BRUXELLES – Le correnti oceaniche sotto la lente d’ingrandimento “spaziale”: è quanto si è messa in testa, negli ultimi ventiquattro mesi, l’ESA, l’Agenzia Spaziale Europea, con il progetto denominato “Globcurrent”. Un enorme mole di dati sulle correnti marine oceaniche è così passata al setaccio di analisti, scienziati e tecnici al fine di orientare le rotte commerciali delle navi, riducendo così costi, tempi e, soprattutto, le emissioni di gas serra.
Si stima che poco meno del 90% delle merci trasportate globalmente viaggi via mare e che, migliorando anche di pochissimo l’efficienza delle medesime tratte marittime, si otterrebbero benefici economici degni di nota. Ne sono consapevoli le stesse compagnie marittime le quali, da tempo immemore oramai, studiano le correnti, cercando di prevederne l’evoluzione, per sfruttare al massimo i movimenti delle acque ma non sempre le previsioni sono molto accurate.
I dati finora prodotti dall’ESA attraverso il richiamato progetto “Globcurrent” gioveranno, e non poco, agli operatori marittimi internazionali: nello specifico, si tratta di rilevazioni riguardanti l’altezza dei mari, la temperatura, il vento nonché la forza di gravità. Per di più, i dati possono essere integrati nei sistemi per le previsioni e consentire maggiore precisione.
A tal proposito, si leggono con interesse le dichiarazioni rilasciate da Patrice Bara del colosso francese CMA CGM secondo cui “ridurre i consumi delle navi container è una sfida importante, soprattutto per tagliare le emissioni. Sulla base delle nostre esperienze sulle tratta Asia-Europa le attuali previsioni portano a un risparmio economico dello 0,4% ma, con il progetto Globcurrent, stimiamo di arrivare a un taglio dei carburanti del 1,2%”.
I risultati portati in dote da “Globcurrent” si presteranno, grazie alla loro flessibilità d’utilizzo, per lo sviluppo di servizi analoghi all’interno del programma “Copernicus”, la costellazione di satelliti sviluppata da ESA e Commissione Europea per lo studio del pianeta e lo sviluppo di nuovi servizi.
Stefano Carbonara