CAGLIARI – Era l’alba del 9 agosto 1992 quando alle ore 6,14 minuti,50 secondi il personale di servizio al faro di Bishop Rock, isole Scilly in Inghilterra, ancora avvolto nella nebbia, fece un sobbalzo nel sentire una voce,quella di Cesare Fiorio, alla radio. …”Buon giorno, quì è la nave Destriero, siamo partiti da New York, grazie per registrare data e ora del nostro passaggio”….”Buon giorno Destriero, non vi attendevamo così presto…” fu la risposta dell’addetto.
Già così presto, Destriero, con il guidone dello Yacht Club Costa Smeralda, aveva percorso le 3106 miglia in 58 ore,34 minuti e 50 secondi alla media incredibile di 53,09 nodi ovvero di 98,323 km/h.. Il precedente record apparteneva al catamarano inglese Hoverspeed in 3 giorni,7 ore e 54 minuti alla media di 36,96 nodi, Destriero ha impiegato quindi ben 21 ore in meno! Ad attendere l’equipaggio il Principe Karim Aga Khan, principale sostenitore del progetto e Presidente dello Yacht Club Costa Smeralda e Richard Branson, per la consegna del Virgin Trophy.
Da allora ogni 9 agosto il Nastro Azzurro, simbolo del record della traversata dell’Oceano Atlantico, è issato sul pennone della sede dello Yacth Club Costa Smeralda a Porto Cervo, così dispose allora il suo Presidente.
In effetti non ci fu mai una consegna ufficiale del “Nastro Azzurro” e non poteva essere diversamente: il perché lo ha spiegato lo stesso Cesare Fiorio:” Avevamo il nastro già a bordo e nelle giuste dimensioni. Infatti c’è una vecchia formula che il comandante Mancini aveva scovato su documenti antichi che stabilisce le dimensioni esatte di questo nastro in base alla lunghezza della nave, alla sua altezza e alla velocità media. Da questa formula veniva fuori che per il Destriero il Nastro Azzurro dovesse consistere in una striscia di seta azzurra alta 30 centimetri sul bordo d’attacco, e che si assottiglia all’altra estremità dopo una lunghezza di 8 metri e 25 centimetri.
Siccome la velocità abbiamo potuto stabilirla solo in vista del traguardo, in quel momento abbiamo tagliato il nastro alla lunghezza esatta. Ad attribuircelo è stata la storia, nel senso che dalla prima metà del secolo scorso le navi di varie nazionalità conquistavano automaticamente questa prestigiosa insegna sulla base di un cronometraggio certo. Noi siamo stati cronometrati ufficialmente al faro di partenza di Ambrose e al faro di arrivo a Bishop Rock, dopo 3106 miglia».
Destriero un nome che nel medioevo indicava il cavallo di battaglia più ardito e coraggioso come ardita e coraggiosa, fu, nel 1990, l’idea di realizzare la nave più veloce di tutti i tempi: il progetto fu affidato a Donald Blount che si avvalse del supporto di Pininfarina, e fu costruito a tempo di record dalla Fincantieri nel cantiere di Muggiano.
L’equipaggio che prese parte all’impresa era composto da: Cesare Fiorio, comandante e responsabile del progetto Destriero Challenge, Odoardo Mancini comandante, Aldo Benedetti comandante in seconda, Sergio Simeone primo ufficiale, Franco De Mei operatore di telecomunicazioni, Giuseppe Carbonaro direttore di macchina, Mario Gando e Nello Andreoli macchinisti, Massimo Robino elettricista, Silvano Federici e Cesare Quondamatteo motoristi, Davide Maccario tecnico dell’automazione,, Giacomo Petriccione tecnico propulsione, Michael Hurrle tecnico turbine oltre a Franco Liistro responsabile comunicazione Destriero Challenge.
L’impresa era di conquistare il record di velocità nella traversata atlantica: una promessa mantenuta. Il 6 agosto 1992 Destriero, gioiello della tecnologia navale italiana, si lasciò alle spalle il faro di Ambrose Light a New York, i grattacieli di Manhattan e il ponte di Verrazzano per dare il via alla caccia al record. Le 3.106 miglia senza rifornimento sull’Oceano Atlantico, fino al faro di Bishop Rock ,nelle isole Scilly, in Inghilterra furono percorse a una velocità media di 53,09 nodi (98,323 chilometri orari) con punte massime di 66 nodi, in un tempo di 58 ore, 34 minuti e 50 secondi. Una media incredibile, inimmaginabile… a oltre 100 km all’ora sull’Oceano con lo spettacolo di una scia bianca che rimaneva compatta per due chilometri!
La sfida del Destriero era nata dalla passione per le nuove tecnologie navali del Principe Karim Aga Khan promotore del progetto con il sostegno dei più significativi rappresentanti della realtà industriale italiana del tempo: Gianni Agnelli (Fiat), Franco Nobili (IRI), Umberto Nordio (Alitalia) e Arrigo Gattai ( CONI) e di sponsor prestigiosi quali Agip, la General Electric, la MTU e KaMeWa.
Destriero, nave in alluminio di 67,7 metri di lunghezza dalla carena dislocante a prua e planante a poppa, con propulsione a idrogetti e 60.000 cavalli di potenza, fu costruito da Fincantieri tra il 1990 e il ’91 nei cantieri di Muggiano e Riva Trigoso, nel tempo-record di 270 giorni. È stata, fino a quel momento la più grande nave in lega leggera mai costruita, uno dei mezzi navali con la più alta concentrazione di efficienza, potenza e tecnologia.
Tutti i dettagli furono curati nei minimi particolari: ad esempio, in Svezia, la KaMeWa azienda produttrice degli idrogetti, contemporaneamente alla costruzione del Destriero, continuò a svolgere analisi sia in vasca idrodinamica che con modelli di sette metri sui laghi e sul mare per lo studio del comportamento dello scafo in condizioni reali; per la prima volta in assoluto si sperimentarono analiticamente le conseguenze dell’interazione tra idrogetti e scafo su di un natante.
Anche in termini di tecniche costruttive furono sperimentate e utilizzate diverse innovazioni, come il taglio delle lamiere al plasma sommerso: un sistema ideato per non lasciare la minima sbavatura. La sagomatura di tutte le parti che componevano l’intera nave venne completamente gestita attraverso macchine a controllo numerico e l’assemblaggio della struttura avvenne con le stesse modalità e schemi derivati dalla costruzione delle unità militari della Fincantieri, ma senza trascurare un aspetto importante: l’estetica. Infatti, il design delle sovrastrutture affidato a Pininfarina, fu il risultato del migliore mix in fatto di aerodinamica, leggerezza e solidità.
Per quegli anni si trattò della più grande unità navale completamente in alluminio e che montava i più potenti idrogetti mai sviluppati ma Destriero, in virtù delle sue potenziali future applicazioni, soddisfaceva anche altri requisiti come una contenuta accelerazione verticale in navigazione con mare mosso, e un basso livello di rumorosità nella zona equipaggio. Inoltre, lo scafo dimostrava una notevole efficienza energetica e propulsiva con prestazioni in accelerazione e decelerazione, pari a quelle di un’auto sportiva. Fu la prima nave ad attraversare l’Atlantico con le turbine associate agli idrogetti, anziché con i motori diesel associati ad eliche e questa rivoluzione ha segnato l’inizio dell’era della navigazione commerciale ad alta velocità.
Per tutte le innovazioni, design e tecnologie adattate al mondo del mare, il modello Destriero fu usato dalla U.S. Navy per la costruzione delle “Litoral Combat Ships”, imbarcazioni veloci per la sorveglianza delle coste. Per la Fincantieri Destriero ha significato un grande rilancio di immagine e tecnologia cui hanno fatto seguito commesse da tutto il mondo.Destriero, che tuttora detiene il record di velocità nella traversata atlantica, fu premiato anche con il Columbus Trophy dello Yacht Club New York, e con il Virgin Trophy, messo in palio da Richard Branson che con Virgin Atlantic aveva conquistato il record nel 1986.
Se l’impresa atlantica del 1992 “Destriero Challenge” ha ottenuto il record lo si deve certo al suo equipaggio e soprattutto a Cesare Fiorio, responsabile di Destriero Challenge, che non ha mancato di sottolineare: “Destriero ha segnato un vero spartiacque nella nautica mondiale: c’è stato un “prima” Destriero, e un “dopo” Destriero. Il fatto che dopo ben venticinque anni, nonostante i vari tentativi, il record sia ancora imbattuto rende ancora più grande l’impresa che abbiamo compiuto ed è una vera “medaglia d’oro” per tutti coloro che hanno ideato, sostenuto il progetto e partecipato al suo successo. Ho solo il desiderio che nessuno di loro dimentichi. Impossibile cancellare i ricordi dei mesi trascorsi per la messa a punto o la tensione delle due notti sull’Oceano con i motori che spingevano al massimo ed anche di più.. Volevamo un record inattaccabile, sino ad ora ci siamo riusciti.”