VIENNA – Questa settimana è stata decisiva per l’intero mondo dello shipping. Sulla scena mondiale è ritornata l’OPEC a decidere del futuro delle spedizioni marittime: i membri dell’Organizzazione dei Paesi Esportatori di Petrolio (OPEC) hanno deciso di ridurre la produzione di petrolio in modo da ridurre l’eccesso di offerta sul mercato internazionale. Esperti, da subito, hanno fatto capire che tale decisione, pur importante per i prezzi del petrolio e le scorte di materie prime, potrebbe rivelarsi dannoso per il settore dei trasporti marittimi e in particolare per le navi cisterna.
Guardando ai mercati mondiali, il Baltic Dry Index (BDI) in quest’ultimo mese di novembre è salito del 50%, passando da circa 830 all’inizio di novembre a circa 1.200 punti inizio dicembre. Infatti, il BDI è un indicatore delle tariffe delle spedizioni di prodotti sfusi, alla rinfusa, per cui un ipotetico trasferimento di una nave cisterna con carico di petrolio se costava 100 ora verrà a costare 150. I tassi al noleggio sono passati dai circa 5.000 $ (al giorno per noleggiare una nave) per tutta la rotta -origine/destino- ai $ 15.000 / $ 18.000, e a cascata con tutti relativi aumenti dei costi sulla filiera di tale specifico trasporto e scompaginando le azioni di mercato delle diverse compagnie di navigazione di navi cisterna.
L’analisi degli esperti si concentra più su elementi geopolitici che non sulle variabili di mercato: le relazioni tra l’Arabia Saudita e l’Iran, che da qualche tempo faceva a gara per contendersi la leadership della regione, hanno toccato in questo periodo i livelli più bassi, facendo tornare scenari di guerra fredda. Mentre l’Iran lottava e lotta per tornare al mercato del petrolio, l’Arabia Saudita non era disposta, e non lo è oggi, a bloccare i prezzi del petrolio e potenzialmente a cedere quote di mercato a Teheran.
Un mercato quello del petrolio che oggi appare molto diverso rispetto a quello di due anni fa (anni della liberalizzazione della produzione tra Paesi OPEC e non – OPEC, Messico Russia e crollo dei prezzi del barile) e soprattutto la situazione economica dei Paesi all’interno dell’OPEC è molto cambiata, tra cui l’Arabia Saudita. Forse la manovra dell’OPEC ha il sapore di un monito verso altri produttori e utenti che il mercato della produzione e dei prezzi lo decidono loro? Anche perché saranno ancora necessarie significative forniture di petrolio OPEC per un periodo che va oltre il 2020.