ITALIA LEADER NEGLI SCAMBI MARITTIMI NEL MEDITERRANEO

ROMA – “E’ il Belpaese a detenere il valore più elevato di scambi marittimi nell’area del Mar Mediterraneo, segnando il passo rispetto a nazioni quali la Germania, la Francia e la Spagna”: lo certifica uno studio estratto da “Port Indicator 2017”, notiziario semestrale frutto della sinergia tra (Associazione porti italiani) e SRM (i.e.: centro studi del gruppo Intesa-).

Dalla disamina sono venuti fuori, alla spicciolata, dati estremamente interessanti. Nella cornice europea, l’Italia mantiene saldamente la vetta degli scambi marittimi (import-export) nella c.d. area MENA (Medio Oriente, Nord Africa e Turchia, ndr.), fermandosi a poco più di 51,2 miliardi di euro, valore in leggera flessione rispetto al 2015. A seguire la Germania, con 44,7 miliardi di euro; la Francia, con 38,3 miliardi di euro; la Spagna, con 38,2 miliardi di euro; l’Olanda, con 20,6 miliardi di euro; ed infine, la Grecia, con 9,6 miliardi di euro.

Se si tiene conto, invece, della sola voce “esportazioni”, sempre nell’area MENA, l’Italia cede il gradino più alto del podio alla Germania.A riprova della strategicità dell’area MENA, basti pensare che il commercio marittimo oramai costituisce circa l’80% dell’intero interscambio commerciale tra l’Italia ed i paesi del Nord Mediterraneo. Tra questi ultimi, la Turchia si conferma il nostro principale alleato, con scambi nell’ordine degli 8,6 miliardi di euro (+ 0,7% rispetto al 2015), tallonata, sia dall’Arabia Saudita che dalla Tunisia.

Venendo poi al c.d. short sea shipping (navigazione a corto raggio ndr.) nell’area mediterranea, l’Italia ha movimentato nel 2015 circa 216 milioni di tonnellate di merce, pari al 36% del totale e con un incremento del 6% rispetto all’anno 2014. La flotta italiana dedita allo short sea shipping, prosegue lo studio, è la prima nel Mondo, con oltre 5 milioni di tonnellate di stazza lorda.

A livello europeo, invece, l’Italia fa segnare, sempre nello short sea shipping, scambi per oltre 272 milioni di merce (+ 4% rispetto al 2014), subito dietro all’Olanda. In questo caso, la comparazione comunitaria non tiene in considerazione i risultati di alcuni paesi tra cui la Gran Bretagna: quest’ultima, per esempio, registra scambi marittimi finanche più elevati della stessa Italia. Per di più, il valore degli scambi italiani è in decrescita da circa 10 anni: nel 2010 gli scambi erano pari a 310 milioni di tonnellate di merce mentre, nel 2005, ammontavano ad oltre 320 milioni.

Volgendo lo sguardo alla cornice nazionale, vi è da dire che l’intero sistema portuale italiano ha movimentato nel 2016 circa 484 milioni di tonnellate di merci (+1% rispetto al 2015) nonché 10,5 milioni di TEU: Trieste (59 milioni di tonnellate di merci) e Genova (50 milioni di tonnellate di merci) si confermano ai vertici del nostro sistema nazionale. Nello specifico, i nostri porti, secondo gli analisti di settore, movimentano prettamente rinfuse liquide e solide (254 milioni di tonnellate) e contenitori (110 milioni di tonnellate): le merci trasportate via navi Ro-Ro, invece, ammontano a 93,6 milioni di tonnellate (+3,6% rispetto al 2015).

In tutto ciò, si legge nello studio, il Mezzogiorno d’Italia “gioca ancora la parte del leone, con una quota del 46% del totale delle merci movimentate su scala nazionale e del 50% dei Ro-Ro”.Infine, la movimentazione passeggeri, tenuto conto sia del tradizionale traffico traghetti che di quello crocieristico (10,8 milioni di passeggeri), è aumentata dell’1,5% rispetto al 2015, fermandosi a quota 46 milioni.

 

Stefano Carbonara