UN CODICE DI CONDOTTA PER IL MAR CINESE MERIDIONALE: CINA E ASEAN TROVANO UNA INTESA PRELIMINARE

PECHINO – E’ di giovedì scorso la notizia, battuta dall’agenzia Reuters, secondo cui il Governo di Pechino ed i paesi membri dell’Associazione delle Nazioni del Sud-Est Asiatico (ASEAN) hanno congiuntamente delineato un preliminare schema di Codice di condotta per il Mar cinese meridionale.

Nel corso del rassemblement presso la città cinese di Guiyang, i vari ministri degli affari esteri hanno espresso, tra luci e ombre, compiacimento per il risultato raggiunto a distanza di ben 15 anni dall’inizio dei lavori: secondo una nota del Ministero degli esteri cinese, “tutti i paesi interessati sostengono l’approvazione, entro la fine del corrente anno, del Codice di condotta al fine di allentare le molteplici tensioni in atto nella zona nonché sostenere la cooperazione in ambito marittimo. Lo schema di codice emerso dalle consultazioni finora avvenute ha recepito tutte le varie segnalazioni nonché problematiche sollevate dai vari attori”.

“La bozza preliminare del Codice di Condotta, così come dichiara il Segretario Permanente del Ministero degli Esteri di , Chee Wee Kiong, sarà sottoposta ad approvazione definitiva nel corso di un summit, previsto per il prossimo mese di agosto nelle Filippine, tra il governo cinese ed i membri dell’ASEAN”.

Quelli che sembrano toni da overture, a giudicare dalle veline ministeriali cinesi, pare non abbiano fatto colpo sul Dipartimento di Stato Americano che, per bocca del suo portavoce, Anna Richey-Allen, prova a minimizzare quanto accaduto: “dall’intesa accorsa tra la ed i paesi dell’ASEAN non è venuta fuori una bozza preliminare di Codice di condotta quanto, invece, una intesa di massima circa i contenuti del richiamato codice. Gli USA auspicano l’adozione di un Codice di condotta efficace, autorevole nonché conforme al diritto internazionale, specialmente alla Convenzione UNCLOS del 1982”.Tra i paesi dell’ASEAN, difatti, serpeggia sempre più qualche perplessità: ci si chiede quanto sincera sia la distensione di Pechino e se l’ASEAN sia in grado di circoscrivere nonché dominare eventuali coup de théâtre del governo cinese in un’area dove, annualmente, transitano oltre 5 trilioni di dollari di merci.

A latere dell’intesa di giovedì, tra l’altro, il Segretario del Dipartimento degli Affari Esteri delle Filippine, Alan Peter Cayetano, lamentava l’assenza, in seno alla bozza preliminare, di una espressa clausola che riconoscesse efficacia vincolante al Codice di condotta. Perché, soprattutto alla luce dell’arbitrato dello scorso anno tra Cina e Filippine, il diritto non può più restare carta morta.

 

Stefano Carbonara