Navigazione stimata

BRINDISI – Ha senso, oggi, parlare di stimata per una nave digitalizzata ed informatizzata al punto che il “piloto” è parte integrante del complesso sistema di navigazione e di governo del ponte di comando? La “navigazione” non è mai stata un’arte del navigar; semmai, “l’arte navale” apparteneva ed appartiene al governo della nave sia in condizioni meteo-marine standard che in quelle avverse. La “navigazione” è stata da sempre una scienza e sempre lo sarà; una scienza con il suo linguaggio, le sue declinazioni, la sua organizzazione culturale nell’affrontare il proprio problema fondamentale:il trasferimento di una nave da un porto di origine a quello di destino, alla velocità economica appropriata, in sicurezza, salvaguardando nave, persone, merci e cose nella sostenibilità dell’ – atmosferico.

Da sempre gli elementi di una navigazione stimata, nella conduzione del mezzo nautico, sono stati la rotta e la velocità; elementi osservati, rilevati e misurati dagli strumenti in dotazione alla nave stessa e rappresentati su “carta nautica”(memoria di una pianificazione viaggio) capace di riprodurre le traiettorie e di restituire i dati navigazionali al “piloto”. L’errore di stima era generato oltre che dalla tecnologia disponibile a bordo (bussola e solcometro) anche dalla capacità del navigante ad osservare con misure (rilevare) l’ambiente circostante, teatro analogico tridimensionale, in cui si svolgeva la navigazione.

Con il trascorrere del tempo navigato, l’errore di stima variava aumentandone modulo e senso, influenzando la calotta di certezza/incertezza in cui la nave doveva trovarsi. Per cui, occorreva una “navigazione rilevata” con misure da effettuare all’esterno della nave, nell’ambiente marino costiero e/o  celeste per controllare il “punto-stimato”,ottenendo così il “punto-nave”, detto dagli Anglosassoni fix per far morire il punto ottenuto tramite il processo di “dead reckoning”. Le prime navigazioni avevano un grosso limite: la direzione dei venti prevalenti stabiliva la strategia di una pianificazione del viaggio e quindi governava l’economia marittima dei territori.

Ogni rombo, losso, di una “rosa dei venti” era abbinato ad un vento stagionale. Basti pensare ai venti periodici a carattere stagionale (i monsoni) per rendersi conto di uno sviluppo economico di un paese rispetto ad un altro. Oggi, tutto questo ha subito una evoluzione/rivoluzione nel voyage-planning; grazie a sistemi ECDIS si può condurre e governare una nave su piccole traiettorie “brachistroconiche”, con waypoint sempre più satellite-fix-point. E’ ancora una navigazione stimata?

 

Abele Carruezzo