ROMA – Ha scatenato molte polemiche fra gli ambientalisti l’accordo a metà per la riduzione delle emissioni di gas serra dal settore marittimo. L’agenzia dell’Onu per i trasporti marittimi, la International Maritime Organization (IMO), il 27 ottobre a Londra ha concordato una riduzione della percentuale massima di ossidi di zolfo (SOx) nei carburanti, dal 3,5% allo 0,5% nel 2020, ma ha rinviato al 2018 la trattativa sulle emissioni di anidride carbonica (CO2), principale gas serra.
Il rinvio sulla CO2 significa che nessun taglio entrerà in vigore prima del 2023. “Questa non può essere vista in alcun modo come una risposta appropriata alla sfida posta dall’Accordo di Parigi sul clima – ha commentato con il quotidiano britannico “Guardian” Sotiris Raptis, di Transport and Environment -. La IMO si propone di bloccare ogni azione fino al 2023″.
Per l’europarlamentare socialista Jytte Guteland, “in assenza di un’azione dell’IMO, l’Unione europea deve includere le emissioni delle navi nel suo target del 2030 per clima. Creando un fondo clima per lo shipping, l’Europa può aiutare l’industria a tagliare le emissioni in modo efficace”.
“Il settore marittimo internazionale è l’unico settore dei trasporti che non contribuisce agli obiettivi climatici europei – ha commentato l’europarlamentare verde Bas Eickhout -. Poiché l’IMO non prenderà in considerazione nessuna misura di riduzione delle emissioni per molti anni a venire, il nostro dovere è di garantire che l’Europa agisca”.