CAGLIARI – Sono gli ultimi giorni in Atlantico per Italia e Gaetano Mura, che sabato o domenica doppieranno il Capo di Buona Speranza, estremità meridionale dell’Africa, ed entreranno nell’oceano Indiano, il primo dei mari del sud, tra i più affascinati e temuti dai velisti. L’Ocean Racer italiano, impegnato nel 33° giorno di navigazione per stabilire il nuovo record sul giro del mondo, da Gibilterra a Gibilterra, in solitario su un Class 40 (scafo di 12 metri).
Al passaggio del Capo di Buona Speranza mancano meno di 1.000 miglia (circa 1.800 chilometri, ndr). Gaetano e Italia hanno una situazione meteo favorevole, navigano verso Sud-Est su mure a dritta (il vento investe la barca da destra, ndr) per posizionarsi alla latitudine migliore dalla quale fare il salto definitivo verso il “southern ocean”, l’oceano del Sud. L’anticiclone di Sant’Elena che nei giorni scorsi è rimontato verso Est dalle coste argentine è ben consolidato e ha garantito un’ottima situazione meteorologica nelle ultime 48 ore. Posizionato immediatamente a Nord dell’Isola di Tristan, nelle prossime ore si sposterà ulteriormente ad Est a ridosso delle coste del Sudafrica.
Questa situazione sinottica sta facendo procedere Italia sotto la spinta di un vento di discreta intensità, tra i 15-20 nodi con direzione media 280°-290°, ma già dalle prossime ore una rotazione a destra del vento permetterà a Gaetano di strambare su mure a sinistra e quindi far rotta con un lungo bordo fino al traverso del Capo di Buona Speranza, che si stima possa doppiare tra il 3 ed il 4 Dicembre.
Alle spalle di Gaetano e Italia, sta arrivando un altro degli skipper impegnati nel Vendée Globe intorno al mondo, si tratta del francese Kito de Pavant, altro grande nome della vela oceanica francese. Gaetano spera: “Chissà che non possa incrociare la mia rotta anche con lui, dopo averlo fatto qualche giorno fa con Jean Le Cam”.
IL DIARIO DI BORDO: ALLE PORTE DELL’OCEANO INDIANO
“Le notti sono brevi, le giornate senza tempo. Apro gli occhi dalla cuccia calda e confortevole con l’animo sereno come fossi a casa e con questa idea rimango per un attimo, prima di rammentare che ci troviamo a 36 gradi di latitudine sud, alle porte dell’Oceano Indiano aprendo un varco in velocità nel buio nero della notte australe.
“Accendo il fornello per scaldare un po’ d’acqua, un gesto ripetuto migliaia di volte nella mia vita e capace ancora di farmi assaporare quel brivido di selvaggio che è da sempre la mia “droga”. La fiamma illumina d’azzurro l’ambiente circostante in un’atmosfera che non mi stanca mai e già simile al primo, appena percettibile bagliore del mattino. Preparo il mate e ringrazio il cielo che anche oggi le condizioni me lo concedano.”
“Nulla è scontato in questo momento di intimità. Italia mi fa il resoconto delle miglia percorse durante il mio riposo, ancora una volta ha vegliato su di me e gliene sono grato. Ora tocca a me, devo andare fuori per un controllo, ma indugio ancora un po’ per consumare il momento sino all’ultimo. L’aria del mattino è pungente, cosa di cui poco si preoccupano gli Albatros e gli altri uccelli che hanno continuato tutta notte a volteggiare sopra di noi, regolo un po’ le vele, spengo le luci di navigazione, faccio con gli occhi un giro rapido della coperta e rimango un po’ intontito a guardarmi intorno. Un’altra giornata di onde e di vento è cominciata per noi”.