BRINDISI – Sembrava che la letteratura delle ultime decadi le avesse affibbiato l’appellativo di “banca dei mari” eppure, nell’arco di un solo lustro, la Royal Bank of Scotland (RBS) si è parossisticamente disfatta di qualsiasi prestito che, direttamente o indirettamente, la riconducesse nelle stanze degli armatori.
A farne le spese, almeno questa volta, sono circa 460 milioni di dollari di prestiti obbligazionari che, ad operazione conclusa, potranno sfoggiare nuovi natali teutonici; ad aggiudicarsi il cospicuo portafoglio ci ha, difatti, pensato la più antica banca tedesca, l’istituto Berenberg, in sodalizio, secondo quanto dichiarano le sentinelle, con i giapponesi di Sumitomo Mitsui Banking Corp (SMBC).La maggioranza di questi prestiti finirà direttamente in pancia all’enclave lussemburghese del gruppo teutonico, chiamata Berenberg Alternative Asset Fund, mentre una restante quota verrà trasferita ad altri investitori terzi.
Si tratta, essenzialmente, di crediti garantiti da ipoteca su navi appartenenti agli opulenti armatori greci che, proprio quest’anno, stanno dispensando più di qualche sorriso: solo nei primi mesi del 2017, dalle parti dell’Ellade sono state firmate commesse per 58 nuove costruzioni navali (contro le 28 totali del 2016 e le 72 del 205) rubando, almeno per il momento, il palcoscenico agli irrequieti costruttori cinesi.
Soltanto pochi mesi or sono, la Banca Berenberg aveva spedito i propri ministri plenipotenziari alla corte di RBS per poter mettere le mani su una ulteriore tranche di prestiti obbligazionari del valore di 300 milioni di dollari: il portafoglio dei crediti sinora ceduti da RBS a Berenberg accarezza oramai la soglia del miliardo di dollari.D’altro canto, non accenna a fermarsi il disimpegno di molti istituti bancari dal settore dello shipping. Nei primi mesi del 2017, secondo un recentissimo studio dell’istituto di ricerca greco Petrofin, i quaranta principali istituti bancari internazionali impegnati nei – perdonate l’anglicismo – maritime affairs, hanno ridotto la propria esposizione creditoria sino alla soglia dei 355,25 miliardi di dollari (- 42, 5 miliardi di dollari rispetto al 2016): complice la grande ritirata di RBS e di Commerzbank (una delle banche tedesche maggiormente esposte nello shipping), si tratta del valore più basso registrato nel corso degli ultimi dieci anni.
Secondo Petrofin, le incursioni dei fondi d’investimento, la stabilizzazione dell’esposizione creditoria cinese verso l’industria armatoriale nonché l’emersione, sempre più frequente, di nuove forme di finanziamento non potranno che ridurre ulteriormente l’impegno bancario nel settore dello shipping; e per non parlare, infine, delle nuove regole di Basilea che si apprestano a debuttare nella vecchia Europa.
Stefano Carbonara