, Andrea Scarpa, presidente di AssoSped, lamenta da parte del porto lagunare un “approccio burocratico da parte dei fornitori di servizi nei confronti delle richieste dell’utenza” – “Come se: fare entrare le navi o non farle entrare non fosse loro interesse” – ha tuonato lo spedizioniere riferito all’attività dei piloti di porto e dei rimorchiatori. Pertanto sottintende che un regime di competizione e non di monopolio nella fornitura del servizio, porterebbe equilibrio.

Non era della stessa opinione Davide Calderan, armatore, Rimorchiatori Riuniti Panfido & C. rappresentante del servizio di rimorchio del porto di Venezia che ha risposto al quesito: “Come è possibile arrivare ad una riduzione delle tariffe, mantenendo però alto il livello della sicurezza e investendo in tecnologie? “E’ necessario investire in nuove tecnologie”, – ha spiegato Calderan, “per utilizzare un numero minore di rimorchiatori”. Sul regime della liberalizzazione del servizio e di competizione di più operatori all’interno dello stesso porto non è d’accordo, auspica invece ad “un sistema più controllato, piuttosto che un regime liberista dove ognuno potrebbe applicare la tariffa che vuole”.

A spostare il focus del dibattito, dalla realtà dei porti al mercato globale dei trasporti via terra e via mare è intervenuto Alessandro Panaro, Maritime and Mediterranean Economy di SRM, illustrando in anteprima i risultati della ricerca sulle “Determinanti del cambiamento” nel commercio globale.
L’incontro è stato aperto dall’intervento dell’avvocato marittimista Anna Carnielli, studio legale Carnielli di Treviso, che è riuscita a dare una collocazione normativa al dibattito attraverso un’abile sintesi del quadro legislativo di settore a partire dalla legge 84/’94 fino al Regolamento europeo 352.
L’incontro è stato moderato da Lucia Nappi, direttore di Corriere marittimo.

Immediatamente prima del dibattito, l’assemblea elettiva del Port of Venice ha provveduto alle votazioni per il rinnovo del Consiglio direttivo e all’elezione del presidente. Massimo Bernardo, propulsore e anima del Club veneziano da 15 anni, è stato riconfermato presidente per acclamazione generale.