IL RIPOSIZIONAMENTO DELLA GRECIA NELLO SHIPPING SECONDO ERNST & YOUNG (EY)

BRINDISI – “Re-positioning Greece as a global maritime capital” è il titolo di uno studio, particolarmente analitico, edito quest’anno da EY (Ernst & Young) che si prefigge di osservare lo stato di salute nonché le direzioni future della principale fonte di benessere, prestigio nonché ricchezza per la ossia l’industria marittima; del resto, la storia dell’Ellade è sempre stata quella di un paese che si è guadagnato i galloni andando per mare.

Ebbene, superati i venti pesanti degli ultimi lustri, l’industria marittima greca continua a star a piè pari, come suggellano abbondantemente i 202,6 milioni di tonnellate di stazza lorda della propria flotta nazionale, ritornata sul tetto del Mondo dopo l’offensiva giapponese dei primi anni duemila. Facendo i conti in tasca, la flotta greca si compone di 5272 navi per un valore approssimativo di oltre 86 miliardi di euro ed una incidenza diretta – ad esclusione, pertanto, dei benefici indiretti – sul prodotto interno lordo superiore al 6,5%.

Peraltro, la recente privatizzazione dei porti di Pireo e Salonicco schiude enormi possibilità di crescita per l’industria nazionale, favorendo il passaggio e la lavorazione di quantità sempre maggiori di merci dirette nel Vecchio continente.Secondo i watussi di EY, i fattori chiave nel consolidamento dell’industria marittima greca passano, in ordine di partenza, dalla presenza di un tessuto armatoriale locale, dall’esistenza di porti strategici e adeguatamente infrastrutturati nonché dall’offerta di servizi (legali, finanziari ecc.) funzionali allo shipping e dall’avvio di un processo di innovazione tecnologica e valorizzazione culturale. In aggiunta, l’ambiente economico circostante e le aggregazioni tra operatori (i c.d. cluster), la stabilità del quadro normativo, la trasparenza dell’ambiente istituzionale, il regime fiscale e la pax politica saranno ulteriori elementi cruciali. Oltre la metà dei principali operatori marittimi greci, interpellati da EY nel presente studio, manifesta ottimismo nel futuro dell’industria marittima nazionale nonostante il dinamismo, sempre più crescente, di realtà quali Londra, Dubai, Singapore e, persino, Cipro.

I cluster marittimi greci faticano non poco a trovare le proprie generalità sicchè la loro gestazione è ancora allo stato embrionale: gli esempi virtuosi del “Dutch Maritime Network” e del “Maritime London Cluster (MLC)” appaiono ancora sin troppo lontani. Nell’intera Ellade si contano, secondo EY, oltre 4300 operatori nella filiera marittima che, agendo sinergicamente, potrebbero migliorare di gran lunga la propria condizione.La Grecia ed il Giappone, al momento, controllano poco meno del 30% dell’intera flotta marittima mondiale ma, tuttavia, più del 40% delle navi in circolazione sono registrate tra Panama, la Liberia e le Marshall Island, le costruzioni navali si concentrano per il 70% tra Cina e Corea del Sud ed, infine, oltre il 90% delle demolizioni navali avviene tra India, Bangladesh, Cina e Pakistan. La Gran Bretagna ed i paesi scandinavi si dimostrano i principali fornitori di servizi finanziari/legali (ed altro) agli operatori marittimi mentre gli Emirati Arabi, Hong Kong, l’Olanda e Singapore detengono oltre il 30% della movimentazione TEU mondiale.

Secondo uno studio dello IOBE (Foundation for Economic & Industrial Research) del 2013, citato peraltro da EY, “per ogni milione di euro investito nell’industria marittima, si genera un indotto di oltre 1,6 milioni di euro e, specificatamente nel caso greco, un ulteriore sviluppo dello shipping varrebbe oltre 25,9 miliardi di euro di valore aggiunto per l’economia nonché la creazione di oltre 550mila nuovi posti di lavoro”.

Come dire, la sintonia tra la mano pubblica e quella privata farà la differenza nei prossimi lustri e tanto dipenderà, per l’aggiunta, dalla capacità dell’industria greca di intercettare d’emblèe le volubilità del mercato internazionale; quest’ultimo sta divenendo alla spicciolata sempre più integrato, sofisticato e globalizzato e le rendite di posizione di molti operatori ben presto dovranno far i conti con l’emersione di nuovi attori, prevalentemente provenienti dalle c.d. economie emergenti.

“L’industria navale greca dovrà picchiare duro nei prossimi anni”, è questo l’auspicio dello studio EY il quale, in conclusione, si è fatto carico di voler consegnare alla collettività alcuni dati statistici particolarmente emblematici: il 56% degli operatori greci interpellati gestisce in loco le proprie navi (il restante 44% affida altrove la gestione di alcune attività principali) mentre più dell’88% degli operatori intervistati guarda allo sviluppo dell’industria marittima nazionale quale occasione di incremento dei propri affari.

Infine, i principali vantaggi della bandiera greca consistono nella qualità sia dei servizi erogati (38%) che delle professionalità a servizio delle imprese (personale offshore, 24 %) (ingegneri navali, 33%). Al contrario, il regime fiscale (62%) e quello regolamentare (69%) costituiscono la principale spina nel fianco della bandiera navale greca.

 

Stefano Carbonara