La Navigazione ed il Kamal

BRINDISI – La migliore (celeste) la dobbiamo agli Arabi che per primi scrissero i sentieri stellari, riprendendo un po’ e  perfezionando quelli degli Egiziani. Nel Corano è presente un riferimento alla navigazione astronomica: “ Ed Egli è Colui che ha creato le stelle per voi, cosicché, per mezzo di esse, voi possiate seguire la retta via nell’oscurità della terra e del mare”.

La latitudine era misurata tramite l’altezza del sole (la meridiana) o della stella polare (alfa Ursae Minoris), misurata con le dita di una mano (spanna); poi sostituita da una tecnologia low, il Kamal, antenato del sestante. Il Kamal era un rettangolo di legno al quale era attaccato uno spago, annodato in punti strategici; ogni nodo rappresentava una latitudine 10°, 20°, 30° e 40°Nord; la latitudine segnata era corrispondente a quella di un porto di arrivo per cui la “retta di latitudine” veniva usata anche come retta di atterraggio. Lo strumento era utilizzato serrando tra i denti il nodo corrispondente ed estendendo il quadrato di legno finché lo spago non era teso.

Quando il Kamal si trovava a metà tra l’orizzonte e la stella polare, ci si trovava alla latitudine di destinazione. Anche questa parte della “navigazione” necessita di un documento che memorizzi, rappresenti e restituisca dati dei corpi celesti. Il Rahamani, antenato delle effemeridi nautiche, era un documento nautico che integrava i sentieri stellari (rotte) e tavole astronomiche; conteneva una rosa dei venti con rombi e lossi verso 15 stelle sorgenti/tramontanti; in più conteneva informazioni portolaniche, come andamento delle coste, scogliere, venti e una guida sui principali porti commerciali.

Per la determinazione della longitudine si dovevano traguardare una stella al passaggio al meridiano dell’osservatore (zenit) ed un’altra al passaggio ad un meridiano noto, antenato di Greenwich. Infatti, se lo ricordiamo, la longitudine è un angolo/arco tra due meridiani, quindi un “tempo” e per poterla misurare con precisione abbiamo dovuto aspettare John Harrison con il suo cronometro.