Volvo Ocean Race: alle porte del Southern Ocean

ALICANTE – Le sette barche si sono ormai lasciate alle spalle la punta meridionale della Nuova Zelanda e hanno percorso già oltre 1.000 miglia dalla partenza da Auckland di domenica, facendo registrare velocità molto elevate.

A bordo di tutti i team i velisti raccontano di un brusco abbassamento della temperatura dell’aria e dell’acqua, un chiaro segnale che la flotta si sta addentrando nell’Oceano Meridionale, la grande massa d’acqua che circonda il continente antartico. “Abbiamo notato che comincia a fare freddo, soprattutto l’acqua è più fredda.” Ha spiegato l’olandese Carolijn Brouwer, una delle veliste di Dongfeng Race Team. “Stiamo andando a sud velocemente, a circa 20 nodi. Ma c’è ancora tanto davanti a noi, questo è solo un warm-up, anzi un cool down, a seconda di come lo si voglia vedere.”
Quella che attende la flotta, infatti, è la tappa più lunga e dura dell’intera : 7.600 miglia teoriche nelle acque più inospitali del pianeta e oltre il famigerato Capo Horn.

Quelli che partecipano alla Volvo Ocean Race sono fra i velisti più forti del mondo, e tuttavia la grandezza della sfida che li attende non viene presa alla leggera. “Siamo già a mille!” Ha detto lo skipper australiano di Sun Hung Kai/Scallywag, Dave Witt. “Questa tappa è probabilmente la cosa più bella e stressante che farò mai, penso. Navigare è la parte più facile, mi piace, ma è la pressione su tutti, sugli sponsor, su di me, sulle relazioni umane, è quella la cosa più difficile.”

A bordo di Team AkzoNobel, attualmente in terza piazza, la medaglia d’oro olimpica dei 49er FX a Rio 2016 Martine Grael si sta preparando mentalmente per la sua seconda volta nel Southern Ocean. “Ci si bagna già parecchio,” ha detto la brasiliana. “E presto farà anche un bel freddo. Vediamo come sarà dopo una settimana sempre bagnati. Non sarà facile ma non vedo l’ora di imboccare l’autostrada che ci porterà fino al Sud America.”

In testa alla flotta ci sono sempre i danesi/americani di Vestas 11th Hour Racing che è la barca posizionata più a est, mentre i battistrada della prima fase di Turn the Tide on Plastic, su cui naviga la triestina Francesca Clapcich, sono scesi in sesta posizione, data la loro rotta più a ovest. Sebbene la frazione sia ancora alle prime battute lo skipper di Vestas 11th Hour Racing Charlie Enright si è detto felice che il suo equipaggio non abbia perso il passo, dopo aver dovuto rinunciare alla Leg 6. “E’ rassicurante vedere che siamo davanti. E’ proprio bello ed è una spinta al morale per tutti, ma allo stesso tempo non volgiamo sederci sugli allori perché c’è ancora molta strada da fare.”

Il vento continua a spirare da est e dunque la strategia rimane quella di portarsi il più possibile a sud, prima di poter finalmente mettere la prua a est. Con la zona di esclusione dei ghiacci posizionata sotto i 50° sud, i team stanno in realtà accorciando la distanza, puntandoci direttamente. Poi dovranno affrontare una settimana di condizioni dure con venti dai 30 ai 40 nodi, strambando al limite della zona verso Capo Horn.

Uno dei pochi velisti che non sembra preoccupato delle condizioni meteo è il capitano di AkzoNobel Nicolai Sehested. “A me non importa se fa freddo.” Ha detto, evidentemente abituato alle temperature della sua Danimarca. “Anzi sono abbastanza contento che non ci siano tappe calde per un po’!”