Infrastrutture portuali dirette ed indirette in vista del 2030: panorama complesso ed articolato

 

I porti oggi, e verosimilmente nei prossimi anni, sono per il Paese Italia, e sotto tutti i punti di vista sia tecnici operativi che dei copiosi investimenti, al pari del significato emozionale che le pupille scure o perle di Tahiti, unica parte visibile del nostro sistema nervoso, hanno nei confronti dell’essere umano, rappresentando lo specchio dell’anima cangiante ed espressione certa degli stati d’animo dell’individuo medesimo. Insomma il paragone, esclusivo ed unico se, se ne coglie l’importanza, di sensi attivi e rappresentativi, ci fa immaginare un’importante volano di sviluppo sistematico a trazione Statale di certi settori di macroeconomia che, approfittando dell’utilizzo normato di fini e di beni pubblici principalmente demaniali, tenta di connettersi con le numerose iniziative e di finanziamento e di collegamento di natura e fonte, non solo Europea, a tal punto ed in misura tale da risultare oggi determinante per lo sviluppo del Paese.

Una “pupilla iridea” commerciale e della non comune per tipologia di intervento e di sviluppo, che tende a soddisfare principalmente la domanda di mobilità di passeggeri e merci per connettere le città, i poli industriali ed i luoghi di maggiore interesse commerciale e turistico, anche alla luce di una mobilità sostenibile come indicato nel recente d.lgs. 169 del 2016 che, introducendo l’articolo 4 bis, legifera la sostenibilità energetica.Principio cardine europeo é l’integrazione modale e di che coniuga la rete ferroviaria e quella marittima, attraverso alcune formule tecniche accessibili e riconducibili ai termini della cura del ferro e della cura dell’acqua. Fondamentale lo Snit, Sistema Nazionale Integrato dei Trasporti, dove si sintetizzano gli interventi su ferrovie, , porti, ciclovie ed aree metropolitane. In particolare per quanto attiene i porti si spingerà verso la semplificazione amministrativa per escavi e . Maggiore velocità per le intese con gli enti locali nella approvazione dei piani regolatori di sistema portuale, favoriti anche dallo sportello unico doganale con la semplificazione di arrivo e di partenza delle navi, ex articoli 20 e 21 del d.lgs 169 come citato.

Un ruolo importante viene svolto dai corridoi che attraversano l’Italia ovvero in estrema sintesi quello Meditteraneo che attraversa l ntero nord Italia da ovest ad est, da Torino a , passando per Verona e Ravenna, il corridoio Reno Alpino con i valichi di Domodossola e Chiasso integrando il porto di Genova, il corridoio Baltico Adriatico che collega il Tarvisio con Udine, Padova e Bologna ed il corridoio Scandinavo Mediterraneo che attraversa l’intero stivale dal Brennero, a Palermo e Messina come peraltro indicati nel documento denominato connettere l’Italia allegato al def 2017.

Un focus importante è fatto sulle ferrovie affinché le stesse siano completate, se in costruzione o efficientate, se già operative con i distretti industriali, coi porti e con i valichi costruiti o costruendi. Per quanto attiene le opere infrastrtturali di strade ed autostrade, essenziale è l’eliminazione dei -colli di bottiglia- prossimi alle aree urbane e metropolitane che vedranno una importante opera di decongestionamento anche con opere di smart road.
L’attenzione su porti ed interporti, poi, parte dai collegamenti dell’ultimo miglio ferroviario e stradale inteso in complementaria azione con la velocizzazzione dell’ accesso ai e ro- ro, in un quadro di maggiore e sicura accessibilità ai varchi doganali presenti nelle aree portuali.

Tutto proprio per aumentare l’osservazione “pupillare” di sistema porti e porto di riferimento, piuttosto latitante nei porti italiani, nonostante i tanto blasonati piani operativi triennali ben presenti sui siti delle quindici Adsp.
Lo snodo, non a caso, dell’ultimo miglio favorisce lo sviluppo di traffici impensabili come merci pericolose o necessitanti di gru o strumenti di trasporto nelle operazioni portuali a trazione elettrica. Decine di miliardi investiti per opere di manutenzione, di accessibilità marittima, di aumento selettivo di capacità portuale, di water-front e servizi ai passeggeri ed ai croceristi, efficientamento energetico ed ambientale a cui poi vanno ad aggiungersi una serie di progetti di futura fattibilità per decine di porti disseminati sulle coste italiane.

Questi brevi ma significativi cenni di centinaia di possibili investimenti, alcuni dei quali già cantierizzati avvia lo studio alle ZES del sud Italia previste nel numero di otto, che rapportate alle migliaia spuntate nel mondo negli ultimi venti anni fanno a chiunque comprendere come si sia voltata pagina rispetto agli strumenti di finanziamento dello sviluppo degli anni 80/90, quali i patti territoriali i contratti di programma ed area a suo tempo azionati per risalire i dati economici di aree depresse.
Sviluppo di nuovi approdi per grandi navi e settorializzazione dei traffici commerciali nei porti favorirà lo sviluppo degli stessi: gli oltre 300 miliardi di fondi comunitari spesi nel nostro “Bel Paese” negli ultimi 15/20 anni, non sembra abbiano prodotto linee di benessere collettivo costanti ed autopruducenti, reddito sociale ed individuale tali da rimpiangere gli investimenti anche strutturali a vario livello operati, anzi…

La  nuova col grande progetto di traffici noto come belt one road vede investimenti nel mare Mediterraneo di centinaia di miliardi di dollari anche in stretto collegamento con il canale di Suez, snodo unico e fondamentale di collegamento tra continenti sufficientemente studiato e noto.

L’augurio, a conclusione di questa breve trattazione e non scomodare la nota fiaba di Esopo, “il pescatore ed il pesciolino”, dove si preferiva non disprezzare le cose piccole che si hanno rispetto alla speranza di averne di grandi, di maggiori e di piu consistenti se pur incerte; insomma i finanziamenti sempre maggiori che, si prospettano giungeranno nei bilanci delle Adsp, non rendano evanescenti scelte e pianificazioni di breve e medio periodo, si ritiene, essere all’altezza di uno sviluppo della economia dei traffici marittimi che nei porti vede, con il giusto piglio, un forte volano certo di sviluppo delle economie locali e nazionali anche di scala, a condizione che si operi in maniera  prossima la condotta del pescatore nella nota fiaba greca che, predilige la pesca certa del pesciolino! E le ZES ne sono l’occasione, forse l’ultima, di crescita guidata, per il Mezzogiorno della penisola.

Teodoro Nigro